Il Senato della Repubblica ha approvato ieri in via definitiva - con un voto a maggioranza trasversale, 180 sì, 71 no e 6 astenuti. - il disegno di legge che disciplina il consenso informato del paziente ai trattamenti sanitari e agli accertamenti diagnostici ed introduce l’istituto delle disposizioni anticipate di volontà, o meglio noto come “biotestamento”. Il voto del Senato è arrivato a meno di un mese dal probabile scioglimento delle Camere in vista delle elezioni politiche di inizio primavera. 

Nello specifico il testo approvato in seconda lettura dal Senato prevede che nessun trattamento e diagnosi possano essere iniziate o proseguite senza il consenso pieno, libero e informato espresso in forma scritta o con dispositivi informatici, dal paziente o dai genitori o dal tutore in caso di minorenni. Le disposizioni sono vincolanti per il medico che in conseguenza di ciò è esente da responsabilità civile o penale. La legge stabilisce inoltre che in qualsiasi momento il malato può rivedere le sue decisioni anche se la revoca riguarda l’interruzione della cura inclusa idratazione e nutrizione artificiali che nel dispositivo vengono incluse nell’ambito dei trattamenti medici. 

La Conferenza Episcopale Italiana, attraverso il direttore dell’Ufficio per la Salute, don Massimo Angelelli, esprime la propria contrarietà al provvedimento: «Non possiamo riconoscerci in questo testo. La valutazione non è positiva: la legge tutela i medici sollevandoli da ogni responsabilità, tutela le strutture sanitarie pubbliche, tenta di ridurre la medicina difensiva spostando sul malato l’onere della responsabilità delle scelte, ma sembra poco efficace nella tutela dei sofferenti. Sono molte le incertezze nella applicabilità di questa legge. Opporremo una semplice obiezione di coscienza, un diritto costituzionale. Se ci sarà un conflitto tra la legge dello Stato e la legge del Vangelo, sceglieremo la seconda».