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Coronavirus in Germania, il primo vescovo tedesco positivo Wolfang Ipolt

Benché Cottbus fosse già una zona a rischio e la manifestazione fosse pubblica, il vescovo Ipolt assicura che tutte le norme di prevenzione del covid-19 sono state rispettate

Il vescovo di Görlitz, monsignor Wolfang Ipolt |  | Diocesi di Görlitz Il vescovo di Görlitz, monsignor Wolfang Ipolt | | Diocesi di Görlitz

In Germania si registra il primo vescovo tedesco positivo al test del corona virus: si tratta del vescovo di Görlitz, monsignor Wolfang Ipolt e del vicario generale della stessa diocesi, Alfred Hoffmann. La positività è stata scoperta quando, lo scorso mercoledì 28 ottobre, il presule è stato sottoposto a test, dopo essere stato indicato ai medici, proprio dal vicario generale Hoffman, già risultato positivo, come persona con la quale aveva intrattenuto contatti prolungati.

«È stata naturalmente una sorpresa. L´ufficio salute – ha spiegato il presule a domradio.de - ha impiegato diversi giorni per comunicarmi il risultato. E io mi sentivo sicuro di essere negativo. E invece dopo pochi giorni è venuta fuori la mia positività. Se mi guardo indietro ho avuto un decorso relativamente lieve. Cosa di cui sono grato. Non ho avuto bisogno di andare in ospedale. Ho mangiato con il vicario generale – ha proseguito il vescovo Ipolt - durante la festa della Hedwigsempfang [lo scorso 16 ottobre nella città di Cottbus, ndr]. Lui crede di avermi infettato in quell´occasione. A posteriori questo è difficile da dimostrare. Però, in effetti, quel pranzo risale a 14 giorni fa».

Benché Cottbus fosse già una zona a rischio e la manifestazione fosse pubblica, il vescovo Ipolt assicura che tutte le norme di prevenzione del covid-19 sono state rispettate. «Durante la manifestazione – ha spiegato – abbiamo rispettato tutte le regole igieniche e sulla distanza. Nel cinema, dove l´evento si è svolto, c´era posto per 500 persone, ma ne sono entrate solo 100. Dopo la relazione del professor Hans Joas tutti hanno lasciato la sala senza intrattenersi in colloqui o incontri ravvicinati, tutto come prescritto».

Con vescovo e vicario generale in quarantena per via del corona virus, è la tecnologia che aiuta a portare avanti il lavoro della diocesi. «Il nostro ordinariato è piccolo – ha aggiunto monsignor Ipolt - quindi quando mancano due persone salta subito agli occhi. Molte cose le posso sbrigare con il computer, specialmente perché ho avuto un decorso abbastanza lieve. Al nostro vicario generale è andata peggio, anche se nemmeno lui ha avuto bisogno di andare in ospedale».

Leggeri, ma piuttosto caratteristici i sintomi del vescovo Ipolt. «Ci si sente sempre fiacchi e stanchi. Questo è forse il segnale più distintivo. Ci si sente come paralizzati. Tuttavia, i sintomi di cui si parla più spesso, perdita del gusto e dell´olfatto, io non li ho avuti. Ho avuto una forte influenza – ha raccontato il presule, che è rientrato in attività dopo Ognisanti - un po´ di raffreddore e tosse. Non va via velocemente come un´influenza. Questa è la differenza. Quindi ho dovuto passare un po´ di tempo da solo».

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Per un religioso, stare molto tempo da solo può perfino avere dei vantaggi … spirituali. «Il tempo che ho avuto – ammette il presule, vicepresidente della Commissione Chiesa universale presso la Conferenza episcopale tedesca – è stato un effetto positivo del corona virus. Ho avuto la possibilità di riflettere più intensivamente del solito su alcune cose e ho avuto più tempo per pregare. Questo tempo che ho avuto lo percepisco come un regalo. Per altro ora, dopo la mia malattia, posso comprendere meglio le persone che ne sono colpite. Credo personalmente che Dio possa dirci qualcosa anche attraverso una malattia».

Un paio di giorni fa anche il vescovo di Ratisbona, Rudolf Voderholzer, ha avuto occasione di sottolineare i potenziali effetti positivi della pandemia, in particolare, sulla celebrazione del Natale. «La pandemia – ha detto il presule – può contribuire a liberare la festività del Natale da cose che non hanno niente a che fare con la nascita di Nostro Signore Gesù Cristo, o addirittura la oscurano. Forse il corona virus purificherà il Natale facendo venir fuori il suo vero contenuto».

Per quanto difficile sia prevedere come quest´anno verrà festeggiato nel mondo il Natale, in tempo di pandemia, il vescovo Voderholzer ha assicurato che «non ci perderemo nulla, ma ci faremo senz´altro venire in mente qualcosa».