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Giovedì Santo e “un giro per i Sepolcri”. In che consiste questa tradizione?

"Andiamo a fare un giro per i sepolcri". È questo il “mood” e la frase che molti ( adulti, ragazzi e bambini) pronunciano la sera del Giovedì Santo.

Un sepolcro a Trastevere |  | VG / ACI Stampa Un sepolcro a Trastevere | | VG / ACI Stampa

"Andiamo a fare un giro per i sepolcri". È questo il “mood” e la frase che molti ( adulti, ragazzi e bambini) pronunciano la sera del Giovedì Santo. Un momento atteso da parrocchie, famiglie ma anche da semplici passanti o turisti. Ma cosa è davvero questa tradizione? E come mai in molte parti d'Italia molti girano la propria città o il proprio paese per un famoso "giro delle sette Chiese"?

Cominciamo con il dire che il sepolcro non è altro che "l'altare della reposizione", ossia il luogo in cui, nella liturgia cattolica, viene riposta e conservata l'Eucaristia al termine della messa vespertina del Giovedì santo, la Messa nella Cena del Signore.

Questo altare non coincide con l'altare dove è di consueto riporre il Santissimo Sacramento e la sera del Giovedì Santo parrocchie e chiese adornano questo "speciale altare" in modo davvero solenne, con composizioni floreali, candele, piante e altri simboli. Di solito troviamo fiori bianchi, il vino fatto bollire con l’incenso, i semi di grano germogliati ( soprattutto al sud ), la riproduzione della tavola dei 12 apostoli con il pane, simbolo del sacrificio. Alcuni sono davvero scenografici. Nelle chiese sono previsti anche momenti di preghiera collettiva o piccole veglie, come preparazione in vista della Passione di Gesù

 "Andare a fare i Sepolcri" (si dice così soprattutto nei centri dell'Italia meridionale) significa proprio il visitare, a partire dal pomeriggio tardo del giovedì, “il sepolcro di Cristo addobbato”.

C'è anche un numero di chiese da visitare da rispettare e seguire. È buona prassi che ogni fedele visiti da cinque, quante sono le piaghe di Cristo, a sette, quanti sono i dolori della Madonna, di questi allestimenti in varie chiese vicine la propria casa o nel quartiere che sceglie di curiosare.

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A Napoli sette in realtà è il numero perfetto e in passato anche il numero di chi voleva ottenere l’indulgenza. Perché sette sono anche i gradi della perfezione, le sfere celesti e i rami dell’albero cosmico, sette i maggiori pianeti del sistema solare.

Questa tradizione è un momento del Triduo Pasquale nel quale ritrovarsi con amici e parenti, sostare un attimo in meditazione e preghiera. Al Sud sono davvero sentiti i sepolcri e accompagnati anche da simboli ben precisi.

Soprattutto in Sicilia gli altari sono adornati dai “lavureddi”. Il termine deriva da “lavuri”, in siciliano viene definito così l’esteso campo di grano preparato dai contadini. Le famiglie si occupano di preparare in piatti o ciotole di ceramica queste piccole coltivazioni “i lavureddi”, fatti con grano o cereali adagiati sulla stoppia. Sono conservati in un luogo al buio e senza che soffrano la mancanza dell’acqua. Si “fa a gara”, nelle parrocchie della Sicilia, a preparare il miglior “sepolcro” ovvero l’altare meglio addobbato con queste tradizionali composizioni.

 

 

 

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