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Eutanasia sui bambini? L’Olanda sta dicendo sì, e il Cardinale Eijk spiega perché no

Una proposta di legge in Olanda prevede la non punibilità dei medici che praticano l’eutanasia su bambini dall’1 a 12 anni, su certe condizioni. Ma il Cardinale Eijk non ci sta

Cardinale Eijk | Il Cardinale Wilhelm Jacobus Eijk | Conferenza Episcopale Olandese Cardinale Eijk | Il Cardinale Wilhelm Jacobus Eijk | Conferenza Episcopale Olandese

Terminare una vita non è mai un modo lecito di lenire la sofferenza”. Non ha dubbi il Cardinale Wilhem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht, referente della Conferenza Episcopale Olandese per i temi di bioetica. Con una presa di posizione scritta pubblicata sul sito della Conferenza Episcopale olandese, il Cardinale – che è stato medico e ha un dottorato in bioetica proprio con una legge sull’eutanasia – smonta punto per punto la nuova proposta di legge che permetterebbe di praticare l’eutanasia anche su bambini al di sotto dei 12 anni. Insomma, non ci sarebbero più limiti alla pratica, che l’Olanda ha legalizzato per prima.

Lo scorso 13 ottobre, Hugo de Jonge, ministro della Salute dei Paesi Bassi, ha annunciato un nuovo disegno di legge sul tema dell’eutanasia, che punta a garantire che i pediatri che pratichino l’eutanasia su bambini con sofferenze disperate e senza prospettive di vita non siano perseguibili per legge.

Una bozza, nota il Cardinale Eijk, che porta con sé una questione fondamentale: la creazione per l’attiva terminazione della vita nei bambini non andrà a scoraggiare la ricerca per un miglioramento delle cure palliative solo perché il terminare la vita sembra una soluzione più efficace?”.

Il Cardinale sottolinea anche che “coloro che mettono attivamente fine alla propria vita a causa di qualche forma di sofferenza, abbandonano il principio che la vita è un valore essenziale”. E infatti, ricorda, “la storia della discussione sull’eutanasia negli ultimi quaranta anni mostra che i criteri per eseguire l’eutanasia sono stati ampliati sempre di più. Non succederà lo stesso per quanto riguarda i bambini”.

In particolare, l’arcivescovo di Utrecht mette in luce che la legge attuale sull’eutanasia stabilisce che un dottore che pratica l’eutanasia, o assiste nel suicidio, non può essere processato o punito se lo fa a certe condizioni: che la richiesta sia volontaria e durevole; che la sofferenza del paziente sia insopportabile e incurabile; che non ci siano altri trattamenti per ridurre la sofferenza.

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Tra i 12 e 16 anni, si può chiedere l’eutanasia con il consenso dei genitori. Tra i l6 e i 18 anni, i genitori devono essere consultati. Per quanto riguarda i bambini non nati, l’aborto è possibile fino alle 24esima settimana, ma c’è la possibilità dell’aborto oltre le 24 settimane su certe condizioni, e addirittura si può terminare la bambina di neonati seriamente malati o disabili fino all’età di un anno.

Restava dunque il buco dei bambini tra l’1 e i 12 anni, che non è regolamentata. Una ricerca del governo, nota il Cardinale Eijk, “ha raccomandato il miglioramento delle cure palliative e della conoscenza delle cure palliative per bambini”, perché “la sofferenza può essere trattata in maniera adeguata con appropriate cure palliative”, e solo in pochi casi all’anno (tra i 5 e i 10, secondo il rapporto) le cure palliative non sono sufficienti.

Il nuovo regolamento annunciato, tuttavia, permette anche l’eutanasia se ci sono “cause di forza maggiore”, che sono “il conflitto tra il dovere del dottore di proteggere e preservare la vita del pazienta al meglio delle sue abilità e il suo dovere di mostrare misericordia, eliminando la sofferenza del paziente”. L’idea – spiega il Cardinale Eijk – che si può terminare la sofferenza solo con la morte, allora si sta agendo in causa di forza maggiore, e per questo – è l’idea – non punibile, mentre l’eutanasia resta punibile per sé.

Questo, denuncia Eijk, porterà al fatto che “le vite delle persone possono essere in alcune condizioni terminate dai dottori dal concepimento e in ogni momento della vita”.

Ma il valore della vita “non può essere posto contro niente altro”, e la fine della vita “non è un mezzo moralmente lecito per porre fine alla sofferenza”, le cure palliative sono una soluzione e sono la prima raccomandazione eppure – è questa la domanda – la possibilità di porre fine ad una vita potrebbe anche portare alla non necessità di studiare nuove cure palliative.

Il Cardinale Eijk nota che si tratta della fine di un piano inclinato sul quale si è avviata l’Olanda, che ha sempre più alzato l’asticella sull’eutanasia. Questa “era considerata accettabile” agli inizi degli Anni Ottanta solo nella fase terminale di una malattia fisica. Poi, anche prima della fase terminale. Quindi, negli Anni Novanta, “l’eutanasia fu anche applicata ai disordini psichiatriche e la demenza”, e dall’inizio del secolo è stata applicata ai neonati disabili, e presto ai bambini dall’1 ai 12 anni.

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Se questo è il trend, dice il Cardinale, non c’è il rischio succederà lo stesso anche per l’eutanasia sui bambini?

Il Cardinale Eijk conclude: “Non fate quest’ultimo passo, rendendo l’eutanasia applicabile a tutte le età. Posso sbagliare. Ma nel senso che forse questo non è l’ultimo passaggio, ma ce ne potrebbero essere altri”.