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I Papi in Africa: Paolo VI in Uganda

Dal 31 luglio al 2 agosto 1969 la visita del primo Vescovo di Roma nel continente africano

Paolo VI e il presidente ugandese Obote |  | Wikicommons Paolo VI e il presidente ugandese Obote | | Wikicommons

31 luglio 1969: è una data storica per la storia della Chiesa contemporanea. Iniziava infatti quel giorno il primo viaggio di un Romano Pontefice in Africa. Il Papa in questione è Paolo VI, la meta è invece l’Uganda, divenuta indipendente dalla Gran Bretagna nell’ottobre del 1962.

“In questo momento benedetto - furono le prime parole di Paolo VI in Uganda - il Successore di Pietro e Vicario di Cristo, mette piede per la prima volta nella storia sul suolo d’Africa. La Nostra preghiera si innalza, oggi, a Dio affinché l’Africa rifiorisca con tutta la ricchezza della sua cultura e delle sue nobili tradizioni e avanzi sempre più celermente sulle strade del progresso volta ad adottare nuovi modi di vita, introdotti dalla scienza e dalla tecnologia”.

Dal 31 luglio al 2 agosto il Papa visitò ogni realtà dell’Uganda: ospedali, parrocchie, Parlamento… Ma Paolo VI diede particolare importanza anche alla dimensione ecumenica e interreligiosa della visita incontrando la comunità islamica locale e i rappresentanti della Comunione Anglicana.

Personalmente Paolo VI consacrò 12 nuovi vescovi ugandesi, dopo aver partecipato alla cerimonia di chiusura del Symposium dei Vescovi dell’Africa. Ai nuovi ordinati il Papa disse: siate “missionari di voi stessi: cioè voi Africani dovete proseguire la costruzione della Chiesa in questo Continente. Le due grandi forze, stabilite da Cristo per edificare la sua Chiesa, devono essere all’opera insieme con grande intensità: la gerarchia e intendiamo con questo nome tutta la struttura sociale, e canonica, responsabile, umana, visibile della Chiesa: i Vescovi in prima linea), e lo Spirito Santo devono essere all’opera in forma dinamica, come appunto si conviene ad una Chiesa giovane, chiamata ad offrirsi ad una cultura aperta al Vangelo, com’è la vostra africana. All’impulso, che veniva alla fede dell’azione missionaria da Paesi stranieri, deve unirsi e succedere l’impulso nascente dall’interno dell’Africa. La Chiesa, per natura sua, rimane sempre missionaria. Ma non più un giorno chiameremo «missionario» in senso tecnico il vostro apostolato, ma nativo, indigeno, vostro”.

Quello di Paolo VI è stato solo il primo passo del Vescovo di Roma in terra d’Africa. I suoi successori la percorsero negli anni successivi da un capo all’altro del continente.

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