“Che Dio ci ami è una realtà talvolta poco accessibile. Ma quando scopriamo che il suo amore è soprattutto perdono, il nostro cuore si rasserena e anche si trasforma. Ma cosa vuol dire amare? Sarà forse condividere le sofferenze dei più maltrattati? Sì, proprio questo. Sarà forse avere un’infinita bontà di cuore e dimenticare se stessi per gli altri, in modo disinteressato? Sì, certamente. E ancora: cosa vuol dire amare? Amare è perdonare, vivere da riconciliati. E riconciliarsi è sempre una primavera dell’anima”.

Sono le parole di Frere Roger Schutz, il monaco svizzero fondatore della Comunità di Taizè, ucciso mentre pregava il 16 agosto di 11 anni fa. La notizia della sua uccisione fece rapidamente il giro del mondo. A darne conto la mattina dopo fu anche Papa Benedetto XVI che tratteggiò la figura del monaco come quella di un uomo che "ci ammonisce e ci esorta ad essere fedeli lavoratori nella Vigna del Signore sempre, anche in situazioni tristi, sicuri che il Signore ci accompagna e ci darà la sua gioia".

Il Priore di Taizè scriveva - in una delle sue ultime lettere - di amore, perdono e riconciliazione. Tre temi che sono state vere e proprie stelle polari della sua incessante opera ecumenica. Tre temi quanto mai attuali oggi, mentre la Chiesa celebra il Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco.

"Per vivere Cristo in mezzo agli altri - spiegava ancora Frere Roger in una delle sue meditazioni - uno dei maggiori rischi è il perdono. Perdonare e perdonare ancora, ecco ciò che cancella il passato e immerge nell'istante presente. Perdonare: in questo è l'estremo dell'amore. Gli uomini sono a volte severi. Dio, invece, viene a rivestirci di compassione. Mai, assolutamente mai Dio è un tormentatore della coscienza umana . Lui tesse la nostra vita come un bel vestito , con i fili del suo perdono. Nasconde il nostro passato nel cuore di Cristo e già si prende cura del nostro futuro. La certezza del perdono è la più inaudita, la più inverosimile, la più generosa realtà del Vangelo. Essa rende liberi, incomparabilmente".