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Conferenza Episcopale Santi Cirillo e Metodio: “Il dialogo della Chiesa nei Balcani"

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La convivenza e il dialogo, vie imprescindibili in Serbia, Montenegro, Kosovo e Macedonia, dove i cattolici sono una minoranza. E ancora le migrazioni e la proposta della divisione della Conferenza internazionale Santi Cirillo e Metodio in Conferenze nazionali. Sono questi alcuni dei temi al centro dell’odierna visita “ad limina apostolorum”, dei presuli della Conferenza episcopale internazionale Santi Cirillo e Metodio (Ceicem) che riunisce i presuli di Serbia, Montenegro, Macedonia e Kosovo. Stamattina Papa Francesco li ha ricevuti in Udienza.

“Per quanto riguarda la Serbia, la collaborazione e la relazione ecumenica tra la Santa Sede e la Chiesa ortodossa serba autocefala è molto buona -dichiara il presidente della Ceicem, monsignor Ladislav Nemét, vescovo della diocesi serba di Zrenijanin raggiunto dalla Radio Vaticana - a livello più basso, invece, la collaborazione è abbastanza difficile. Ci sono contatti, ma totalmente personali. In Kosovo è più significativo il dialogo interreligioso, perché i cattolici vivono tra i musulmani. In Montenegro e in Macedonia è difficile anche per la Chiesa cattolica mantenere relazioni con la Chiesa ortodossa ufficiale e anche con due Chiese ortodosse che stanno nascendo con il grande aiuto statale”.

Riguardo la divisione della Conferenza internazionale Santi Cirillo e Metodio in Conferenze nazionali, il presidente spiega le motivazioni: “Per le differenze enormi tra questi Paesi. Non tanto quelle legate alla lingua. Abbiamo quattro Paesi con diverse legislazioni: soltanto in Serbia abbiamo il diritto di insegnare la religione nelle scuole elementari e anche nelle superiori. Sempre in Serbia, si trova il 90% dei cattolici di tutta la Conferenza dei Santi Cirillo e Metodio. Per quanto riguarda il Montenegro, il governo ha firmato con la Santa Sede un accordo generale di base. Negli altri tre Paesi, invece, non ci sono intese analoghe. Anche questa è una grande differenza”.

Infine monsignor Ladislav Nemét commenta le sfide e le prospettive della Conferenza: “Mantenere lo spirito di collaborazione tra i quattro Paesi: indipendentemente dal fatto che abbiamo chiesto alla Santa Sede di dividere la Conferenza, noi lavoriamo insieme fino a quando la Santa Sede non darà una risposta in tal senso. La seconda priorità è quella di rafforzare la nostra presenza in queste quattro diverse società. Ancora la riconciliazione è lontanissima tra croati e serbi, tra albanesi e serbi … Ci sono problemi grandi e grandi sfide e possiamo dare veramente un contributo molto positivo, anche secondo le intenzioni del Santo Padre, che fa tanto per la pace nel mondo”.

 

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