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Papa Francesco, e il suo messaggio alla Ginevra internazionale che non ha visto

Papa Francesco e l'arcivescovo Jurkovic | Papa Francesco con l'arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede a Ginevra presso l'ONU e altre organizzazioni internazionali | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco e l'arcivescovo Jurkovic | Papa Francesco con l'arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede a Ginevra presso l'ONU e altre organizzazioni internazionali | Vatican Media / ACI Group

Non c’è solo la Ginevra dell’ecumenismo, ma anche la Ginevra internazionale, quella fatta delle grandi organizzazioni che hanno sede nella città svizzera e cui la Santa Sede partecipa apertamente. Ma in questa Ginevra internazionale rientra pure il Consiglio Ecumenico delle Chiese, e dunque in qualche modo il viaggio di Papa Francesco si rivolgeva nche alle grandi organizzazioni. Ne parla con ACI Stampa l’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali a Ginevra.

Nonostante Papa Francesco non abbia visitato le grandi organizzazioni internazionali durante la sua visita a Ginevra, è indubbio che la sua presenza in città parli anche alla comunità internazionale. Quale è il messaggio che Papa Francesco dà a questa comunità? 

A Ginevra esiste il concetto di "Ginevra Internazionale" che comprende tutta l'attività internazionale sia sociale, politica e finanziari e non si limita solo alla Organizzazione delle Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate. Anche il Consiglio Mondiale delle Chiese fa da ormai 70 anni parte di questa dinamica pur non essendo tecnicamente un'organizzazione internazionale ma una fondazione di diritto svizzero. Pertanto la visita del Santo Padre è stata percepita da tutti, in modo speciale perché tocca la sensibilità di appartenenza religiosa che per molte persone rimane di notevole importanza. Diversi ambasciatori dei Paesi dell'Europa del Nord hanno espresso particolare apprezzamento dinanzi a questa iniziativa del Pontefice.

Si è, poi, creduto opportuno di concludere il pellegrinaggio papale con la celebrazione della Santa Messa al complesso di esposizioni di Ginevra, che ha avuto una bellissima affluenza di fedeli. Da parte del Corpo Diplomatico e delle Organizzazioni Internazionali abbiamo raccolto più di 5500 richieste di biglietti, numero così grande che ci ha visti costretti a non poter venire incontro a tutte le richieste.

Cosa ha portato il Papa a Ginevra?

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Il Papa ha portato a Ginevra la conferma del suo impegno per la Pace, per la difesa della dignità dell'uomo, l'impegno personale per il destino di tanti profughi e migranti nel mondo, per le questioni dell'ambiente e di tanti altri argomenti che riguardano l'attività della comunità internazionale. Ovviamente, per tutti i cattolici e anche fedeli di altre confessioni, egli è principalmente il portatore coraggioso del Vangelo nel mondo di oggi.

Il dialogo ecumenico ha caratterizzato questo viaggio. In che modo il dialogo ecumenico è strumento di pace nel concerto delle nazioni? Quali sono le iniziative che la missione "lavora" insieme con i responsabili delle altre confessioni cristiane?

Questo viaggio è stato ufficialmente caratterizzato come un "pellegrinaggio", vale a dire, limitato solo al campo ecumenico e spirituale. Ma trattandosi di un evento di grande visibilità pubblica, è ovvio che ha un’incidenza non solo alle organizzazioni internazionali ma anche a tutta la vita della città di Ginevra. Vorrei, inoltre, anche aggiungere che è la impressione di molti che l’¨argomento religioso¨ continua a guadagnare la sua rilevanza all’interno delle organizzazioni internazionali. Ciò sembra essere dovuto a vari fenomeni nella società odierna che rivelano l’importanza della religione nella società. In modo particolare ha contribuito a ciò il risveglio del mondo islamico che continua a penetrare con le migrazioni anche ambienti che sono stati per qualche periodo apparentemente “religiosamente indifferenti”. Questa riflessione mi viene ripetuta da molti colleghi del corpo diplomatico. Anche un importante esponente del Consiglio Mondiale delle Chiese mi ha confidato che ancora una decina d’anni fa, le organizzazioni internazionali quasi ignoravano la loro presenza a Ginevra, mentre nell’ultimo periodo il rapporto è diventato molto più dinamico e regolare.

A Ginevra si tengono anche alcuni dei negoziati del Global Compact sui migranti. Quali sono state le priorità della Santa Sede in questi negoziati? E in che modo la missione ha lavorato fianco a fianco con la missione di New York?

Una piccola precisazione. A Ginevra si sono svolte lo scorso anno numerose "consultazioni" sul Global Compact sui Migranti, ma dal febbraio 2018 le "negoziazioni" stanno avvenendo a New York. Tuttavia, essendo Ginevra la sede dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, così come dell'Alto Commissariato per i Rifugiati, è inevitabile che qui vi siano continui scambi e interazioni tra gli Stati e la società civile.

A Ginevra stanno, invece, avendo luogo le "consultazioni formali" per il Global Compact sui Rifugiati, nei quali la Santa Sede è anche molto attiva.

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Ad ogni modo, le priorità della Santa Sede, in entrambi i processi, sono ispirate dalla centralità delle persone, riaffermando l'inviolabilità della dignità umana e dei diritti fondamentali di ciascuno, indipendentemente dallo status migratorio. Il Santo Padre ha ben delineato l'azione della Santa Sede con i noti quattro verbi volti all'azione: “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”, i quali sono poi stati "tradotti" nei cosiddetti "Venti Punti" elaborati dalla Sezione Migranti e Rifugiati.

Considerando che i due Compact presentano molte similitudini e interazioni, è inevitabile che i contatti con la Missione della Santa Sede a New York, si siano intensificati, sempre coordinati dalla Segreteria di Stato, in modo da raggiungere l'obiettivo di porre l'attenzione e la protezione sulla persona umana nella maniera più efficace possibile.

Tra le varie organizzazioni internazionali a Ginevra, c'è anche l'ILO, cui la Santa Sede partecipa da sempre. Il prossimo anno l'ILO compirà 100 anni. C'è la possibilità che Papa Francesco torni per celebrare questo centenario? 

La Santa Sede ha sempre seguito con particolare interesse l’Organizzazione Internazionale di Lavoro che è nata nei tempi dei grandi cambiamenti sociali e economici dell’inizio del secolo scorso. La Chiesa cattolica ha seguito il modo di lavoro con enorme attenzione promovendo la sensibilizzazione di tutti non solo per la giustizia e equità economica ma, soprattutto, per la condizione dei lavoratori e per la promozione della loro dignità umana. Per il 50º dell’ILO venne Papa Paolo VI e l’evento ebbe una straordinaria attenzione del mondo delle organizzazioni internazionali. Ovviamente, molti sperano che per il centenario potrebbe ripetersi un simile visita, in modo speciale perché, a quanto si prevede, la questione del futuro del lavoro sarà probabilmente tra le più importanti per un nuovo ordine sociale che si creerà nel prossimo futuro. Tutti conosciamo quanto sensibile sia Papa Francesco a questa problematica, in modo speciale per quanto riguarda l’impiego dei giovani, tanto necessario per il loro sviluppo personale e il loro inserimento nella società. Tutto ciò ci aiuta a nutrire qualche speranza che gli impegni del Santo Padre permetteranno di prendere in esame anche questa eventualità.

Quali sono le priorità della Santa Sede nel consesso internazionale? Quale è il messaggio che la Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali vuole lanciare e quali sono i temi e i criteri su cui basate il vostro lavoro? 

 

L'aspirazione dell'uomo verso la libertà e la bellezza, l'espressione dei sentimenti religiosi, l'affermazione della sua identità culturale, divengono energia insopprimibile. La visione della persona umana proposta e sostenuta dalla diplomazia pontificia attraverso la sua attività presso le Nazioni Unite è quella della sua nobiltà come immagine di Dio da cui viene e a cui tende. Scriveva già Giovanni XXIII in Mater et Magistra " ... i singoli esseri umani sono e devono essere il fondamento, il fine e i soggetti di tutte le istituzioni in cui si esprime e si attua la vita sociale." (Cfr. N.4) In un contesto mondiale dove la persona sembra ricevere sempre minore attenzione perché subordinata a sistemi ideologici ed economici che la sottomettono e la sfruttano, diventa imprescindibile riaffermare con forza che la sua dignità deve rimanere intatta. È questa nozione di dignità della persona che dà contezza alle diverse categorie di diritti umani ed è il fondamento su cui si muove l’attività all’interno del Consiglio dei diritti dell’uomo.

Ci sono dei risvolti pratici?

Essendo inoltre Ginevra la sede dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e della Conferenza delle Nazioni Unite su Commercio e Sviluppo l’azione diplomatica si concentra sulle crescenti diseguaglianze economiche e la necessità di superare le asimmetrie commerciali. Con l'affermazione della dignità della persona umana e l'impegno per la pace, l'attività diplomatica della Santa Sede amplia il suo campo di azione a una nuova proiezione internazionale: Essa non si concentra tanto sulla protezione dei propri diritti, quanto sulle esigenze della società degli uomini e di tutte le persone. Proprio di recente, abbiamo avuto la bella opportunità di presentare il documento Oeconomicae et Pecuniariae quaestiones, nato da una collaborazione della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. È stato lo stesso Cardinale Turkson, che, il 6 giungo scorso, ha avuto modo di prendere parte al Consiglio sul Commercio e lo Sviluppo dell’UNCTAD e presentare il pensiero della Chiesa su alcuni aspetti etici della globalizzazione.

Quale è il pensiero della Santa Sede sulla globalizzazione?
Troppo spesso il dibattito pubblico sulla globalizzazione si divide in una miriade di interessi particolari e posizioni ideologiche. Invece dobbiamo ricordare la dimensione sociale della globalizzazione, basata su valori universalmente condivisi, sul rispetto per i diritti umani e la dignità della persona. Di globalizzazione si discute spesso a livello di macro-economia, mentre poca attenzione è rivolta ai problemi della vita quotidiana e lavorativa della gente. “Senza un’adeguata visione dell'uomo e senza un inquadramento etico la realtà della globalizzazione non è puntualmente conosciuta”. Quando parliamo di globalizzazione non parliamo di un fenomeno naturale incontrollabile, piuttosto di un fenomeno umano, legato all’esercizio della libertà e della responsabilità di ciascuno. Per gestirne le sfide è imprescindibile far riferimento a un codice etico comune, un codice basato sull’umanità comune a tutte le persone.

Quale è l’annuncio della Chiesa?

La Chiesa annuncia che tutti gli uomini sono chiamati da Dio a formare una sola famiglia nella quale la solidarietà regga le relazioni tra le persone. Come conseguenza, le comunità politiche sono chiamate al servizio del bene comune.

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In questo contesto è essenziale che la globalizzazione non perda di vista la questione del lavoro umano e della sua dignità. La possibilità di lavoro trasforma il povero da “problema” di cui occorrerebbe prendersi carico a “risorsa”, che è attivamente capace di farsi carico dei bisogni propri e della comunità in cui vive.
La chiamata alla solidarietà, che viene fatta dalla Santa Sede a tutti i livelli, non è solo un vago sentimentalismo, ma rappresenta una politica di condivisione della responsabilità e un criterio d'azione per coordinare le risorse in vista del bene comune.

Perché è importante la presenza della Santa Sede nelle organizzazioni internazionali? 

A questa domanda è stata già data risposta in molte maniere. Vorrei aggiungere forse solo un aspetto: la dinamica delle organizzazioni internazionali deve nutrirsi di un autentico entusiasmo, basato su valori di fondo, compresi quelli culturali e religiosi. Talvolta, la promozione esclusiva e la difesa dominante degli interessi nazionali nelle relazioni multilaterali si mostra certamente inadeguata e, in gran parte, anche causa della crisi che attraversa questo mondo. La partecipazione delle Organizzazioni non governative ai lavori dei vari Organi internazionali, è cresciuta molto negli ultimi decenni. Alcune ONG sono anche apertamente ispirate da valori religiosi.

Quello che però è specifico all’attività della Diplomazia della Santa Sede è il fatto che si tratta di una presenza che riflette la storico ruolo che i Papi hanno assicurato nel concerto delle Nazioni a servizio della Chiesa e del Mondo.