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Benedetto XV, le canonizzazioni del 1920

Papa Benedetto XV procedeva tra il 13 e il 16 maggio 1920 a canonizzare Gabriele dell’Addolorata, Margherita Maria Alacoque e Giovanna d’Arco.

L'esecuzione di Giovanna d'Arco |  | pubblico dominio L'esecuzione di Giovanna d'Arco | | pubblico dominio

Tra il 13 ed il 16 maggio 1920 Papa Benedetto XV procedeva alla canonizzazione di tre Beati: Gabriele dell’Addolorata, Margherita Maria Alacoque e Giovanna d’Arco.

I primi due sono stati canonizzati il 13 maggio, la terza il 16.

Gabriele dell’Addolorata, giovane mistico appartenuto alla Congregazione della Passione del Signore, era nato in Umbria nel 1838 morendo nel 1862 ad Isola del Gran Sasso d’Italia. Era stato beatificato il 31 maggio 1908 da Papa Pio X.  

Margherita Maria Alacoque, mistica francese dell’Ordine della Visitazione, era nata nel 1647, morendo nel 1690. Venne beatificata da Papa Pio IX nel 1864.

Giovanna d’Arco, personaggio di spicco della Guerra dei Cento Anni, venne arsa viva come eretica nel 1431. Una indagine post mortem annullò la sentenza facendo cadere l’accusa di eresia. Fu beatificata nel 1909 da Papa Pio X.

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Alla Pulzella d’Orleans, Benedetto XV dedicò la Bolla Divina Disponente che ne decretava la canonizzazione.

Nel testo il Papa condanna il processo a cui la Santa venne sottoposta.

"Giovanna nelle sue risposte - scriveva il Pontefice - dichiarava più e più volte di volersi sottomettere in tutto al giudizio della Chiesa Cattolica Romana, ma i giudici le insinuavano che doveva sottomettersi a loro stessi, in quanto rappresentanti della Chiesa. Interrogata se voleva sottomettersi al Signor Papa, rispose di sì, ma non voleva sottomettersi ai giudici lì presenti, perché erano suoi nemici mortali. Questa risposta, che gli stessi giudici avevano prevista, fu il fondamento dell’accusa, in quanto le fu attribuito il falso significato che Giovanna non volesse sottomettersi alla Chiesa".

Giovanna – sottolineava ancora il Papa - "comprese chiaramente che la morte le era data a causa della sua missione e, raccomandandosi con tutte le forze non soltanto alla santissima Vergine Maria fino all’ultimo momento della sua vita dichiarò di aver fatto tutto per volontà di Dio. Pregò il confessore di sollevare la croce del Signore, perché potesse vederla; cosa che egli fece; e Giovanna, abbracciandola mentre versava gran copia di lacrime, con gran devozione la baciava finché, invocando di continuo fra le fiamme il santissimo nome di Gesù, rese l’anima".

"La santa morte della Pulzella – concludeva Benedetto XV - suscitò l’ammirazione di tutti a tal punto che anche i suoi nemici ne rimasero molto spaventati, e lo stesso carnefice dichiarò che Giovanna era stata condannata a morte iniquamente e che temeva molto per sé, perché aveva bruciato una donna santa".