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Gallagher: "La discriminazione religiosa non è più questione di minoranze"

OSCE | Una seduta del Consiglio Permanente dell'OSCE | Wikimedia Commons OSCE | Una seduta del Consiglio Permanente dell'OSCE | Wikimedia Commons

Non sono più le minoranze a subire le discriminazioni. La denuncia arriva dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri vaticano”, che per la prima volta in questa veste interviene al Consiglio Ministeriale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea (OSCE), in programma a Belgrado il 3 e 4 dicembre.

Il tema è “In difesa della Libertà di Religione”. Un tema cruciale nella stessa Europa, dove i casi di violazione della libertà religiosa (da ricordare il caso dell’hostess di British Airways, cui veniva impedito di portare un piccolo crocefisso) si moltiplicano a tutti i livelli. Nel 2012, infatti, la Santa Sede intervenne spiegando come le comunità religiose fossero “spazi di libertà” e non comunità da combattere.

Un approccio umano che viene ripreso dall’arcivescovo Gallagher nel suo intervento, il primo al Consiglio ministeriale dell’OSCE da ministro degli Esteri vaticano. Il suo approccio viene rafforzato con una citazione del Cardinal Agostino Casaroli, Segretario di Stato vaticano per diversi anni e rappresentante della Santa Sede alla conferenza di Helsinki che 50 anni fa portò proprio alla costituzione dell’OSCE. Diceva il Cardinal Casaroli che ci voleva “una Europa dei diritti degli uomini e dei popoli: questo è ciò che deve essere realizzato sempre più pienamente. È già una convinzione che percorre i continenti: il rispetto della dignità umana è il bene più grande da perseguire”.

Eppure, ancora oggi, “in tutta l’area OSCE molte persone e comunità sono soggette a minacce, atti di ostilità e violenza a causa della loro identità religiosa, razziale o etnica”. Fenomeni che possono far sviluppare “violenza e conflitti in una scala più ampia”, in questo modo “minando la pace e la stabilità della ragione”, motivo per cui “ci vuole una risposta specifica”.

Una risposta che viene da un dato di fatto: ormai parlare di violenze alle minoranze è “superato”, poiché “le vittime possono appartenere sia alla maggioranza che alla minoranza”, e in particolare “nel caso dei cristiani, è riconosciuto che patiscono persecuzione in molte nazioni, ma anche in nazioni dove sono la maggioranza, nei quali, in maniera subdola, possono essere soggetti ad una riduzione dei loro diritti”.

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Si deve stare attenti, insomma, perché tra l’altro i diritti umani sono ormai “indivisibili e interdipendenti” e dunque “l’impegno per la tolleranza e la non discriminazione non possono essere separate da un impegno più ampio per la libertà di religione e di credo”.

La Santa Sede “insiste” sulla libertà di religione “non perché ignora le alter libertà”, ma perché “la libertà religiosa è la cartina di tornasole per il rispetto di tutti gli altri diritti umani e libertà fondamentali”.

Altri temi: sull’uguaglianza dell’uomo e della donna, l’arcivescovo Gallagher dice un fermo no al gender, dato che “crede fermamente che maschio e femmina” differenziano “due individui uguali in dignità, che tuttavia non riflette una eguaglianza statica, perché la specificità della donna è differente dalla specificità del maschio, e questa differenza nell’eguaglianza è arricchente e indispensabile per l’armonia della vita nella società”. Per questo, “la Santa Sede supporta quegli impegni diretti a una vera e autentica eguaglianza tra uomo e donna”, molti dei quali anora da implementare.

Capitolo ambiente. L’essere umano – dice l’arcivescovo Gallagher – “è parte dell’ambiente”, vive in comunione con esso, dato che “lo stesso ambiente impone limiti etici, che l’attività umana deve riconoscere e rispettare”. Ma l’abuso dell’ambiente è anche accompagnato da “processi di esclusione”, e questo è “una negazione della fraternità umana”, e “i poveri sono quelli che più soffrono”, perché “vittime della cultura dello scarto”.

Non bastano più “gli impegni solenni”, serve che la volontà politica sia “efficace, pratica e costante”, e che facciano “passi concreti e azioni immediate per preservare e sviluppare l’ambiente naturale”, mettendo così fine “quanto più presto possibile alla esclusione sociale ed economica” che porta con sé “il mercato degli organi, lo sfruttamento sessuale, la schiavitù, il traffic di armi, il terrorismo e il crimine internazionale organizzato”.

Cosa può fare l’OSCE in questo momento di terrorismo? Dovrebbe “scoraggiare i conflitti e restaurare un clima di fiduia e confidenza tra gli Static he ne prendono parte”, eppure gli strumenti che l’OSCE ha “sono ineffettivi se non c’è una volontà politica sufficiente per svilupparle in buona fede, e se manca il dialogo sincere”.

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La Santa Sede supporta e incoraggia “un dialogo costruttivo in cerca di migliori soluzioni e strumenti” per mantenere la pace e la sicurezza.

Infine, il capitolo disarmo. La Santa Sede “apprezza i risultati nel rafforzare la sicurezza di un eccessivo stoccaggio” di armi e munizione, e “valorizza gli sforzi dell’OSCE nel rafforzare “il coordinamento e la coerenza di affrontare le minacce transnazionali” inclusa la minaccia del terrorismo.