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Gesù ammonisce: é terribile non amare. XXIV Domenica del Tempo Ordinario

Gesù ammonisce  |  | Cappella della Nunziatura di Parigi/ Centro Aletti Gesù ammonisce | | Cappella della Nunziatura di Parigi/ Centro Aletti

Domenica scorsa abbiamo meditato, aiutati dalle parole di Gesù, sulla condotta da tenere nei confronti dei fratelli che commettono il peccato. Oggi  è l’Apostolo Pietro che pone a Cristo un caso ben preciso: Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me?

Non si tratta, dunque, di “un” peccato in generale che corre il pericolo di danneggiare la credibilità e la vita della comunità, ma di una situazione che tocca l’atteggiamento da assumere quando da altri riceviamo il male. L’istinto è quello di ricambiare. Questa propensione alla vendetta rende molto difficile il perdono.

Pietro, con la vivacità e la franchezza che lo caratterizzano, sottolinea che a tutto c’è un limite e, pertanto, proponendo di perdonate sette volte consecutive a chi ti fa del male si considera molto generoso. Ma, una volta ancora, Gesù fa saltare tutti i nostri calcoli e le nostre visioni umane e invita a un perdono senza misura: bisogna perdonare sempre perché solo il perdono senza limiti assomiglia al perdono di Dio che in Cristo ha avuto pietà dell’umanità e ha perdonato tutte le sue colpe.

Infatti, Gesù, l’innocente che non ha conosciuto alcuna colpa, mentre veniva torturato, insultato, condannato ingiustamente e crocifisso ha perdonato i suoi carnefici: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno (lc. 23.33).

La misericordia ed il perdono costituiscono senza alcun dubbio una delle novità portate da Gesù nel mondo. Tutte le religioni e anche tutti i movimenti politici lottano contro il male e hanno compassione per coloro che soffrono…ma prendono le distanze da coloro che “fanno il male”.

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Nella parabola di oggi, Gesù, invece, insegna che il perdono fraterno è la conseguenza, la risposta, il segno dell’efficacia del perdono di Dio che ha raggiunto la mia vita. Infatti, il servo che non perdona è condannato perché egli – oggetto per primo del perdono di Dio - tiene il perdono per sé, e non permette che il suo perdono diventi gioia e perdono anche per i fratelli.

Il testo evangelico si chiude con una parola severa di Gesù: Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello. Si tratta di un ammonimento importante. Non per nulla il Signore lo ripresenta alla nostra vita quotidianamente attraverso la preghiera del “Padre nostro”: Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori. Dio non punisce nessuno. Sono gli uomini che con le loro azioni cariche di odio e di non-perdono si condannano all’inferno, luogo del non-amore. Gesù misericordiosamente ci ammonisce: è terribile non amare. Dunque, perdonate!