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Gli "angeli del fuoco" in Vaticano, il Corpo dei vigili voluto da Pio XII

Vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano |  | vaticanstate.va
Vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano | | vaticanstate.va
I Vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano  |  | Vaticanstate.va
I Vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano | | Vaticanstate.va
Vigili del Fuoco, una foto d'epoca |  | vaticanstate.va
Vigili del Fuoco, una foto d'epoca | | vaticanstate.va
I vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano  |  | Daniel Ibanez / CNA
I vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano | | Daniel Ibanez / CNA
I vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano  |  | Daniel Ibanez / CNA
I vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano | | Daniel Ibanez / CNA
I vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano  |  | Daniel Ibanez / CNA
I vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano | | Daniel Ibanez / CNA
I vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano  |  | Daniel Ibanez / CNA
I vigili del Fuoco dello Stato della Città del Vaticano | | Daniel Ibanez / CNA

Gli “angeli del fuoco” o gli “angeli dei terremoti”. Questi sono gli appellativi con i quali spesso ci si rivolge al corpo dei vigili del fuoco, protagonisti negli ultimi anni nelle diverse calamità sismiche che hanno colpito l’Italia centrale.

Tragici eventi che hanno visto la partecipazione anche del corpo dei vigili del fuoco dello Stato della Città del Vaticano, istituito nel 1941 da Papa Pio XII per la salvaguardia delle persone, degli animali e dei beni, con operazioni antincendio, di primo soccorso e di protezione civile.

Dopo una riforma nel 2002 di Papa Giovanni Paolo II, il corpo passò dalle dipendenze della Direzione dei servizi tecnici del Governatorato alla Direzione dei servizi di sicurezza, al cui vertice è posto proprio l'ispettore generale della gendarmeria: Domenico Giani.

Attualmente il corpo dei vigili del fuoco del Vaticano è composto da 30 unità, sotto la guida dall’ufficiale addetto il maggiore Paolo De Angelis.

In un’intervista rilasciata a EWTN, lo stesso De Angelis ci guida alla scoperta delle particolarità che si celano dietro ad un vigile del fuoco dell’urbe vaticana.   

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Quali sono le particolarità del lavoro di un vigile del fuoco all’interno dello Stato Pontificio?

Questo lavoro è particolare perché innanzitutto oltre ad unire il mestiere del vigile del fuoco ci dà la possibilità di stare in contatto con il Santo Padre, ma soprattutto stare in uno scrigno d’arte come il Vaticano.

Poi abbiamo anche la fortuna di vedere spesso il Santo Padre. Ad esempio lo vediamo prima e dopo i suoi viaggi apostolici, quando utilizza l’elicottero: Parte e arriva dall’eliporto Vaticano. Papa Francesco è molto aperto all’incontro, e prima di ogni decollo o atterraggio viene sempre verso di noi a salutarci.

Come bisogna fare per entrare a far parte del corpo dei vigili del fuoco del Vaticano? Quali sono i requisiti richiesti?

Innanzitutto bisogna avere i requisiti per essere assunto. Poi è necessario essere di religione cattolica e avere tra i 21 e i 25 anni. Occorre anche avere una lettera di presentazione del proprio parroco che è quello che vive la cristianità delle persone in maniera più diretta. E infine inviare una domanda al nostro corpo.

 Cosa si prova “spiritualmente”, per così dire, ad essere un vigile del fuoco nello stato dove risiede il Papa?

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Per noi la parte spirituale è molto importante. Il rapporto con il nostro cappellano è molto stretto, con il quale noi regolarmente facciamo anche una formazione religiosa.

 Da tempo si parla dell’“allarme cupola” della Basilica di San Pietro. Ci può spiegare con esattezza di cosa si tratta?

L’intervento sulla Cupola di San Pietro è uno degli interventi più difficoltosi anche dal punto di vista fisico. Noi portiamo giù soprattutto persone colpite da attacchi di cuore, oppure da attacchi di panico.

Il percorso della cupola è molto particolare. Ci si trova in spazi ristretti e con la presenza di molte persone. Quando parte l’allarme cupola, noi abbiamo su tutto il suo percorso un sistema di telecamere che monitora tutto il percorso della cupola. Sotto queste telecamere c’è un pulsante d’allarme. Quando lo si spinge il nostro operatore della sala operativa prende direttamente contatto con la persona colpita, e allerta sia il corpo dei vigili del fuoco che i servizi sanitari.

Una volta scattato l’allarme parte una squadra dei vigili del fuoco con un rianimatore e degli infermieri. Quando si arriva sulla cupola si verificano le condizioni della persona: Se bisogna portarlo giù lo si fa con un barella a sacco. E una volta arrivati a terra spetta al medico rianimatore la scelta se portare la persona colpita in un qualsiasi ospedale romano.

 Quali sono le altre emergenze alle quali siete chiamati a intervenire?

Noi abbiamo una media di 600 interventi annui. Tra questi circa una ventina sono allarmi fuoco. Però c’è una particolarità da sottolineare: Il Vaticano ha oltre 200 impianti di rivelazione incendio, quindi si lavora molto sulla prevenzione che ci permette di intervenire in tempi ragionevoli per evitare quanto più possibile eventuali danni.   

Un altro intervento che ci capita spesso di fare da circa due anni a questa parte, è la vigilanza antincendio degli atterraggi e decolli delle eliambulanze provenienti da tutta Italia per l’Ospedale Bambino Gesù.

Un altro compito che siamo chiamati a svolgere sono gli allagamenti. Un lavoro molto importante perché il Vaticano si trova sopra le falde del Tevere. Quindi in casi eccezionali di pioggia si verificano molte inondazioni, soprattutto negli scantinati.

Oltre ad intervenire all’interno dello Stato Vaticano, interveniamo in tutte le zone extraterritoriali presenti sia nella città di Roma che fuori: per esempio a Castel Gandolfo o Santa Maria di Galleria dove c’è la centrale di Radio Vaticana.

Oltre a queste emergenze avete anche un ruolo importante durante il periodo del conclave. Ci può riassumere brevemente il lavoro che svolgete in occasione di questo evento? 

Durante il conclave, oltre ad occuparci della vigilanza, facciamo una cosa che poi è sotto gli occhi di tutto il mondo: fissiamo la parte finale della canna fumaria, il comignolo, cioè la parte che esce sul tetto della Cappella Sistina da dove poi uscirà la fumata bianca.

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Nei vari eventi sismici che ha colpito l’Italia centrale anche voi, come vigile del fuoco dello Stato della Città del Vaticano, avete dato il vostro contributo. Come avete vissuto questi drammatici eventi?

In tutti gli eventi sismici che ha colpito l’Italia centrale siamo stati coinvolti, partendo subito dopo l’allarme. Noi in genere portiamo un mezzo di soccorso che è adibito per questo tipo d’interventi: motoseghe, sollevatori, puntelli e quant’altro.

Una volta giunti sul luogo colpito dal sisma, interagiamo e siamo in contatto con il corpo nazionale dei vigili del fuoco italiano, con cui abbiamo da sempre un ottimo rapporto.

Infine, qual è la reazione della gente quando le dice che svolge il lavoro del vigile del fuoco all’interno le mura vaticane?

Logicamente è un mestiere particolare. La gente ne capisce molto il valore, seppur simbolico, che ha un vigile del fuoco del Vaticano. Le persone rimangono molto sorprese, soprattutto molto incuriosite da questa tipologia di lavoro.