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Gerusalemme e Roma. Nasce la Casa Mater Misericordiae per seminaristi e sacerdoti

Casa Mater Misericordiae |  | TerraSanta.net Casa Mater Misericordiae | | TerraSanta.net

Il legame tra Roma e Gerusalemme sarà sempre più forte. Questo anche grazie al nuovo progetto della “Casa Mater Misericordiae” gestito da don Filippo Morlacchi. L’idea è della diocesi di Roma. Una casa che diventerà un centro di fraternità e riflessione per seminaristi, sacerdoti e singoli fedeli.

“In realtà – spiega don Morlacchi a Terrasanta.net – si tratta di un’idea maturata nel tempo, almeno dieci anni fa, con altri sacerdoti di Roma. Ci sembrava anomala la situazione per cui a Gerusalemme non esistesse una struttura della diocesi di Roma in quanto tale. Eppure, il legame tra la Chiesa madre di Gerusalemme e la Chiesa di Roma non è come gli altri, ma è strutturale. Direi, quasi viscerale”.

“La casa che ci ospiterà – sottolinea ancora Don Filippo - era stata fondata principalmente per accogliere i sacerdoti anziani del Patriarcato latino di Gerusalemme. Per diversi motivi questa funzione si è progressivamente ridotta e la struttura si è aperta all'accoglienza di sacerdoti, studenti e piccoli gruppi. Le quattro consacrate che la gestiscono si sono dimostrate molto interessate a ridare nuova linfa a questa casa e io vado, in una prima fase, come ospite di quella comunità, affiancando la loro presenza e il loro servizio. L’idea è di farla pian piano crescere, garantendo la presenza di ospiti e gruppi a ritmi sempre più sostenuti. Le finalità potrebbero essere molte: una prima idea è quella di far trascorrere qui un periodo di riflessione e di ritiro ai seminaristi prima della loro ordinazione sacerdotale”.

Grazie a un legame che svilupperemo con il seminario – continua ancora il responsabile del progetto - tutti i futuri sacerdoti di Roma conosceranno Gerusalemme e i luoghi santi e sentiranno la Terra Santa non come una realtà lontana. Un’altra idea è di ospitare corsi per la formazione permanente del clero. Inoltre, si potrebbero organizzare attività per i diaconi permanenti e settimane di studio biblico-archeologico per i docenti di religione. Pensiamo poi a corsi di accompagnamento e discernimento vocazionale per i giovani e i gruppi parrocchiali. L’idea, insomma, sarebbe quella di evitare l’arrivo di gruppi standard di pellegrini, diciamo così casuali, che hanno già tante offerte e occasioni anche belle per la loro riflessione”.

 

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