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Cardinale Parolin: “La santità chiama direttamente in causa la liturgia”

In una lettera per la 70ma Settimana Liturgica Nazionale, il Segretario di Stato vaticano afferma l’importanza del movimento liturgico

Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin durante una celebrazione liturgica | Giovani Mancini / per gentile concessione Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin durante una celebrazione liturgica | Giovani Mancini / per gentile concessione

Compito della liturgia è “diffondere nel popolo di Dio lo splendore del mistero vivo del Signore”. Lo sottolinea il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in una lettera per la 70esima Settimana Liturgica Nazionale inviata al vescovo Claudio Maniago di Castellaneta, presidente del Centro di Azione Liturgica (CAL).

Il CAL è una associazione di cultori di liturgia e operatori pastorali riconosciuta con uno specifico Statuto sotto l’egida della Conferenza Episcopale Italiana. Il Centro è stato anche alla base del movimento liturgico nella Chiesa, accompagnando il rinnovamento liturgico del Concilio Vaticano II.

È un cammino “ininterrotto”, nota il Cardinale Parolin, che “ha potuto preparare, accompagnare, far conoscere e approfondire il cammino di rinnovamento liturgico voluto dal Concilio Vaticano II”.

L’appuntamento di quest’anno è dedicato al tema “Liturgia: chiamata per tutti alla santità battesimale”, un tema, nota il Cardinale Parolin, molto caro a Papa Francesco.

“Il tema della santità – sottolinea il Cardinale Parolin – chiama subito e direttamente in causa la liturgia”. Il segretario di Stato sottolinea che “i Padri conciliari insistono sul fatto che la liturgia, nel momento in cui celebra la santità, santifica quanti vi partecipano e in questo modo glorifica il Nome santo e ineffabile”, e che “la santità accolta e celebrata nella liturgia mostra la trascendenza di Dio, il Tre Volte Santo, l’Altissimo, l’Onnipotente, ‘il beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signore dei signori, il solo che possiede l’immortalità e abita una luce inaccessibile’ (1Tm 6,15-16)”.

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Eppure, così come nell’incarnazione, “la ‘Maestà divina’ si offre nella vicinanza all’uomo” proprio nella liturgia, che è “l’attuazione sacramentale dell’Alleanza del Padre con gli uomini nel Figlio, Verbo fatto carne, per permettere agli uomini di vivere la sua stessa vita, rendendoli figli nel Figlio e tempio vivo dello Spirito”.

Il Cardinale Parolin nota che nella liturgia “l’inaccessibile santità di Dio si rende prossimità tangibile nel Cristo e in Lui si presenta e si comunica con il volto della misericordia, dell’agape, l’amore gratuito che il Padre riversa nel cuore dei credenti mediante il dono dello Spirito (cfr Rm 5,5)”.

Per questo, il Papa – dice il Cardinale – “auspica che dalle celebrazioni e dalle riflessioni della Settimana maturi la consapevolezza che la liturgia è luogo privilegiato in cui la santità di Dio ci attira a sé con la sua bellezza, la sua verità e la sua bontà”, e questo avviene “particolarmente nell’Eucaristia”, in cui “lo Spirito Santo ci fa entrare nel mistero pasquale, donandoci di passare con Cristo dalla morte alla vita, ci rende partecipi della vita divina che, accolta, trasfigura tutto il nostro essere mortale, rendendolo capace di amare come Lui, offrendo la propria vita nel servizio dei fratelli”.

Il compito della Settimana Liturgica, prosegue il Cardinale Parolin, è “prezioso”, ed è quello di “diffondere nel Popolo di Dio lo splendore del mistero vivo del Signore, che si manifesta nella liturgia, con una formazione liturgica protesa a far prendere coscienza a tutti del ruolo insostituibile della liturgia nella e per la Chiesa”.

Si tratta , insomma, “di aiutare le comunità a interiorizzare meglio la preghiera della Chiesa, ad amarla come esperienza di incontro col Signore e con i fratelli e, alla luce di ciò, a riscoprirne i contenuti e osservarne i riti”.

Conclude il Segretario di Stato vaticano: “La liturgia sarà autentica, cioè in grado di formare e trasformare coloro che vi partecipano, se questi, pastori e laici, apprenderanno sempre meglio a coglierne il significato e il linguaggio simbolico, inclusa l’arte, il canto e la musica al servizio del mistero celebrato, comprendendovi anche il silenzio”.

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