Le “condoglianze per la scomparsa del Rabbino Elio Toaff, già Rabbino Capo di Roma”, ma anche il suo “ricordo riconoscente di quest’uomo di pace e di dialogo, che accolse il Papa Giovanni Paolo II nella storica visita al Tempio Maggiore”. Papa Francesco ricorda l’esponente ebreo scomparso ieri sera a quasi cento anni, incontrando in Vaticano una delegazione della Conference of European Rabbins e attraverso una lettera al Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.

“Desidero esprimere la mia sentita partecipazione al lutto dei familiari e dell’intera Comunità Ebraica della Capitale” per la perdita dell’“insigne guida”, “protagonista della storia ebraica e civile italiana degli ultimi decenni”, che “seppe conquistare comune stima ed apprezzamento per la sua autorevolezza morale, congiunta a profonda umanità”.

“Ricordo con riconoscenza il suo generoso impegno e la sincera disponibilità per la promozione del dialogo e delle relazioni fraterne tra ebrei e cattolici – scrive ancora Francesco -, che hanno visto un momento significativo nel suo memorabile incontro con San Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma”.

Nel corso dell’incontro con i Rabbini europei, il Papa ha ricordato che dopo la dichiarazione conciliare Nostra Aetate, di cui si ricorderà il cinquantesimo anniversario il prossimo 28 ottobre, “il dialogo tra la Chiesa Cattolica e le Comunità ebraiche procede ormai da quasi mezzo secolo in maniera sistematica”, ha detto il Papa: “ripensiamo a questi anni rallegrandoci per i progressi fatti e per l’amicizia che, nel frattempo, è andata crescendo tra di noi”.


Nel suo discorso, Francesco fa riferimento all’Europa, in cui “preoccupano le tendenze antisemite e alcuni atti di odio e di violenza”. A tal proposito, “ogni cristiano non può che essere fermo nel deplorare ogni forma di antisemitismo, manifestando al popolo ebraico la propria solidarietà”.

Citando il 70° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz, “che ha visto il consumarsi della grande tragedia della Shoah”, il Papa ha chiesto che “la memoria di quanto accaduto, nel cuore dell’Europa, serva da monito alla presente e alle future generazioni”.

Ecco perché, “vanno altresì condannate dappertutto le manifestazioni di odio e di violenza contro i cristiani e contro i fedeli di altre religioni”, partendo da un assunto, che in Europa “è quanto mai importante dare rilievo alla dimensione spirituale e religiosa della vita umana”.

“In una società sempre più segnata dal secolarismo e minacciata dall’ateismo – ha detto Francesco  -, si corre il rischio di vivere come se Dio non esistesse. L’uomo è spesso tentato di mettersi al posto di Dio, di considerarsi il criterio di tutto, di pensare di poter controllare ogni cosa, di sentirsi autorizzato ad usare tutto ciò che lo circonda secondo il proprio arbitrio”.

“Ebrei e cristiani – ha continuato - hanno il dono e la responsabilità di contribuire a mantenere vivo il senso religioso degli uomini di oggi e della nostra società, testimoniando la santità di Dio e quella della vita umana: Dio è santo, e santa e inviolabile è la vita da lui donata”.