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A Rieti inizia il ministero del più giovane vescovo d'Italia

E’ il vescovo residenziale più giovane in Italia – è nato il 1° giugno 1977 a Bitonto – Monsignor Vito Piccinonna, nuovo pastore della Diocesi di Rieti, ordinato il 21 gennaio scorso

Monsignor Vito Piccinonna, Vescovo di Rieti |  | Diocesi di Rieti Monsignor Vito Piccinonna, Vescovo di Rieti | | Diocesi di Rieti

E’ il vescovo residenziale più giovane in Italia – è nato il 1° giugno 1977 a Bitonto – Monsignor Vito Piccinonna, nuovo pastore della Diocesi di Rieti, ordinato il 21 gennaio scorso.

Prima della sua nomina a successore di Monsignor Domenico Pompili, nominato a sua volta Vescovo di Verona, Monsignor Piccinonna aveva ricoperto l’incarico di parroco-rettore della parrocchia-santuario dei Santi Cosma e Damiano a Bitonto, ma soprattutto Direttore della Caritas diocesana e Vicario episcopale per la cura e la povertà del territorio. Incarichi che lo hanno messo a contatto con i poveri, un elemento sul  quale il Papa  ha sempre raccomandato la massima attenzione ai sacerdoti e ai vescovi.

Nel suo primo discorso alla diocesi, dopo l’ordinazione conferita da Monsignor Giuseppe Satriano, Arcivescovo di Bari-Bitonto, insieme al Vescovo di Verona Monsignor Domenico Pompili e all’Arcivescovo di Napoli, Monsignor Domenico Battaglia, il nuovo Vescovo di Rieti si è presentato come un “pellegrino”.  “I vent’anni di ministero presbiterale – ha raccontato Monsignor Piccinonna - mi hanno dato la chiara consapevolezza di essere inserito in una Chiesa-Corpo vivo del Signore, presente e operante nella Parola, nella Celebrazione e nella vita. È la stessa presenza reale che viene a cercarci e ci rende tutti ministri, servi, sentinelle di un popolo al quale, pur avendo legato il cuore nel tempo in cui ci è chiesto di servirlo, sappiamo non essere mai “nostro” ma solo e unicamente di Dio”.

Grazie al Dio della vita  - ha aggiunto - per la presenza dei poveri nella mia vita. So per davvero di aver ricevuto molto più di quanto ho pensato di dare loro. Da loro è arrivato a me uno dei più grandi doni: mi hanno restituito spesso alla verità di me stesso, riconsegnandomi le mie personali povertà, mi hanno insegnato a saper gioire di ciò che sono e di ciò che ho, chiamandomi ad una maggiore condivisione; mi hanno spesso rallegrato il cuore facendomi anche avvertire la chiamata di Dio a svuotarmi di me e a far abitare sempre di più Dio e tutti i suoi figli, con uno sguardo preferenziale per chi resta sempre indietro, per chi è tagliato fuori, relegato ai margini, per i lontani e gli allontanati dai nostri circuiti sociali e talvolta ecclesiali”.

Non sono mancati i ringraziamenti: al Papa, all’Arcivescovo Satriano, all’Arcivescovo Battaglia definito “fratello”, e l’atto di affidamento: “assieme ai Santi patroni permettetemi di affidare questi miei inizi al venerabile don Tonino Bello, Vescovo e profeta della mia terra. Sostenga il mio ministero e la nostra comune sequela dietro a Cristo”.

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