L’Aula del Senato riprende oggi l’esame del disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. Le votazioni dovrebbero avere inizio in corso di seduta. Ma sul provvedimento resta alto lo scontro politico, anche all’interno della stessa maggioranza di governo. Contraria la componente di Area Popolare del ministro dell’Interno Alfano. Acistampa ha chiesto conto della contrarietà del gruppo parlamentare all’ex Presidente del Senato Renato Schifani, attualmente capogruppo in Senato di AP.

Dal Family Day – spiega l’ex numero uno di Palazzo Madama – è arrivato il messaggio che la famiglia è il motore centrale della società, peraltro prevista dalla Costituzione. Una famiglia che reclama il diritto  ad una genitorialità eterosessuale e di poter educare i figli. Una famiglia che non può essere omologata ad una legge – che siamo pronti a fare in Parlamento – per regolare i rapporti delle coppie omosessuali. Noi siamo d’accordo a regolare i rapporti delle coppie omosessuali individuando diritti e doveri purchè non significhi copiare le regole del matrimonio. E poi è arrivato un segnale a tutela dei minori. Il minore è al centro della  nostra attenzione, va tutelato nella continuità affettiva ed educativa. Per noi il modello genitoriale è quello di un uomo e di una donna.

Presidente nello specifico la contrarietà di Area Popolare è sulla equiparazione dei matrimoni omosessuali a quelli eterosessuali e sulla stepchild adoption?

Non vi è dubbio: sono due punti diversi, ma importanti. No alla equiparazione, e vi è una sentenza della Corte Costituzionale del 2010 che chiarisce che dobbiamo intervenire ma non possiamo omologare le unioni civili al matrimonio. E no alla stepchild: è inaccettabile per noi che l’unione civile possa determinare l’automatica adozione del figliastro da parte del partner che non è genitore biologico del minore.