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Caso Stepinac, un monumento riaccende le polemiche

Monumento del Cardinale Stepinac | Il monumento dedicato al Cardinale Stepinac a Lepolglava, uno dei tanti per il Cardinale Beato eretti in Croazia | PD Monumento del Cardinale Stepinac | Il monumento dedicato al Cardinale Stepinac a Lepolglava, uno dei tanti per il Cardinale Beato eretti in Croazia | PD

Ci sarà un monumento dedicato al Beato Alojzie Stepinac, il Cardinale arcivescovo di Zagabria la cui possibile canonizzazione è contestata dalla Serbia. E questo momunemto sarà eretto a Zrin, nella zona di Sisak, dove i serbi furono deportati dagli ustascia durante la Seconda Guerra Mondiale. Ed è proprio questo a scatenare la controversia.

Perché la canonizzazione del Beato Aloizje Stepinac è contestata dai serbi proprio perché considerato un collaborazionista degli ustascia. Normale che la decisione di erigere un monumento fosse considerata al limite una provocazione. E infatti il presidente serbo Vucic - che lo scorso 12 febbraio ha incontrato anche il Cardinale Jospip Bozanic, arcivescovo di Zagabria - ha subito espresso posizione contraria.

Ma era anche logico che da parte croata si puntasse a riaffermare la storia, rivendicando anche lo straordinario ruolo avuto dal Cardinale Stepinac nel contrastare le persecuzioni, da qualunque parte queste venissero.

Il dibattito sulla costruzione del monumento è l’ennesimo capitolo di una storia che sembra non avere mai fine. Il Cardinale Alojzie Stepinac, arcivescovo di Zagabria durante dal 1937 fino al 1960, fu incarcerato dal regime comunista, vittima di un processo farsa e poi di una campagna che lo ha accusato di collaborazionismo con il regime ustascia, nazista, in Yugoslavia.

Dopo la beatificazione celebrata da San Giovanni Paolo II nel 1998, era il momento della canonizzazione. Ma sono arrivate le proteste serbe, e in particolare di parte ortodossa. Papa Francesco ha risposto nominando una commissione mista ortodosso-cattolica, che si è incontrata alternativamente per sei volte a Roma e Zagabria, e che ha prodotto un documento che, alla fine, lascia tutti sulle proprie posizioni.

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Di quel documento sono state rese note solo le conclusioni, non i contenuti. Ed è ovvio che la questione Stepinac resta un nodo bollente, che tocca la politica e di conseguenza anche i rapporti interreligiosi. L’arcivescovo Suriani, nunzio apostolico in Serbia, ha recentemente incontrato il Patriarca Ortodosso Ireneo, anche con lo scopo di instaurare quei ponti di dialogo necessari per andare oltre le scorie di una storiografia completamente falsata.

La Chiesa Croata non è stata ad aspettare, però. E proprio a Zrin, luogo delle deportazioni ustascia, ha deciso di innalzare un monumento per il 120esmo anniversario della nascita del Cardinale Stepinac.

Alle rimostranze del presidente Vucic, la diocesi di Sisak – dove si trova Zrin – ha risposto con una nota in cui veniva sottolineato come quello fosse “un luogo di sofferenza dei croati, e non dei serbi, perché Zrin è diventata l’unica parrocchia della diocesi dove non c’è nessun cattolico e perché 75 anni fa i partigiani, insieme ai serbi ribelli, lo hanno annientato”.

La diocesi ha poi spiegato che l’idea non è quella di fare un monumento, quanto di porre un monumento di fronte ad una chiesa memoriale, perché Stepinac è “beato della Chiesa Cattolica e come segno di gratitudine per gli innumerevoli atti di bontà da lui compiuti”

La diocesi ha ricordato che il Cardinale ha salvato migliaia di bambini serbi a Kozarac. Ma non solo.

Uno dei primi interventi del Cardinale Stepinac in favore dei serbi fu quello per il vescovo ortodosso Dositej Vasich, arrestato dagli ustascia e liberato grazie all’intervento dell’arcivescovo di Zagabria. Il quale protestò contro la deportazione della popolazione serba di Kordun, si interessò della sorte dei deportati nel distretto di Sisak, protestando per il trattamento disumano riservato agli internati nei campi di concentramento.

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Tra il 1942 il 1944, il Cardinale Stepinac riuscì a salvare 6717 bambini, facendoli ospitare in istituti religiosi o presso famiglie di Zagabria. Di questi, circa 6 mila erano di famiglie ortodosse e partigiane. Dal 17 al 20 novembre 1941, il Sinodo dei Vescovi croati convocato dal Cardinale Stepinac pubblicò un duro documento ufficiale che attaccava il regime di Paveli, rimproverandolo per le conversioni forzate dei serbi e le atrocità degli ustascia, chiedendo il rispetto della Chiesa ortodossa e degli Ebrei perché fossero trattati nel modo “più umanamente possibile”.

Sono tutte azioni che, nel dibattito, sembrano trascurate. Lo scorso 17 aprile, a prendere posizione è stato il Cardinale Jospiz Bozanic, attuale arcivescovo di Zagabria e presidente della Conferenza Episcopale Croata.

A Sisak per l’incontro della Curia vescovile della Provincia ecclesiastica di Zagabria, il Cardinale ha ringraziato il vescovo Kosic per quello che ha fatto per la diocesi di Sisak,e ha poi sottolineato che “proprio ha Sisak che si deve ricordare”, specialmente la tragedia di Zrinij, e per questo “il monumento al Beato Stepinac, che sarà qui, è un segno della storia della gente della Croazia, e sarà simbolo di riconoscimento dell’identità croata e cattolica”.