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CEI, il neopresidente Cardinale Bassetti si presenta: "Cogliamo i segni dei tempi"

Il Cardinale Bassetti, Presidente della CEI |  | AA ACI Stampa Il Cardinale Bassetti, Presidente della CEI | | AA ACI Stampa

Terminata la 70^ Assemblea Generale, primo appuntamento con la stampa per il Cardinale Gualtiero Bassetti, neopresidente della Conferenza Episcopale Italiana, scelto da Papa Francesco su indicazione dei Vescovi italiani. 

“Essere improvvisatore - ha detto il successore del Cardinale Bagnasco - è il contrario di essere calcolatore, per me è anche una scelta evangelica perché il Signore raccomanda di saper cogliere i segni dei tempi. Sono più colto dalle ragioni del cuore, che dell’intelletto. Io vedo il crepuscolo della mia vita, come un tramonto che riesce ancora un po’ ad illuminare, pensando poi ad un nuovo giorno. Io ero partito confidando sulla mia giovane età… mi era giunta qualche voce ma non vi ho mai dato retta. Invece dalle prime votazioni ho visto un interesse su di me. Mi sembrava di essere il piccolo David verso Golia. Mi sono sentito come sgomento, poi l’affetto dei Vescovi e del Santo Padre e allora mi sono sentito incoraggiato dai vescovi”. 

“Al Papa - ha aggiunto il Cardinale - sta a cuore la conversione pastorale della Chiesa. Non si tratta di cambiare qualcosa, è un cambio di mentalità, di cuore e di mani: consiste in un momento di incisività per andare alle periferie andando ad abbracciare tutti”.

“La Chiesa postconciliare - ha ricordato ancora il nuovo capo dei vescovi italiani - dialoga con tutti, sul piano politico bisogna dividere tra la politica dei partiti e quella con la P maiuscola che riguarda il bene comune. La Chiesa - e la CEI - vuole impegnarsi su questo secondo aspetto. Nei confronti dei profughi il discorso è complesso, ci sarebbe bisogno verso questo grande impegno dell’accoglienza. Chi è profugo va accolto. L’Italia fa parte dell’Europa… Da soli siamo impotenti di fronte ad un problema epocale. La Chiesa si impegna nella accoglienza, ma anche nelle regole dell’accoglienza. La gente non deve essere costretta a partire, dobbiamo creare una mentalità affinché possano anche restare”.

Pedofilia e fine vita tra le domande poste al Cardinale Bassetti. “La pedofilia - ha ammesso - è preoccupante, ma la Chiesa e la CEI non partono da zero. Il magistero di Papa Benedetto è di una chiarezza totale. La pedofilia è un male esteso anche nelle famiglie. Resta sempre un male. I bambini non si toccano, sono sacri. La pedofilia è un crimine grande ma la Chiesa ha fatto e sta facendo tutto il possibile per affrontare il problema”. E sul fine vita Bassetti ha precisato: “Noi non diamo a queste persone l’assistenza e l’affetto di cui avrebbero bisogno. Finch una persona si sente un valore per l’altro, è molto più difficile che arrivi a togliersi la vita. La legislazione dovrebbe tenere conto del parere del medico che ha in cura il paziente e dovrebbe essere coinvolto ancora di più”. 

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“Non è vero che non si è fatto discernimento. Amoris Laetitia - ha spiegato Bassetti parlando della esortazione apostolica Amoris Laetitia - è un capolavoro. C’è un passaggio che va capito. Non dobbiamo omologare che ogni situazione irregolare sia peccato mortale. Il Papa non parla di ammissione o non ammissione ai Sacramenti, chiede discernimento, iniziare un cammino anche penitenziale e poi vedere come stanno le cose. Il testo va presentato come tale, quello è magistero come quello di Pio XII o di Paolo VI”.

“Il nostro tema fondamentale - ha detto quasi in conclusione il neopresidente della CEI - è la famiglia, sono i giovani. Sui principi dell’etica cristiana, beh la Dottrina è chiara e la Chiesa continua a proporla e lo fa in dialogo con il mondo di oggi. Io ho paura del pressappochismo, non del dialogo. Il dialogo del Concilio è fondamentale, ma ha i suoi criteri. Non svelo segreti: il Papa che ha una cultura diversa dalla nostra, è entrato sull’importanza degli oratori e devo dire che rispetto alla Toscana, ho trovato l’Umbria molto più avanti. Oggi l’oratorio è strumento di pastorale, ma anche di missione e di cultura. E’ una ricchezza, un plusvalore. Guardiamo ai giovani con il cuore di pastori, la nostra preoccupazione è che nessuno gli rubi la speranza. Siano forti e giovani, l’unione non fa la forza se tutti siamo deboli. Ci siano le condizioni affinché possano lavorare, avere una missione nella loro vita. Quando un ragazzo è frustrato, quel ragazzo diventa apatico e come potrà affrontare le sfide della vita? La mancanza di lavoro toglie la dignità”.

“Io continuo ad essere un uomo di speranza - ha concluso Bassetti - ma il Cardinale Bagnasco ha ragione: noi siamo stati spesso inascoltati, ma noi continueremo a gridare perché non possiamo rimanere inerti davanti ai problemi della famiglia e dei giovani”.