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Abu Dhabi, un anno dopo: un codice etico per i comunicatori

Tra le iniziative del Comitato di implementazione del documento di Abu Dhabi, il codice etico per i comunicatori alla luce della fraternità umana

Abu Dhabi | Un momento dell'incontro per comunicatori ad Abu Dhabi ad un anno dalla firma della Dichiarazione per la Fraternità Umana | Vatican News Abu Dhabi | Un momento dell'incontro per comunicatori ad Abu Dhabi ad un anno dalla firma della Dichiarazione per la Fraternità Umana | Vatican News

Un codice etico per i comunicatori, alla luce del documento sulla Fraternità Umana firmato ad Abu Dhabi da Papa Francesco e il Grande Imam di al Azhar Ahmed al Tayyb: lo ha lanciato ad Abu Dhabi il comitato per l’implementazione della dichiarazione nel corso del Congresso “Media arabi per la fraternità umana”.

Il congresso è stato promosso dal governo degli Emirati Arabi Uniti, che dopo aver stabilito l’anno della tolleranza ed aver ospitato il lancio del documento della fraternità umana ora si candidano ad essere in prima linea nella creazione di una nuova narrativa mediatica, più tollerante e rispettosa di tutte le religioni.

Anche per questo, ha partecipato ai lavori anche Paolo Ruffini, prefetto del dicastero vaticano della Comunicazione, il quale ha rilanciato la necessità “di rinnovare un impegno e una promessa reciproca” ad essere “strumenti di pace, anche nel modo di comunicare”.

Per Ruffini, la comunicazione ha un ruolo centrale nel “costruire la fratellanza universale”, ma può anche essere “la via per continuare ad alimentare gli equivoci, i risentimenti, le inimicizie, che hanno sin qui purtroppo aggrovigliato il nostro presente e il nostro futuro”.

L’assunzione di responsabilità, ha sottolineato il Prefetto, viene dallo stesso documento di Abu Dhabi. Ruffini sottolinea che “ci sono migliaia di storie di bene che hanno bisogno di essere raccontate”, come quelle riguardanti “la difesa della libertà di culto e della libertà religiosa; la difesa del concetto di cittadinanza come eguaglianza di doveri e diritti, dell’uomo e della donna, degli adulti e dei bambini, degli anziani”.

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È stato proprio a partire dal documento sulla Fraternità Umana che il giudice Mohamed Abdel Salam, ex consigliere del Grande Imam, e Yoannis Lahzi Gaid, segretario particolare di Papa Francesco, entrambi membri del comitato superiore per l’implementazione del documento, hanno presentato il codice etico per la Fraternità Umana.

Secondo monisgnor Gaid, si può parlare di “un prima e un dopo un documento”, mentre il sultano al Remeithi, segretario generale del Consiglio degli Anziani Musulmani, ha presentato il codice etico.

Tra i principi, quello che “è importante preservare la libertà di espressione come diritto umano”, mentre si chiede ai professionisti dei media di “promuovere il valore dell'amicizia e della reciproca convivenza; respingere ogni tipo di espressione di odio, specialmente per quanto riguarda la religione; respingere tutte le espressioni che dividono l'umanità; mettere in evidenza come i civili innocenti siano colpiti dalla guerra e dalla violenza”.

Si legge ancora nel documento che “a sostegno della sacralità della vita umana, i professionisti dei media non facciano nulla per promuovere atti di guerra e di violenza contro l'umanità, compresi i discorsi che giustificano lo spargimento di sangue o che favoriscono i conflitti”.

Si chiede anche di “evitare l’uso di stereotipi”, essere “solidali con i migranti” sostenendo il loro diritto ad una vita dignitosa”, “promuovere e proteggere la famiglia”, incoraggiare “contenuti che contengono valori umani”, ma anche “la promozione dei diritti delle donne come diritti umani”.

Il codice etico chiede anche che “i media rispettino i diritti dell’infanzia e aiutino nella lotta contro il traffico di bambini”. Infine, c’è l’impegno a formare professionisti nei media “per adottare questi principi nel loro lavoro”.

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