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Dalle diocesi, quest'anno si celebra la Pasqua con il popolo

La pandemia non è finita ma nelle chiese italiane si sono celebrati i riti del Sacro Triduo culmine dell' Anno Liturgico

Le celebrazioni pasquali a Milano  |  | Chiesa di Milano Le celebrazioni pasquali a Milano | | Chiesa di Milano

Domani è Pasqua. La chiesa celebra la Resurrezione di Gesù. Per il secondo anno consecutivo lo vivremo in modo diverso a causa dei contagi da Covid 19 e che non accennano a diminuire. Ma rispetto allo scorso anno è possibile, con tutte le limitazioni del caso, partecipare alla liturgia eucaristica mentre ieri non abbiamo potuto assistere ad uno dei riti più significativi che in ogni angolo del nostro Paese si svolgono: la Via Crucis. 

Oggi pomeriggio a Torino un evento che richiama la Passione e Morte di Gesù. Ed è la contemplazione della Sacra Sindone. E avviene nella giornata del “silenzio”: il Sabato Santo è “centrale nel cammino della Chiesa”, sottolinea l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia: la Sindone “oltre che specchio del Vangelo ci offre non solo il corpo martoriato di Gesù nei segni della sua passione ricordati dai Vangeli ma è anche icona di questo giorno che prelude alla Pasqua di Risurrezione. Papa Francesco ci ha detto che non siamo noi che guardiamo il volto di Gesù nel sepolcro ma è Lui che ci guarda e ci invita a vederlo vivo in tanti fratelli e sorelle che soffrono a causa del coronavirus, o per ingiustizie e violenze o soprusi vari ricevuti, ma anche poveri come sono tanti senza dimora e immigrati”, ha scritto il presule, custode pontificio della Sindone, nel messaggio con cui spiega e introduce la contemplazione del Sacro Lino. Nosiglia sottolinea che non sarà “una ostensione vera e propria ma una contemplazione del Sacro Lino deposto nella sua Teca”. La Sindone non viene spostata dalla teca dove è conservata abitualmente, nella cappella del transetto del Duomo. Neppure viene “sollevata” di 90 gradi come accadde nel 2013. Mons. Nosiglia si avvicinerà per qualche momento alla teca, all'inizio e alla fine della preghiera. 

Molti sembrano luoghi ordinari ma non lo sono più e forse ne abbiamo oggi grande nostalgia: pensiamo a come sia cambiato il volto di case, caserme, scuole, uffici, missioni estere per la pace… se si dovesse scattare una fotografia, raffrontandola con un’altra di poco più di un anno fa, ci sembrerebbe di stare in epoche diverse, addirittura in luoghi diversi”, scrive in un messaggio l’ Ordinario Militare per l’Italia, l’arcivescovo, Santo Marcianò, evidenziando che molti “sembrano luoghi di croce e lo sono”.  “Vorremmo – scrive l’Ordinario Militare - che la Pasqua cambiasse quasi magicamente le cose. Vorremmo che la Risurrezione fosse un balzo in avanti, ci proiettasse in un futuro senza morte, senza croce, forse anche senza l’ordinarietà monotona e conflittuale che a volte uccide... Eppure è lì che Gesù ci precede, è lì che Lo troviamo, ogni giorno. E Lo troviamo Risorto!”. 

“Tutti speriamo – e lo speriamo davvero – che nei prossimi mesi -  la pandemia si arresti e la vita sociale riparta; tutti speriamo che le profonde ferite di chi è stato colpito dal lutto e dalla malattia, dall’angoscia e dalla povertà, si possano a poco a poco curare e rimarginare; tutti speriamo che questa esperienza ci insegni ad essere più attenti all’essenziale e meno al superfluo, più appassionati alle relazioni e meno alle polemiche”, scrive Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, sottolineando che  la speranza pasquale non è solo “ottimismo” o “rilancio”, ma è “rigenerazione”, cioè “nuova nascita”.

Ricorda la pandemia anche il vescovo di Cremona, Antonio Napolioni: “un anno  fa – scrive - esplodeva l’epidemia, e il deserto della Quaresima ci portava ad una Pasqua drammatica, di vuoto e silenzio, di dolore e morte, quasi un interminabile Venerdì Santo”. Per il vescovo, che ricorda i tanti che hanno sofferto in questo tempo, “tira brutta aria in troppe case!”: “nella società, nella politica e nella Chiesa, c’è tanta fame d’aria buona, nauseati da ciò che ci intossica la mente e il cuore. C’è da ricostruire un Paese, l’Europa, il mondo, e ci vuole un vento potente che spazzi via corruzione e mediocrità, per far respirare soprattutto le nuove generazioni”. E l’aria buona è  “lo Spirito di Gesù, che ci dona mentre spira sulla croce, dove il sangue versato sgorga come sorgente di salvezza per tutti”. “È lo Spirito del Risorto, che provoca la Chiesa di ogni tempo, chiamandola a rinnovarsi sempre per essere puntuale nel dialogo con gli uomini e le donne che chiedono ragioni per credere e forza per amare”. 

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L’augurio del vescovo di Padova, Claudio Cipolla, è la “nostalgia di Dio” che è una “una benedizione”. Significa – spiega -  augurare la possibilità di “uno sguardo che va oltre” il nostro quotidiano, “le nostre comprensioni umane, materiali, storiche; che va oltre la nostra intelligenza. Nostalgia di Dio significa ricordo di un cuore aperto all’amore come piena realizzazione della persona, fatto di affetti per le persone più vicine e più care, ma che si esprime anche nelle amicizie, nel buon vicinato, nella fraternità, fino a concretizzarsi in quelle reti sociali che danno vita alle nostre comunità e ci fanno sentire parte di una realtà più grande”. 

“Abitare questo ‘tempo di mezzo’ con pazienza e con speranza” è l’invito del vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol: “seguendo Gesù risorto, abbiamo la possibilità di attraversare gli attuali tempi bui senza cadere nella disperazione della solitudine, ma percependo, invece, una Presenza amica”. Una Pasqua “piena di coraggio e di gioia di vivere: non per vedere tutto rosa, ma per guardare con gli occhi della speranza” è l’augurio del vescovo di Bolzano-Bressanone, Ivo Muser, aggiungendo che la “speranza” “è la prospettiva della Pasqua”. “Sperare – spiega – significa oltrepassare limiti, non essere assorbiti nel qui e ora, non restare fermi semplicemente a una prospettiva solo umana, intramondana. La speranza mantiene l’orizzonte aperto al futuro”. 

“Il tempo che stiamo vivendo è segnato oggettivamente da una sofferenza divenuta presente in ogni parte del mondo. Il male fa paura a tutti, ma è da stare attenti a come lo si racconta”, scrive il vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Fontana: “Pasqua è la Festa della vittoria di Dio sul male e sulla morte” e lo è “particolarmente in questi anni difficili”. 

“Contemplando il Risorto – scrive l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, Francescoantonio Nolè - ci torna il coraggio per uscire dalle nostre chiusure, come i discepoli uscirono dal cenacolo dove si erano nascosti, vedendo le sue piaghe guarite siamo certi che il peccato, la morte e il dolore non sono l’ultima parola. La Pasqua diventa così il giorno degli sguardi tra Cristo e l’uomo, tra il discepolo ed il Maestro che cercano l’uno il volto dell’altro. Nello sguardo c’è davvero tutto l’uomo, nello sguardo si esprime ciò che c’è nel cuore dell’uomo”. 

Auguri a tutti di santo coraggio con l’esortazione ferma a non rinunciare mai ad osare di più, a guardare oltre la contingenza del momento ed a rinnovare con fermezza”, arriva da Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea.  

La Pasqua sta “lì a dirci che mai, alla fine, prevarranno veramente le oscurità dell’uomo e le sue negatività, e nemmeno le più gravi calamità: perché l’essere umano dispone di grandi risorse, può arrivare alle più grandi scoperte, è capace di cambiamenti, di redenzione”, scrive il card. Paolo Lojudice,  arcivescovo di Siena - Colle di Val d’Elsa – Montalcino: la Pasqua “dice a tutti, non soltanto ai cristiani, che quel sacrificio che è stato consumato e tramandato nella passione dei Vangeli rappresenta e riassume le sofferenze e il sacrificio di tanti uomini e donne, anche di quelli che abbiamo visto trasportare in modo anonimo dopo la morte a causa del virus. È l’affievolirsi della fede nella risurrezione di Gesù che rende debole la testimonianza dei credenti. Se infatti viene meno nella Chiesa la fede nella risurrezione, tutto si ferma, tutto si sfalda. Al contrario, l’adesione del cuore e della mente a Cristo morto e risuscitato cambia la vita e illumina l’intera esistenza delle persone e dei popoli”.

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