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Giubileo 2025, i cattolici negli Emirati Arabi “migranti e pellegrini di speranza”

La piccola comunità cattolica negli Emirati Arabi Uniti è fatta soprattutto di migranti. E a loro che si rivolge il vescovo Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia del Sud

Vescovo Martinelli | Il vescovo Paolo Martinelli apre il Giubileo negli Emirati Arabi Uniti | AVOSA Vescovo Martinelli | Il vescovo Paolo Martinelli apre il Giubileo negli Emirati Arabi Uniti | AVOSA

La Chiesa del Golfo è una Chiesa di migranti, sempre in movimento. E lo sottolinea il vescovo Paolo Martinelli, OFM Cap., vicario apostolico dell’Arabia del Sud, in una lettera pastorale in occasione del Giubileo sul tema “Migranti e Pellegrini di Speranza”, diffusa ai fedeli del vicariato nel gennaio 2025.

Il vicariato apostolico dell’Arabia del Sud - che tocca il territorio degli Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen - conta di poco più di un milione di cattolici su un totale di 45,2 milioni di abitanti. Nel suo territorio, ci sono 17 parrocchie, 14 sacerdoti secolari diocesani, 55 sacerdoti regolari diocesani, 57 membri degli istituti religiosi maschili, 50 membri degli istituti religiosi femminili, 31 istituti educativi, 6 istituti di beneficenza.

A questo sparuto gruppo di cristiani si rivolge il vescovo Martinelli, partendo appunto dal tema del Giubileo, che è “Pellegrini di speranza”.

Nella sua lettera pastorale, il vescovo sottolinea che la speranza cristiana è fondata su Dio piuttosto che sull’ottimismo, e per questo resta salda anche nelle tribolazioni, e questa è una caratteristica dei fedeli migranti, i quali affrontano le sfide di separazione, adattamento e provvisorietà nelle loro vite.

Martinelli chiede di vedere lo status di migrante come parte del nostro viaggio spirituale, perché “se fissiamo la nostra speranza in cose che passeranno, ci esponiamo alla delusione perché tutto cambia. Ma se riconosciamo che Cristo è la nostra speranza, potremo anche vivere situazioni difficili con pazienza e tenace, sapendo che Dio ci fa sempre completare il bene che ha cominciato in noi.

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“Siamo – afferma – una Chiesa di migranti, veniamo da oltre un centinaio di nazioni differenti, la nostra vita dipende dalle condizioni del nostro lavoro e da molte circostanze che non sono sotto il nostro controllo. Proprio in questa situazione di migranti, siamo chiamati a vivere con particolare intensità l’esperienza di essere pellegrini di speranza”.

E questo perché “essere migranti significa sempre affrontare limitazione. Anche se abbiamo molto aiuto, non possiamo avere lo stesso aiuto che abbiamo nelle nostre nazioni di origine.  Ci troviamo in una nazione molto differente. Come pellegrini di speranza siamo chiamati a lavorare con tutte le persone di buona volontà per costruire un mondo più fraterno”.

Il vescovo Martinelli ricorda anche che l’essere migranti “è una condizione sempre più comune nel mondo”, e che la storia dell’umanità è “caratterizzata da profondi processi migratori che hanno mischiato i popoli. A volte si è trattato di processi pacifici, altre volte turbolenti”. Ma oggi “le migrazioni sono diventate un fenomeno globale”.

Il vescovo chiede di “camminare insieme, non da soli”, ricorda il 1700esimo anniversario del Concilio di Nicea.

In conclusione, il vescovo Martinelli invita a partecipare ad un pellegrinaggio ad una delle Chiese del Giubileo e di partecipare agli incontri che saranno tenuti nelle parrocchie per approfondire il contenuto della nostra fede.

Le chiese giubilari del Vicariato sono la chiesa di Sant’Antonio in Ras Al Khaimah negli Emirati Arabi Uniti e quella dei Santi Pietro e Paolo a Ruwi in Oman.

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