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Concilio Vaticano II, la Dei Verbum spiegata da Giovanni Paolo II

L'intervento di Giovanni Paolo II in occasione del 25° anniversario della Dei Verbum – terza costituzione del Concilio Vaticano II - promulgata da Paolo VI il 18 novembre 1965

Giovanni Paolo II  |  | Wikimedia Commons Giovanni Paolo II | | Wikimedia Commons

La Costituzione dogmatica sulla rivelazione divina Dei Verbum è  “uno strumento che conserva tutta la sua attualità, di oggi e di domani. I Padri conciliari insegnano che l’ascolto religioso della Parola di Dio e la sua proclamazione sono elementi essenziali per la vita e per la missione della Chiesa, affinché per l’annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami”. Sono le parole di Giovanni Paolo II pronunciate il 14 dicembre 1990, in occasione del 25° anniversario della Dei Verbum – terza costituzione del Concilio Vaticano II - promulgata da Paolo VI il 18 novembre 1965.

“Per riconoscere il significato globale della Costituzione Dei Verbum - spiegava il Papa - è necessario richiamare alla memoria il valore dogmatico della Costituzione stessa che ci porta a riflettere sulla Rivelazione divina e non solo sugli scritti biblici. La formula iniziale Dei Verbum, strumento atto ad indicare il documento di cui sopra, non è, come spesso si è tentati di pensare, sinonimo di “Sacra Scrittura”. Il senso è più ampio e completo perché si tratta di un’espressione attraverso la quale si vuole indicare la Parola vivente di Dio, la stessa Parola che Dio comunica e divulga continuamente alla Chiesa e attraverso di essa per infondere la fede e per iniziare i fedeli ad una vita di comunione fra loro e Lui. Per trasmettere la Parola di Dio, inno alla vita, non sono sufficienti i soli scritti, ma essi devono essere animati da una corrente di vita, la corrente della grande Tradizione, che, sottomessa allo Spirito Santo, colloca i testi nella loro giusta luce. Il Magistero della Chiesa opera in favore di questa divulgazione garantendone l’assoluta fedeltà, secondo la volontà del Signore. Quindi il Concilio dichiara che la sacra tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime”.

La Dei Verbum – proseguiva Giovanni Paolo II – “ha come prospettiva la Sacra Scrittura, vera parola di Dio in quanto consegnata per iscritto e per ispirazione dello Spirito divino”.

“Nel Concilio – ricordava ancora il Pontefice - viene dichiarato che è necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra Scrittura, infatti nei libri sacri il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale. Quindi tutti i cristiani sono esortati a leggere, studiare e meditare sulla Sacra Scrittura per alimentare con la fede e con la carità la loro vita”.

La Dei Verbum  è un testo che guarda al futuro e che opera in vista del futuro. “Lo stimolo provocato dalla Dei Verbum – concludeva infatti Giovanni Paolo II ha reso possibile l’istituzione nel 1970 della Federazione cattolica mondiale per l’Apostolato biblico che nel tempo ha registrato un sensibile sviluppo. Al fine di prendere coscienza dei compiti imperiosi che possono favorire l’accesso di numerosi contemporanei alla Sacra Scrittura, i responsabili dell’apostolato biblico, guidati dai vescovi, collaboreranno efficacemente con i delegati diocesani incaricati della catechesi, della liturgia o dell’ecumenismo. Il Concilio ha indicato anche le linee di condotta pastorale dei vescovi”.

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