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Santa Teresa de Los Andes: il cuore a Dio

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 Vivere appena venti anni sembra un traguardo troppo breve per un uomo, e certamente è vero. Però in questo breve arco esistenziale si è consumata la vita di una giovane mistica carmelitana:Teresa de Los Andes.

Questa giovanissima religiosa cilena è vissuta, appunto, venti anni (1900-1920) di cui solamente undici mesi trascorsi nel Carmelo di Los Andes. Ma l'amore non si misura con il metro del sarto, nè è possibile contare gli attimi per dare spessore ad una vita, in quanto questa ne è piena dal suo primo apparire.

Juana Fernandez Solar (questo il nome prima di mutarlo, secondo la Regola carmelitana) nasce il 13 luglio 1900, in una agiata famiglia della nobiltà cilena. Fa i suoi studi ed è una ragazza ammirabile. E' allegra, sorridente e particolarmente legata ai suoi parenti. Ama stare in compagnia, ma molto di più il Signore. E' una giovane molto equilibrata e che ha compreso che per essere felice dev'essere santa. E così farà. La santità per lei non è solo paradigma bensì metà e sforzo costante per spingersi ad amare Dio ed a cercarne la volontà. Ha compreso che Dio è gioia infinità - sono sue parole - ed a questo non vuole mancare.

Oltre alla assiduità nella preghiera, vede nei poveri e nei sofferenti, il volto del Cristo. Si prodiga in mille modi per alleviare quelle ferite. E' un angelo della Carità, ma di più un raggio del sole di Dio che illumina, con il suo calore, la terra. Appena conosce qualcuno in difficoltà, arriva e fa quel che può per risolvere il problema. Non si cura mai di lei, ma solo di chi ha davanti perché nei suoi occhi vi legge l'amore di Dio. E questo non si dimentica facilmente.

Affascinata dagli scritti di Santa Teresa di Avila, di cui ne assumerà il nome, e di Elisabetta della Trinità, entrerà nel Carmelo. E' il 7 maggio 1919.

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Questa famiglia religiosa, nasce dall'esperienza religiosa del profeta Elia sul monte Carmelo. Lo scopo principale è imitare la Vergine in un'esistenza di preghiera e di silenzio, ma anche di molte attività in favore del prossimo.

Nei pochi mesi che gli rimarranno da vivere fa l'esperienza, con fervore ed amore, della stretta Regola carmelitana. Trascorre molte ore in orazione e clausura, tanto da sentire la presenza di Cristo, costantemente, con lei. Chi ha vissuto con lei la ricorda come una religiosa molto devota e sempre pronta ai servizi più semplici. Nulla la spaventava. Aveva appreso da Santa Teresa di Avila, il suo “nada te turbe”. E questo lo aveva stampato nel suo cuore oltre che nei suoi pensieri.

In questa intensa vita religiosa vive la notte oscura e diverse aridità spirituali. Questi fenomeni mistici sono una tipica esperienza nella vita dello spirito presente in molti contemplativi. In tale stato, le anime rivivono gli stessi sentimenti che furono di Cristo, nell'agonia della sua santa Passione fino alla morte in croce, per redimere l'umanità. Questi sono stati ampiamente descritti nei loro scritti, da vari santi tra cui Giovanni della Croce e Teresa di Avila, che vissero le medesime esperienze spirituali.

In questa sofferenza, Teresa di Los Andes, ha navigato a vista con la certezza di avere Dio nel cuore e nella mente. Tale prova dimostra non solo il suo straordinario amore per il Cristo, ma la risposta di questa giovane, al Calvario, tanto che scriverà pensando al Nazareno: “mi unisco al tuo abbandono sul Calvario”.

Colpita da febbre tifoidea, il venerdì santo 2 aprile 1920, dieci giorni dopo è rapita al mondo e condotta al cospetto di Colui che, nella sua breve ma intensa, esistenza ha tanto amato. Canonizzata da Giovanni Paolo II nel 1993.