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Diplomazia pontificia, il dovere di proteggere

Minoranze religiose nei conflitti armati | Il Panel su Religious Minorities in Armed Conflict, Ginevra, 8 marzo 2018 | ADF International Minoranze religiose nei conflitti armati | Il Panel su Religious Minorities in Armed Conflict, Ginevra, 8 marzo 2018 | ADF International

La dignità dei bambini è “a rischio” e il migliore interesse del bambino “dovrebbe essere una priorità in ogni situazione umanitaria”. La Santa Sede parla a Ginevra di Diritti del Bambino, ed espone la sua denuncia della situazione internazionale. Sempre a Ginevra, in questa settimana, c’è stato un evento sulla persecuzione dei cristiani, tema forse un po’ dimenticato, eppure sempre attuale.

I diritti dei bambini

Lo scorso 5 marzo, presso il Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra, si è tenuta una sessione sui diritti del bambino. Il discorso dell’arcivescovo Ivan Jurkovic, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, si è concentrato sui numeri.

Nel 2017 – ha notato – ci sono stati 535 milioni di bambini colpiti da disastri umanitari, mentre “c’è un crescente numero di situazioni umanitarie in tutte le regioni del mondo, che colpisce troppe persone, specialmente i nostri bambini, il nostro futuro”.

L’Osservatore della Santa Sede ha notato che “conflitti armati, crisi locali e disastri naturali dovuti al cambiamento climatico” hanno creato “onde di rifugiati, migranti, sfollati e persone sofferenti ogni giorno”, mentre “molti bambini innocenti sono intrappolati in situazioni vulnerabili solo perché stanno vivendo nelle parti più povere del mondo”, o perché appartengono a minoranze etniche e religiose, o perché sono migranti o rifugiati non accompagnati.

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Una situazione drammatica, che ha luogo proprio mentre si celebra il Settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo. Un anniversario che “ci dovrebbe ricordare – ammonisce l’arcivescovo Jurkovic – che la dignità dei nostri bambini è a rischio e che il miglior interesse del bambino dovrebbe essere una priorità in ogni situazione umanitaria”.

In particolare, i diritti umani all’educazione e alla salute “formano il futuro di ogni bambino”, ma i bambini non possono trarre beneficio “da questo o altri diritti umani se non vengono registrati alla nascita”. Ci serve anche un percorso di “educazione e sviluppo”, perché altrimenti i bambini potrebbero diventare una “generazione perduta”.

La Santa Sede chiede di prevenirlo, concedendo accesso a “cittadinanza, salute, educazione e promozione di una cultura di rispetto de diritti umani e della dignità umana di ciascun bambino”.

Per questo, la Santa Sede fa appello a comunità internazionale, governi, società civile e organizzazioni non governative perché questi “collaborino strettamente per proteggere i bambini”, facendo dell’interesse del bambino una delle line guida dell’azione internazionale, da proteggere “in tutte le circostanze e senza condizioni”, con la consapevolezza che “il futuro è nelle mani dei bambini”.

I bambini – prosegue l’arcivescovo Jurkovic – "necessitano attenzione da parte di tutti i membri della famiglia umana che devono condividere la responsabilità di proteggere e di aiutarli a godere della dignità che è stata data da Dio”.

Proteggere le minoranze cristiane

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La missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra ha anche co-organizzato, insieme alla Missione Permanente di Polonia, con la sponsorizzazione della Missione di Ungheria e di Giordania e di ADF International, un convegno per chiedere la protezioen delle minoranze da parte delle Nazioni Unite, chiedendo risposte più veloci contro minacce contro quella dell’ISIS.

Robert Clarke, direttore dell’Advocacy Europea di ADF International, ha sottolieneato che “nessuno dovrebbe essere perseguitato a causa della propria fede”. Clarke ha messo in luce che “i rifugiati cristiani che sono scappati dell’ISIS ci hanno detto che si sono sentiti completamente abbandonati”. Per questo – ha aggiunto – “dovremmo rivisitare il nostro meccanismo legale e politico per assicurarci che I diritti umani siano protetti”.

Come proteggere i gruppi vulnerabili in caso di conflitto armato? Ahmed Shaheed, Special Rapporteur della Libertà di Religione e di Fede delle Nazioni Unite, ha affermato nel suo rapporto annuale che tutti i governi dovrebbero avere il dovere di proteggere le minoranze religiose e garantire il diritto alla libertà religiosa per ogni cittadino.

L’arcivescovo Ivan Jurkovic ha detto che è necessario lavorare per “garantire libertà di religione e di credo per tutti. Questo è il primo passo verso una coesistenza pacifica”.

Nel suo intervento, il nunzio ha sottolineato che “la protezione delle minoranze religiose è una delle responsabilità più urgenti della comunità internazionale”, e denunciato che questa protezione “o manca o è affrontata in maniera inadeguata dalle Nazioni Unite e dal sistema internazionale”.

Sebbene recentemente la situazione abbia causato un certo interesse da parte dei governi, la discriminazione continua, mentre “la persecuzione contro i cristiani oggi è peggio che nei primi secoli della Chiesa, e ci sono più martiri cristiani oggi che in quell’era”.

Il nunzio ha poi sottolineato che “la protezione e le limitazioni” sono due elementi chiave in ogni dibattito sul diritto fondamentale alla libertà religiosa. La quale – afferma – “non riguarda solo il culto o il credo privato. Si tratta piuttosto della libertà di vivere, privatamente e pubblicamente, secondo i principi etici che vengono da principi religiosi”.

È un appello alla libertà di coscienza, che si unisce ad un appello a tutti i credenti di qualunque denominazione religiosa essi siano.

“In un mondo – ha messo in luce l’arcivescovo Jurkovic - in cui varie forme di moderna tirannia cercano di sopprimere la libertà religiosa o tentano di ridurla ad una subcultura senza il diritto ad avere voce nella pubblica piazza, o usano la religione come un pretesto per odio e brutalità, è imperativo per i seguaci di tutte le religioni di unire le loro voci nel chiedere pace, tolleranza e rispetto per la dignità e i diritti degli altri". 

La settimana alle Nazioni Unite di New York

Comincia, alle Nazioni Unite di New York, una delle settimane più dense di impegni, perché dal 12 al 23 marzo si riunisce la Commissione sullo Status delle Donne. Si tratta di una commissione annuale che si focalizza sull'avanzamento delle donne del mondo. È la 62esima sessione, e i temi principali del dibattito riguarderanno le opportunità e le sfide per le donne che vivono in situazioni rurali. 

Durante questa settimana, ci saranno cinque eventi ospitati dall'Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite, che in questo modo punta a scuotere le coscienze. Il tema, infatti, è cruciale. Spesso, dalla Commissione sullo Status delle Donne sono arrivate le posizioni più inaccettabili, come la rivendicazione dell'aborto come un diritto e la difesa a oltranza dei diritti di salute sessuale e riproduttiva.  

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Altro da New York

La fondazione Path to Peace, che supporta i lavori dell'Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha annunciato che conferirà il suo premio annuale al Santa Marta Group, lanciato nell'aprile 2014 dal Cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, e Kevin Hyland, il primo commissario indipendente anti-schiavitù del Regno Unito. Il Papa li ha incontrati al termine di una loro riunione lo scorso 9 febbraio. Lo scopo del Santa Marta Group è quello di creare una linea di collegamento tra la Chiesa e le autorità giudiziarie nel combattere la tratta di esseri umani. 

Nuovi nunzi 

È stato finalmente destinato alla Georgia José Avelino Bettencourt, finora capo del Protocollo della Segreteria di Stato. Era stato destinato lo scorso 1 marzo alla nunziatura di Armenia, che è associata con quella di Georgia, e si attendeva solo la sua nomina ufficiale in Georgia, che è arrivata dopo che sono stati completati alcuni passaggi burocratici.  

Lo scorso 7 marzo, Pap Francesco ha nominato l'arcivescovo Joseph Spiteri come nunzio apostolico in Libano. Prende il posto dell'arcivescovo Gabriele Giordano Caccia, che era stato nunzio nel Paese dei cedri dal 2009 fino al 12 settembre 2017, quando Papa Francesco lo ha destinato alla prestigiosa nunziatura delle Filippine. L'arcivescovo Caccia aveva servito anche in segreteria di Stato come assessore. 

L'arcivescovo Spiteri, maltese di 59 anni, è nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1988. Ha prestato servizio nelle nunziature di Panama, Iraq, Messico, Portogallo, Grecia e Venezuela. Nel 2009, è stato nominato nunzio in Sri Lanka, dove è rimasto fino a ottobre 2013. Quindi, il passaggio alla guida della nunziatura della Costa d'Avorio, da dove Papa Francesco lo ha chiamato per prendere il posto che fu il primo incarico dell'arcivescovo Caccia.  

Brasile – Santa Sede: 10 anni dall’accordo

Nel 2008, Santa Sede e Brasile firmarono un Accordo, in cui venivano definiti i diritti essenziali per lo sviluppo della missione per la Chiesa in Brasile. Per festeggiare il decennale dell’Accordo, la Conferenza Episcopale del Brasile ha istituito una commissione per preparare una serie di eventi commemorativi. Tra questi, una sessione speciale dell’Assemblea Generale dei vescovi del Brasile, che si terrà il prossimo mese ad Aparacida. Molte saranno le pubblicazioni e i libri, e sarà anche pubblicato un opuscolo sull’Accordo.

Padre Evaldo Xavier Gomes, carmelitano, consulente canonico della Conferenza Episcopale del Brasile, ha informato che sarà organizzato anche un grande seminario a Campinas dal 12 al 14 novembre.

L’accordo è stato firmato il 13 novembre 2008. Nel 2011, la Conferenza Episcopale ha istituito la Commissione Episcopale per l’attuazione dell’Accordo, attualmente presieduta dal Cardinale Raymundo Damasceno Assis, arcivescovo emerito di Aparecida.  

Vescovi di Austria e Bosnia Erzegovina per la pace nei Balcani

La plenaria della Conferenza Episcopale di Austria si è riunita la scorsa settimana a Sarajevo “in segno di unità per la Chiesa bosniaca e quella austriaca, legata da una storia comune e da numerosi contatti negli anni”, e al termine dell’assemblea ha diramato una dichiarazione congiunta con i vescovi di Bosnia per chiedere pace nella nazione.

I presuli hanno affermato che “la pace piena e giusta non regna ancora nella Bosnia-Erzegovina a causa delle tensioni e la mancanza di fiducia che mettono in pericolo la convivenza pacifica”.

I presuli si sono appellati ai responsabili politici della Bosnia-Erzegovina e alla comunità internazionale per “promuovere il rispetto dei diritti umani e della libertà di tutti i membri della società, trattando in maniera uguale i tre popoli che vivono in questa terra”.

I membri della presidenza della Bosnia sono stati di recente in visita da Papa Francesco, mentre al termine dello scorso anno era risuonato l’appello del Cardinale Vinko Puljic, arcivescovo di Sarajevo, che aveva sottolineato la difficile situazione che causava l’esodo dei cristiani dalla Bosnia.

I vescovi austriaci hanno anche sottolineato che “dopo gli incontri effettuati con le autorità politiche e i capi delle comunità religiose, i vescovi austriaci si impegnano a rimanere vicini al popolo del Paese balcanico e a rendersi messaggeri della drammatica situazione che i cattolici stanno vivendo in molte parti della Bosnia-Erzegovina”.

I vescovi bosniaci hanno accolto la presenza dei confratelli di Austria come “espressione di solidarietà nei confronti dei bisognosi che ancora soffrono dalle conseguenze della guerra, nonché un segnale per i giovani che da tanti anni decidono di lasciare il Paese, andando nell’Europa occidentale e anche in Austria”.