Città del Vaticano , domenica, 14. dicembre, 2025 10:40 (ACI Stampa).
Papa Leone XIV presiede questa mattina l’ultimo grande evento di questo anno Santo, la Santa Messa nella Basilica di San Pietro dedicata ai detenuti. Sono loro i protagonisti di questo ultimo Giubileo, il Giubileo dei detenuti. L’evento, al quale sono iscritti circa 6000 pellegrini, è rivolto ai detenuti, con i loro famigliari, agli operatori delle carceri, alla polizia e all’amministrazione penitenziaria. I partecipanti provengono da circa 90 Paesi, tra cui Italia, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Polonia, Germania, Indonesia, Messico, Madagascar, Brasile, Colombia, Stati Uniti, Guinea Bissau, Filippine, Taiwan, Australia.
“Mentre si avvicina la chiusura dell’Anno giubilare, dobbiamo riconoscere che, nonostante l’impegno di molti, anche nel mondo carcerario c’è ancora tanto da fare in questa direzione, e le parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltato – «ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo» (Is 35,10) – ci ricordano che Dio è Colui che riscatta, che libera, e suonano come una missione importante e impegnativa per tutti noi. Certo, il carcere è un ambiente difficile e anche i migliori propositi vi possono incontrare tanti ostacoli. Proprio per questo, però, non bisogna stancarsi, scoraggiarsi o tirarsi indietro, ma andare avanti con tenacia, coraggio e spirito di collaborazione. Sono molti, infatti, a non comprendere ancora che da ogni caduta ci si deve poter rialzare, che nessun essere umano coincide con ciò che ha fatto e che la giustizia è sempre un processo di riparazione e di riconciliazione”, dice subito il Papa nell’omelia riferendosi all’evento e alla Liturgia di oggi.
“Quando però si custodiscono, pur in condizioni difficili, la bellezza dei sentimenti, la sensibilità, l’attenzione ai bisogni degli altri, il rispetto, la capacità di misericordia e di perdono, allora dal terreno duro della sofferenza e del peccato sbocciano fiori meravigliosi e anche tra le mura delle prigioni maturano gesti, progetti e incontri unici nella loro umanità. Si tratta di un lavoro sui propri sentimenti e pensieri necessario alle persone private della libertà, ma prima ancora a chi ha il grande onere di rappresentare presso di loro e per loro la giustizia. Il Giubileo è una chiamata alla conversione e proprio così è motivo di speranza e di gioia”, continua il Pontefice nella sua omelia.
“Al Giubileo saranno presenti anche rappresentanti dalla Casa Circondariale Rebibbia Nuovo Complesso, dalla Casa Circondariale di Rebibbia femminile e dall’Istituto penale minorile di Casal del Marmo di Roma, da carceri di Brescia, Teramo, Pescara, Rieti, Varese, Forlì, dal carcere minorile San Vittore di Torino. Inoltre, arriveranno a Roma delegazioni di pellegrini organizzate dalla Pastorale penitenziaria del Portogallo, dalle diocesi spagnole di Barcellona, Siviglia, Asidonia-Jerez, Merida-Badajoz, Valencia, Cordoba, da Malta, dal Cile, e un gruppo di 500 pellegrini sarà accompagnato dall’Ispettorato Generale dei Cappellani delle carceri italiane”, hanno fatto sapere dal sito del Giubileo.
“Papa Francesco auspicava, in particolare, che si potessero concedere, per l’Anno santo, anche «forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società» (Bolla Spes non confundit, 10), e ad offrire a tutti reali opportunità di reinserimento. Confido che in molti Paesi si dia seguito al suo desiderio. Il Giubileo, come sappiamo, nella sua origine biblica era proprio un anno di grazia in cui ad ognuno, in molti modi, si offriva la possibilità di ricominciare”, aggiunge Papa Leone.



