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Cirillo e Metodio, gli apostoli che hanno formato l'Europa

La scelta di Giovanni Paolo II per ricostruire una Europa fondata sul Vangelo

I Santi Cirillo e Metodio |  | pd I Santi Cirillo e Metodio | | pd

“L’opera di Cirillo e Metodio costituisce un contributo eminente al formarsi delle comuni radici cristiane dell’Europa, quelle radici che per la loro profondità e vitalità configurano uno dei più solidi punti di riferimento culturale, da cui non può prescindere ogni serio tentativo di ricomporre in modo nuovo ed attuale l’unità del Continente”.

Maggio 2002, quasi venti anni sono trascorsi da quando Giovanni Paolo II ha pronunciato questa frase in Bulgaria rivolgendosi ai rappresentanti del mondo della cultura, della scienza e dell’arte nel Palazzo della Cultura a Sofia. 

La devozione di Giovanni Paolo II per i due apostoli degli slavi è stata chiara fin dall’inizio del pontificato. Nel 1980 infatti il Papa li proclamò copatroni d’ Europa insieme a San Benedetto. 

Una passione che non veniva al Papa solo perché slavo anche lui, ma come eredità di grandi pontefici suoi predecessori.  “Cento anni fa-  si legge nella Lettera Apostolica Egregiae virtutis - il papa Leone XIII con l'enciclica «Grande Munus» ricordò a tutta la Chiesa gli straordinari meriti dei santi Cirillo e Metodio per la loro opera di evangelizzazione degli slavi. Dato però che in quest'anno la Chiesa ricorda solennemente il 1500° anniversario della nascita di san Benedetto, proclamato nel 1964 dal mio venerato predecessore, Paolo VI, patrono d'Europa, è parso che questa protezione nei riguardi di tutta l'Europa sarà meglio messa in risalto, se alla grande opera del santo patriarca d'occidente aggiungeremo i particolari meriti dei due santi fratelli, Cirillo e Metodio. A favore di questo ci sono molteplici ragioni di natura storica, sia di quella passata come di quella contemporanea, che hanno la loro garanzia sia teologica che ecclesiale, come pure culturale nella storia del nostro continente europeo”.

Scrive Ivan Ivanov nel volume Sangue del vostro sangue, ossa delle vostre ossa. Il pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005) e le Chiese in Europa centro-orientale. Nel centenario della nascita di Karol Wojtyła curato da Jan Mikrut: “A seguito della missione apostolica di Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II ha proseguito il lavoro di Paolo VI al fine di realizzare un’Europa unita e cristiana.

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Giovanni Paolo II si é rivolto all’Europa orientale e alla nascita dell’Unione Europea. La fase successiva, con Giovanni Paolo II, é caratterizzata dalla politica per la ricomposizione del continente. Fin dai primi giorni del suo pontificato, egli ha ribadito l’insegnamento di Paolo VI facendo suo l’appello ai vescovi europei a risvegliare l’anima cristiana dell’Europa. Sono quasi settecento gli interventi e i discorsi dedicati da Giovanni Paolo II al tema generale dell’Europa”.

Apostoli degli slavi o meglio fondatori dell’ Europa, quella senza confini, quella Europa cristiana di cui si stanno perdendo le tracce e che è stata travolta dall’ Europa dei mercati.

Scrive lo storico della Chiesa dell’ est Giovanni Barberini nel suo libro su Giovanni Paolo II e l’ Europa: 

“L’Europa é il frutto dell’azione di due tradizioni cristiane. Questo elemento é un leitmotiv assai presente nella convinzione di Giovanni Paolo II e lo ha sottoposto all’attenzione e alla riflessione della Chiesa universale e dell’opinione pubblica europea. La riscoperta del ruolo religioso e culturale dell’oriente (riscoperta non per lui che l’aveva già assimilata, ma per l’opinione pubblica occidentale che l’ha ignorata a lungo) é una linea direttrice assai caratterizzante della sua azione pastorale e politica in favore dell’unità dell’Europa. Il suo pensiero, su questo punto, può essere così  sintetizzato: l’unità cristiana dell’Europa si compone di due tradizioni religioso-culturali che si integrano, quella occidentale e quella orientale; sono due i “polmoni” con cui deve respirare l’Europa congiungendo in sé le due tradizioni, e questo é un punto molto importante; é necessario ridare voce e presenza alle nazioni e alle popolazioni slave dell’oriente, spesso dimenticate o rimaste nell’emarginazione, pur vantando la comune radice cristiana; il primo papa slavo della storia della Chiesa cattolica, vescovo di Roma, manifesta l’unità spirituale dell’Europa cristiana; il riferimento a tale doppia sorgente del comune patrimonio religioso é irrinunciabile per una effettiva dimensione del cristianesimo in senso universale”.

Il 14 febbraio si celebrano liturgicamente Cirillo e Metodio. Una occasione per rileggere la Slavorum apostoli, ma anche le riflessioni sull’Europa di San Giovanni Paolo II.