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Dal Pellegrinaggio Macerata-Loreto i pellegrini in preghiera per il mondo

Il pellegrinaggio Macerata - Loreto  |  | sito del pellegrinaggio Il pellegrinaggio Macerata - Loreto | | sito del pellegrinaggio

Lo stadio maceratese ha accolto i pellegrini, armati di scarpe da tennis, cappelli e maglie colorate, con il canto "Sapete voi che c’è nel mondo una gran casa? E’ la dimora di nostro Signor.Pieni di forza, di grazia e di gloria: è la dimora di nostro Signor", in attesa della telefonata di Papa Francesco, che puntualmente è arrivata a monsignor  Vecerrica: “Anche quando siamo nel riposo, dobbiamo camminare con lo spirito, per andare sempre avanti, all’incontro con la pienezza. La pienezza di Gesù. La pienezza per tutti noi”.

In questo modo Monsignor Vecerrica ha ‘garantito’ al Papa che questi pellegrini sono i missionari del papa, accolti anche dal saluto del vescovo della diocesi di Macerata, monsignor Nazareno Marconi, con le strofe di Claudio Baglioni: “Preferisco citare un poeta moderno, così amo definire Claudio Baglioni, che è molto più che un cantautore. Nel 1981 inizia così una sua famosa canzone: ‘Strada facendo, vedrai che non sei più da solo… Strada facendo troverai un gancio in mezzo al cielo…’. Il segreto, che vince la più radicale solitudine dell’uomo, è scoprire che siamo agganciati al Cielo. La nostra vita scorre, passo dopo passo, senza cadere, se ci agganciamo fortemente a quel punto sicuro, che è l’amore del Padre celeste. E’ l’amore di Dio Padre, la comunione con Cristo, la presenza dolce e forte nella nostra via dello Spirito Santo, quel ‘un gancio in mezzo al cielo’ a cui è sospesa la nostra invincibile speranza”.

Ed attendendo il saluto del papa i fedeli hanno ascoltato due testimonianze che hanno dato il senso del pellegrinare. Jonata, di Firenze, ha raccontato la sua vita con Caterina, dal giorno del matrimonio alla morte della moglie, dopo una via Crucis di sette anni, a causa di un tumore in un cammino fatto di speranze (ad un certo punto il male era scomparso, avevano avuto un figlio) e di prove “fino a che il Signore le ha chiesto tutto. E lei glieLo ha dato. Non tutto in una volta, ma piuttosto in un cammino, quello della sua croce”. Al funerale di Caterina, nella basilica della Santissima Annunziata di Firenze, c’erano più di 1.500 persone a far festa, con canti e fuochi d’artificio, come voleva lei: “Quel vuoto non è mai stato vuoto. E’ stato colmato con qualcos’altro. Qualcosa che non avverti, se ti muovi troppo bruscamente. Ma se fai attenzione e ti appoggi con delicatezza, ti sostiene. Una compagnia che non finisce più”.

E dall’Algeria Tilly, amica personale di uno dei 7 monaci di Tibhirine, ha raccontato la vita dei cristiani nel Paese: “Da algerina e cattolica, ho dovuto confrontarmi con le sofferenze del mio Paese. Questi martiri avevano la possibilità di partire e mettersi in salvo, ma hanno deciso di rimanere, fedeli alla loro vocazione e alla popolazione, da cui erano rispettati e amati. Una fedeltà così va ben oltre l’umano, ma ha le sue radici nel sacrificio di Gesù. Grazie a loro, ho acquisito una maggiore consapevolezza del valore che ha vivere insieme nella grazia di chi ha dato tutto per l’umanità. Vorrei che tutto questo servisse per un mondo di solidarietà e pace, nel rispetto e nel dialogo fra tutti gli uomini, al di là della loro origine e delle loro religioni”.

E Monsignor Giampietro Dal Toso, presidente delle Pontificie opere missionarie, ha ringraziato per l’adesione del Pellegrinaggio al mese missionario straordinario indetto dal papa per il prossimo ottobre: “Papa Francesco chiede che tutta la Chiesa sia missionaria, perché l’uomo di ogni luogo da nord a sud da est a ovest ha bisogno di sentire questo annuncio che Dio è buono con noi. E’ per questo che il papa ha voluto il Mese Missionario straordinario nell’ottobre di quest’anno, un mese perché tutti i cristiani possano scoprire di essere missionari, cioè possano condividere con i loro amici, i loro parenti, i loro vicini, possano condividere questa fede che Dio è buono. Il tema del Mese Missionario è: ‘Battezzati e inviati. La Chiesa di Cristo in missione nel mondo’. In quanto battezzato sei inviato per essere testimone della bontà di Dio. E io sono qui oggi come Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, che sono una grande opera al servizio del Papa per sostenere la missione e le giovani chiese e sono qui anche a nome della Congregazione per la Evangelizzazione dei Popoli, per farvi conoscere questo Mese Missionario, ma per chiedervi anche di diventare voi tutti dei missionari”.

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Nell’omelia il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, ha affermato che la sua presenza sta ‘a testimoniare la premura di tutta la Chiesa italiana per questa grande manifestazione di popolo che esprime la fede e la pietà cristiana, così profonde nell’animo di tutti gli italiani’. Poi ha sottolineato la ‘potenza’ dello Spirito Santo: “Lo Spirito viene incontro alla nostra debolezza perché è Padre dei poveri; lo Spirito illumina le nostre tenebre perché è luce dei cuori, lo Spirito ci conforta quando siamo soli e verrebbe voglia di piangere. Lo Spirito, cari giovani, è il medico che cura le ferite dei cuori, lo Spirito, come un amico fedele ci riporta sulla retta via, quando sbandiamo. Stanotte nel camminare verso Loreto, voi parlerete una solo lingua: la lingua dell’amore. Camminerete uniti sentendovi fratelli e sorelle, figli di un unico Padre. Sentirete, cari ragazzi, la stanchezza del viaggio, ma insieme saprete farvi coraggio e guardare avanti”.

Inoltre ha invitato i pellegrini a pregare per chi è nella sofferenza: “Si innalzi stanotte una preghiera per il Santo Padre, pellegrino instancabile di pace. Si innalzi una preghiera per il nostro Paese, perché in ogni contrada si possa vivere nella pace e nella concordia, e cresca il senso della solidarietà fraterna. Si innalzi una supplica unanime e accorata per quanti sono nel dolore e nella sofferenza, per i malati, gli anziani e i ricoverati negli ospedali. Si preghi per i tutti giovani, per i vostri coetanei, perché, illuminati dallo Spirito Santo, sappiano sempre trovare la strada della vita e gustare la gioia del dono”.

Infine una preghiera per i giovani e per i terremotati: “Ma vorrei anche lanciare un grido di allarme nei confronti di un triste fenomeno che riguarda i nostri giovani: la mancanza di lavoro e di prospettive per il loro avvenire. Sappiamo ormai dalle cronache che intere regioni del nostro Paese si stanno spopolando: i giovani, privi di speranza per il futuro, scappano. E’ triste quel Paese che non sa dare speranza ai propri figli! E’ triste quel Paese che non sa progettare il futuro, che non riesce a sanare le ferite della propria storia. Qui, da Macerata, preghiamo e facciamo sentire la nostra vicinanza a tutte le persone che ancora vivono nella precarietà a causa del terremoto. Sono passati tre anni dal sisma del 2016 e ancora la ricostruzione si fa attendere. Nella fatica del nostro pellegrinare, ma anche nella gioia di questa esistenza che ci è stata donata, ringraziamo il Signore e chiediamo sempre più attenzione per la vita, dei piccoli come degli anziani, dei malati come dei nascituri. Colui, che nella Santa Casa di Loreto ha sperimentato la condizione umana, assumendo la nostra carne, ravvivi in ciascuno di noi il senso del valore della vita, intangibile, preziosa e sacra, dal concepimento fino all’ultimo respiro!” E nella notte, prima della stella del mattino che rischiara la notte alla vista del Santuario lauretano i pellegrini hanno ascoltato alcune testimonianze, come quella di Conchita, giunta da Rovigo, al pellegrinaggio dal 2013: “Poi l’inizio del cammino. Tranquillo, in discesa, facile, senza problemi, con la recita del Rosario, accompagnato dai canti. Paolino rimaneva sempre al mio fianco. Verso le tre, o le quattro di mattina la stanchezza comincia a bussare alla mia porta. Devo essere sincera: ho avuto quei cinque minuti in cui ho cominciato ad arrabbiarmi con me stessa. Mi facevo sempre la solita domanda: ‘Chi me lo ha fatto fare? Cosa ci faccio qui?’ Mi dicevo: ‘Quando ritorno a Mardimago ci metto una croce sopra e non ci vengo più’. Ero stanca, molto stanca e di questo potevo incolpare solo me stessa; in ogni caso continuavo a camminare e Paolino rimaneva sempre al mio fianco… Questo Pellegrinaggio mi ha letteralmente sconvolta (positivamente!), ha alimentato la mia fede (perché la fede deve essere alimentata!), e questo cammino rappresenta un alimento prezioso. Sono oramai diversi anni che vivo il Pellegrinaggio e ogni volta succede sempre qualcosa di bello e inaspettato”.

Oppure la storia di Massimiliano, detenuto nel carcere di Padova, in regime di semilibertà, che ha realizzato il suo sogno: “Da quando sono costretto in prigione ho sentito spesso parlare del pellegrinaggio. Io e la mia compagna abbiamo deciso di venire, per assaporare un’esperienza unica. Non è stato facile essere qui, come potrete immaginare: per questa ragione ringrazio la Vergine Maria che mi ha voluto qui con lei”. Anche Paolo, ospite della comunità Pars, ha raccontato la sua storia: “Ho commesso così tanti errori, mentre tutto intorno a me crollava a pezzi. Non avrei mai creduto in una via d’uscita, eppure la fede e l’amore degli operatori che accolgo quotidianamente hanno dato un senso tutto nuovo alla mia vita. Grazie, infinite volte grazie a Dio e ai miei compagni di viaggio”.

In cammino c’era, come da diversi anni, anche Asmae Dachan, giornalista e blogger italiana di origini siriane che collabora anche con Avvenire, nominata da Mattarella il 2 giugno con l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica: “Camminare nella notte con tante persone, affrontare insieme la fatica, l’impegno e la commozione dell’arrivo dopo l’alba al santuario mariano hanno lasciato un segno dento di me. Mi sono sentita una goccia in un fiume di fede, preghiera e speranza di cui tutta l'umanità ha bisogno”.