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Bielorussia, l'iconica Chiesa Rossa, cuore delle proteste, chiusa dopo un incendio

Le informazioni ufficiali hanno cercato in ogni modo di evitare un conflitto. Tuttavia, la chiusura della cosiddetta “chiesa rossa” di Minsk è stata vista come un ulteriore atto autoritario del governo

Chiesa Rossa di Minsk | Una immagine della chiesa dei Santi Simone ed Elena, la cosiddetta Chiesa Rossa, di Minsk | Catholic.by Chiesa Rossa di Minsk | Una immagine della chiesa dei Santi Simone ed Elena, la cosiddetta Chiesa Rossa, di Minsk | Catholic.by

Durante le proteste a seguito della rielezione del presidente Aleksandr Lukashenko, la chiesa dei Santi Simone ed Elena era diventata un punto di riferimento per i manifestanti, perché era sulla strada principale e vicino agli edifici governativi ed era caratterizzata dai tipici mattoni rossi che le hanno valso l’appellativo di “Chiesa Rossa”. Il 26 settembre scorso, un incendio ha colpito la chiesa. Ma la chiusura per riparazioni ha riguardato anche la canonica, in quello che molti hanno descritto come una decisione autoritaria da parte del governo di Minsk.

Di certo, la Chiesa locale ha cercato di evitare ogni vittimismo e ogni polemica con il governo, diffondendo sul sito Catholic.by un comunicato ufficiale che parla della “volontà positiva di continuare la cooperazione” dopo che c’era stato un primo incontro con le autorità bielorusse il 14 ottobre.

L’incontro ha visto la partecipazione del commissario per le religioni e le nazionalità Aleksandr Rumak, il vicepresidente del comitato esecutivo della città di Minsk Artyom Tsuran, il direttore del CUE “Minsk Heritage” Aleksandr Kokhan e altri funzionari pubblici. Da parte della Chiesa, c’erano l’arcivescovo Ante Jozic, nunzio apostolico, l’arcivescovo Yusof Staneysky di Minsk e Yury Sanko, il portavoce dell’arcidiocesi.

Secondo un comunicato dell’arcidiocesi, Korkhan ha delineato un piano di lavoro per eliminare le conseguenze dell’incidente della Chiesa Rossa ed effettuare riparazioni s larga scala per prevenire simili incidenti in futuro, e che non è possibile rimanere nel santuario durante i restauri. Rumak ha affermato che “questa è una chiesa e rimarrà tale, solo ora dobbiamo lavorare in modo costruttivo per effettuare le riparazioni”.

L’arcivescovo di Minsk ha chiesto garanzie sullo spostamento degli oggetti, specialmente quelli sacri, e di dove saranno immagazzinati, e ha chiesto anche alle autorità di destinare un locale all’interno della parrocchia per le attività parrocchiali temporanee.

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Si è chiesto anche che ci sia un rappresentante dell’arcidiocesi nella commissione stabilita per valutare i danni causati dall’incendio ed eseguire i lavori di riparazione.

La chiesa dei Santi Simone ed Elena è in questo momento senza acqua ed elettricità, e le autorità avevano chiesto di lasciare l’edificio e restituire le chiavi all’autorità per il patrimonio di Minsk.

Secondo il parroco della chiesa Savalnyuk, l’incendio sarebbe stato di natura dolosa, mentre il governo parla di un difetto alla rete elettrica. L’incendio aveva causato danni diffusi su 20 metri quadrati nella chiesa.
Durante le proteste di massa contro Lukashenko nell'estate del 2020, i manifestanti hanno cercato protezione dalle brutali forze di polizia nella Chiesa Rossa. Tuttavia, molti di loro sono stati arrestati. 

In quel periodo di proteste, era anche accaduto che le autorità impedissero il rientro dell’allora arcivescovo di Minsk Tadeusz Kondrusiewicz. Questi poté rientrare solo per le celebrazioni natalizie.