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Caritas di Livorno. L’amore e l’esperienza di Suor Raffaella

Suor Raffaella |  | sito Caritas Livorno Suor Raffaella | | sito Caritas Livorno

La Fondazione Caritas di Livorno è un mondo fatto di opere e amore al servizio dei bisognosi. Lo si intuisce subito parlando con Suor Raffaella Spiezio, la presidente della Fondazione. Nelle sue parole ci sono la grinta e la passione necessarie per tenere in piedi una struttura che raggiunge ogni nucleo famigliare o persona in difficoltà. ACI Stampa ha intervistato Suor Raffaella:

Suor Raffaella quali sono le iniziative e i progetti della Caritas di Livorno?

Posso dire che sono 8 anni che sono qui e in questi 8 anni sono nati tantissimi progetti. Progetti e non servizi. La cosa importante che cerchiamo di fare come Caritas è dare un servizio non solo assistenziale, ma promozionale. Per avere uno sguardo sulla persona che accogliamo a 360 gradi. Ma soprattutto per contrastare la povertà e per attivare dei percorsi di autonomia. La persona deve sentirsi protagonista del proprio progetto e diventare dono per gli altri. La prima opera è stata una casa madre bambino per le donne vittime di violenza o per le donne sole gestanti, la Congregazione figlie di Sant’Anna. Un altro progetto importante riguarda la disoccupazione e la chiusura di aziende. Questo problema colpiva la famiglia. E abbiamo attivato un progetto di borse lavoro per inserimento in alcune aziende e ditte sostenute da noi per aiutare le persone ad inserirsi. Poi abbiamo creato una scuola dei mestieri. Non tanto per creare lavoro, ma per fare in modo che le persone si ripensassero all’interno del lavoro: corsi di cucina , falegnameria, corsi di internet per fare siti web, fotografia, laboratorio di cucito. Poi è nato un centro della famiglia, spesso le famiglie vengono da noi perché hanno difficoltà economiche. Utenze, affitto… con il centro della famiglia si va alla radice dei problemi: sostegno alla coppia, psicologi ai bambini. Non vogliamo sostituirci ai servizi veri, ma vogliamo fare da anello. Noi cerchiamo sempre di svolgere i valori dell’accoglienza, accompagnamento e dare speranza. Noi non risolviamo i problemi, ma accompagniamo. Io sono convinta che il bene va fatto bene. Con un approccio di amore e carità, ma anche professionale. Poi abbiamo anche una realtà abitativa. Accogliamo le famiglie che non hanno una casa, che hanno avuto uno sfratto. Appartamenti e un luogo di comunità. Stiamo costruendo il villaggio della carità che diventerà il cuore della nostra Caritas. Abbiamo anche un servizio in carcere. Per le famiglie dei detenuti. Io ci tengo che i nostri ambienti siano sobri ma belli.

Avete anche una casa per minori che si chiama come il Santo Padre….

Si, si chiama Papa Francesco. Accogliamo minori dagli 0 a 8 anni. Bambini abbandonati, bambini che hanno bisogno di una struttura temporanea. Ora siamo arrivati a 10 bambini...

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Come vi sostenete?

Noi viviamo con le donazioni, la provvidenza. Abbiamo anche un’area di osservazione povertà e risorse. E’ importante vivere in prevenzione, qui si parla troppo spesso di emergenza. Dovremo vivere di prevenzione. Affrontiamo la realtà come prevenzione.

Qual è il suo ruolo Suor Raffaella?

Io sono la direttrice della Caritas e la Presidente della Fondazione Caritas. Il mio servizio è quello di coordinare, organizzare, progettare e formare. Questo non mi permette di stare troppo a contatto diretto con le difficoltà perché devo fare in modo che tutto funzioni. Ho un altro ruolo: trovare risorse, formare, sognare….sognare qualcosa di bello per la città e per i poveri.

Suor Raffaella, qualche storia che l’ha colpita particolarmente…

La storia che abita particolarmente il mio cuore è la storia di violenza di una donna che ha subito violenza dal suo ex marito. Sono preoccupata per lei e i suoi figli. L’altra storia è di una donna alcolizzata, per 20 anni ha bevuto in mezzo alla strada..abbiamo scommesso su di lei. L’abbiamo accolta, le abbiamo fatto conoscere la figlia e per lei l’abbiamo convertita. Ha cominciato a prendersi cura di se stessa, della stanza in cui viveva e adesso a breve avrà una casa e le abbiamo attivato una borsa lavoro. Siamo portatori di speranza ma abbiamo bisogno anche noi di speranza.

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Cosa possiamo fare noi tutti per contribuire al lavoro delle Caritas delle diocesi italiane?

Caritas ha 40 operatori e 500 volontari. L’ottica gestionale che ho dato è questa: l’operatore è il perno e attorno girano i volontari. L’operatore dà la continuità e la professionalità al servizio. Ma senza volontari sarebbe difficile. Quindi farsi dono attraverso la propria vita è importante. Spesso e volentieri la Caritas è il luogo dei pensionati. Invece qui ci sono tantissimi giovani. Non credo di avere io tutto il merito, è solo insieme che si può costruire la civiltà dell’amore. Attraverso le donazioni, non solo in denaro, ma anche facendosi portavoce di quello che è l’attenzione alla persona di chi è in difficoltà. Siamo troppo concentrati su noi stessi. Accorgersi dell’altro diventa risanante della propria vita. Aver la consapevolezza delle proprie povertà per aiutare l’altro.