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Giornata mondiale della salute mentale, Turkson: “Il COVID ha inciso sui numeri”

Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Salute Mentale, il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, mette in luce che il dramma si è acuito con la pandemia

Cardinale Peter Turkson | Il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale | Archivio ACI Cardinale Peter Turkson | Il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale | Archivio ACI

Il numero dei disturbi mentali è cresciuto profondamente durante il periodo della pandemia, che è comunque da considerare “il fattore precipitante di una crisi a più dimensioni che ha radici nell’inadeguatezza delle politiche sociali, sanitarie ed economiche”. Il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, mette in luce come la pandemia abbia acuito un fenomeno che però era già presente, quello dei disturbi mentali.

È dal 1992 che si celebra la Giornata Mondiale della Salute Mentale il 10 ottobre, e Papa Francesco ne ha fatto cenno anche all’Angelus. La Chiesa, d’altronde, è sempre in prima linea quando si tratta di curare gli ultimi, con strutture sanitarie e di recupero sparse in tutto il mondo che sono parte integrante della sua missione.

Il cardinale Turkson nota che “in tutto il mondo, sono molte le violazioni dei diritti umani commesse contro persone con disturbi mentali”; rileva che i disturbi mentali, nella metà dei casi, compaiono prima dei 14 anni, “tanto che il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani dai 15 ai 29 anni”; e mette in luce che, se prima dell’emergenza sanitaria, c’erano quasi un miliardo di persone al mondo con disturbi mentali, ora i numeri sono anche più alti, anche a causa delle restrizioni sociali imposte nella prima fase dell’emergenza che hanno portato “all’acuirsi di diverse forme di dipendenza, tra cui quella del gioco di azzardo”.

Le misure anti pandemia sono state “motivo di solitudine” per le persone con disagio mentale, che hanno trovato impossibile “coltivare i rapporti abituali”, e ha visto crescere “la condizione di emarginazione, soprattutto per le persone che sono ospitae presso istituti di assistenza sociale e ospedali psichiatrici”.

La pandemia ha inciso sui numeri, ma è solo “il fattore precipitante” di una crisi a più dimensioni, alimentata “dall’indebolimento diffuso dei valori spirituali, del senso di responsabilità e del valore della solidarietà”, mentre aumenta “il divario tra ricchi e poveri”.

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Povertà e disuguaglianza “incidono sullo sviluppo psichico della persona e sulla sua salute mentale”, già colpite da uno “svantaggio sociale” che si vive dall’inizio. Secondo il Cardinale Turkson “per ridurre l’incidenza dei disturbi mentali associati alle diseguaglianze sociali è dunque necessario adottare politiche tese a migliorare l’ambiente, fisico e sociale, che accoglierà il nascituro, come pure le condizioni di vita durante la prima infanzia, l’età scolare, nel periodo che vede la realizzazione di progetti familiari e ambizioni professionali, e nell’età più matura. In particolare, si è osservato che assicurare ai bambini condizioni di vita ottimali, sin dall’inizio, offre maggiori probabilità di benessere, anche mentale, in età adulta, con benefici diretti anche sulla comunità di appartenenza”.

Il cardinale nota le tre fragilità sperimentate in ogni cultura quando viene a mancare la salute mentale: quella della malattia, quella della dissoluzione della propria identità quella sociale.

Il Cardinale Turkson si appella per “porre fine a questo stigma, personale e familiare, intervenendo sulle cause che conducono alla condizione di rifiuto e isolamento”. Fondamentale è il ruolo della comunità di cura, e per questo “è necessario abbandonare l’attuale paradigma di sviluppo per adottare un modello culturale che rimetta al centro la dignità dell’uomo e promuova il bene per i singoli individui e per l’intera umanità”.

Nel messaggio, si legge che è “è tempo di tornare a prendersi cura della fragilità di ogni uomo e ogni donna, di ogni bambino e ogni anziano, con l’atteggiamento attento e solidale del buon samaritano”, creando una “comunità di cura”, come quella che già esiste formata da tanti “samaritani nascosti”. Per questo, la Santa Sede “auspica dunque il potenziamento del sistema sanitario a tutela della salute mentale, anche mediante il sostegno alle realtà impegnate nella ricerca scientifica sulle malattie mentali e la promozione di modelli di inclusione sociale”.

Questa è la direzione – conclude il messaggio – che sta prendendo il dicastero con la Commissione Vaticana COVID 10 “per esprimere la sollecitudine e l’amore della Chiesa per l’intera famiglia umana di fronte alla pandemia”.

Attingendo ad una ricchezza di competenze da comunità locali, piattaforme globali ed esperti accademici – viene spiegato la Commissione cerca cambiamenti ampi e coraggiosi: dignità nel lavoro, nuove strutture per il bene comune, solidarietà al centro del governo e natura in armonia con i sistemi sociali”.

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L’obiettivo “non è solo quello di alleviare la sofferenza immediata, ma anche quello di avviare la trasformazione dei cuori, delle menti e delle strutture verso un nuovo modello di sviluppo che prepari un futuro migliore per tutti”.