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Benedetto XVI e l'Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e la famiglia

Ecco perché il Papa emerito ha ricevuto il professor Melina

Juan- José Perez Soba |  | pd Juan- José Perez Soba | | pd

Joseph Ratzinger ha sempre seguito da vicino il lavoro di monsignor Melina nella cattedra di Teologia morale fondamentale. In una lettera del 30 giugno 1998, l'allora cardinale Ratzinger era lieto che la "Area di ricerca sulla teologia morale fondamentale" fosse costituita accanto a questa Cattedra.

Ratzinger ha valutato molto positivamente il programma dell'Area, "che contiene alcune tesi e questioni concernenti l’impostazione fondamentale della Teologia Morale ed intende promuovere una riflessione seria circa le linee di rinnovamento di questa disciplina nella luce dell’Enciclica Veritatis Splendor”.  E conclude augurando che “l’iniziativa, tanto importante ed opportuna, trovi un’ampia eco tra i moralisti e possa contribuire a far conoscere ed approfondire scientificamente l’insegnamento della suddetta enciclica”.

Più tardi, nel gennaio 2003, Ratzinger scrive a mons. Fisichella, allora presidente dell'Istituto Giovanni Paolo II, e accetta di partecipare a un congresso per il decimo anniversario della Veritatis Splendor, organizzato dalla stessa Area di ricerca in teologia morale fondamentale. Lì dice: “Colgo l’occasione per esprimerLe il mio compiacimento e la mia gratitudine per il lavoro che ormai da qualche anno sta svolgendo l’Area di ricerca in teologia morale fondamentale, che opera presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia. Ho avuto modo di seguire le pubblicazioni già realizzate dal Direttore, il Prof. Livio Melina. Anche a Lui ho comunicato l’importanza che un tale lavoro riveste, come accompagnamento e sviluppo delle linee del Magistero in un ambito così decisivo per la vita della Chiesa”.

In quella occasione, il cardinale Ratzinger tenne una conferenza, che venne poi pubblicata, spiegando il rinnovamento della teologia morale dopo il Concilio Vaticano II. Secondo Ratzinger, l'Enciclica è scritta per sviluppare il pieno potenziale della visione morale del Vaticano II, in particolare Gaudium et Spes.

Veritatis Splendor contiene una morale "non concepita come una serie di precetti", ma come "il risultato di un incontro che sa anche come creare le azioni corrispondenti". Il Cardinale concludeva riferendosi all'esperienza del martirio, seguendo la morte per amore del Crocefisso, dove si vede che “l'affermazione di comandamenti assoluti, che prescrivono ciò che è intrinsece malum (intrinsecamente cattivo), non significa sottomettersi alla schiavitù di nessuna proibizione, ma aprirsi al grande valore della vita che è illuminata al vero bene, questo è per l'amore di Dio stesso ".

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Alla luce di questa importanza che Ratzinger ha dato alla morale fondamentale nell'Istituto, la soppressione della cattedra della morale fondamentale e il licenziamento di Livio Melina assumono nuova luce. Questo movimento ora appare come una ricerca per cambiare il paradigma morale. Si vuole scartare la morale oggettiva, che afferma la verità sul bene a cui l'uomo è chiamato, seguendo Veritatis Splendor. E si pretende aprire un processo di revisione di tutta la morale sessuale dal punto di vista del soggettivismo, a partire da Humanae Vitae.

Papa Benedetto XVI, Ratzinger ha inviato una lettera a monsignor Melina proprio nel 40 ° anniversario di Humanae Vitae, per riaffermare l'insegnamento dell'Enciclica. Nel testo  mette in relazione l'insegnamento di Paolo VI con il dono totale di sé che gli sposi fanno tra loro. Solo un amore fecondo e aperto alla trasmissione della vita è un amore totale, in cui gli sposi si danno l'un l'altro il dono di poter essere padri o madri.

Inoltre, mentre monsignor Melina era presidente, Benedetto XVI ha ricevuto diverse volte in udienza  l'Istituto.

La prima di queste nel XXV anniversario della fondazione. Nel suo discorso, il Papa sottolinea due aspetti chiave della missione dell'Istituto: primo, insegnare come il matrimonio e la famiglia appartengano al nucleo della verità sull'uomo e sul suo destino; e, secondo, mostrare che la rivelazione di Cristo assume e illumina la profondità dell'esperienza umana. L'enorme numero di famiglie che, avendo studiato all'Istituto, e ha partecipato all’udienza è stato un segno di grande fecondità pastorale dell'insegnamento di Giovanni Paolo II.

Una seconda udienza è molto significativa, quando il Papa riceve l'Istituto il 5 aprile 2008, per il congresso dal titolo "Olio nelle ferite" dedicato alle persone segnate dall'esperienza del divorzio e dell’ aborto.

È dimostrato così  che l'idea di un Istituto Giovanni Paolo II interessato solo a una dottrina rigida e insensibile ai problemi specifici delle famiglie è falsa. Il Papa elogia l'immagine del Buon Samaritano usato nel congresso per illuminare il dolore di molti uomini oggi feriti e nudi ai margini della strada. Benedetto invita l'Istituto a continuare ad approfondire la sua missione di portare la misericordia di Gesù agli uomini, insegnando loro le vie del vero amore.

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Infine, il discorso del XXX anniversario (13 maggio 2011) è stato dedicato da Benedetto alla teologia del corpo, che l'Istituto ha ricevuto da Giovanni Paolo II come eredità vivente da proteggere e promuovere. Benedetto ha parlato della famiglia come il luogo in cui si incontrano la teologia del corpo e la teologia dell'amore.