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Che cosa è il pallio che il Papa dona agli arcivescovi metropoliti?

I pallii a San Pietro |  | Vatican Media I pallii a San Pietro | | Vatican Media

Dal 2015 il Papa non lo impone ma lo consegna. Una scelta di Papa Francesco per coinvolgere le Chiese locali.

Il pallio, la sciarpa di lana bianca con le croci nere che indica un legame speciale tra il Papa e una diocesi Metropolita, è un paramento liturgico con una storia antichissima. Il Papa ha deciso di riprendere la consuetudine descritta nel Cerimoniale dei Vescovi (nel capitolo V, 1149-1155) che prevede che agli arcivescovi metropoliti il pallio venga imposto a nome del Papa dall’ordinante, o dal nunzio nella Chiesa locale per permettere ai fedeli di partecipare.

Le immagini antiche e più famose del pallio sono nei mosaici di Ravenna, anche se la La storia di questo indumento risale alla Roma imperiale.  La cosa assolutamente certa è che il pallio deve essere di lana. E di una lana particolarmente pura, bianca e trattata secondo regole antiche e precise.

La lana veniva tessuta a Roma dalle monache di Santa Cecilia in Trastevere. Da più di 500 anni sono loro che si prendono cura delle pecorelle che simbolicamente forniscono la lana per le vesti liturgiche di pontefici e vescovi e in particolare del pallio.

La storia della Chiesa a Roma ci racconta che esattamente due agnellini erano la tassa che il Monastero di sant’Agnese sulla Nomentana pagava alla Basilica di San Giovanni in Laterano dove risiedeva il Papa. Quando il monastero femminile di Sant’Agnese fu chiuso, gli agnelli vennero donati da altri monasteri.

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Ma nel tragitto che in solenne processione, li portava in Laterano, si sostava sulla tomba della martire Agnese. Poi venivano portati alla monache di Santa Cecilia a Trastevere. Lì si lavorava la lana, si tesseva e si cucivano i paramenti. Una tradizione che protrasse per secoli. Dopo la presa di Porta Pia i beni della Chiesa furono espropriati e per qualche tempo fu addirittura il governo italiano a pagare le spese per gli agnellini, poi dal 1909 se ne occuparono i trappisti dell’Abbazia delle Tre Fontane a Roma.

Una delle cerimonie più suggestive e storiche quella che vede una cesta decorata di fiori bianchi e rossi con dentro due agnellini candidi portati al Papa. Nella Cappella Urbano  VIII del Palazzo Apostolico i sediari pontifici si unisco al Papa. Una preghiera, un saluto speciale alla badessa di Santa Cecilia e alle suore, una carezza ai due agnellini. Da qualche anno Papa Francesco ha sospeso la tradizione, e ormai i pallii vengono confezionati in modo più semplice.

Ma il significato del pallio rimane. Il pallio lo indossano sulla casula, la veste liturgica con cui si celebra la Messa, il Papa e i vescovi che guidano le diocesi più grandi e più antiche e con un particolare e storico legame al papato.

Il 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, uno dei patroni di Roma, i pallii vengono portati in Vaticano e restano davanti alla tomba di San Pietro fino alla messa del 29.

E’ allora che il Papa li dona solennemente ai vescovi metropoliti.

Appena eletto Benedetto XVI ne indossò uno che ricordava quelli dei primi secoli cristiani.  Ma la forma attuale è decisamente più pratica. Papa Francesco poi ha deciso che anche le croci del Papa come quelle dei vescovi fossero nere e non rosse.

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Quello indossato il primo giorno papa Ratzinger lo ha voluto posare sull’urna di Papa Celestino V quando, il 28 aprile del 2009, si fermò davanti alle rovine della basilica di Collemaggio e alle tende dei terremotati dell’Aquila.