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I passi verso la santità di padre Popieluszko, il cappellano di Solidarnosc

Torturato e ucciso nel 1984, la memoria del prete polacco è ancora viva. Una mostra all’Urbaniana la racconta. Mentre il nipote si impegna a conservarne la memoria

Marek Popieluszko | Marek Popieluszko, all'udienza generale del 3 dicembre durante la quale Papa Francesco ha anche parlato del Beato Popieluszko | WR Marek Popieluszko | Marek Popieluszko, all'udienza generale del 3 dicembre durante la quale Papa Francesco ha anche parlato del Beato Popieluszko | WR

Era il cappellano di Solidarnosc, le sue “Messe per la patria e per chi le causa sofferenza” colpivano al cuore, non si è mai nascosto, ma ha sempre proclamato il Vangelo, anche quando farlo significava andare incontro al martirio. E da martire è morto padre Jerzy Popieluszko, il 19 ottobre 1984, all’età di 37 anni, rapito, torturato, ucciso e gettato nella Vistola da tre funzionari del Partito Comunista Polacco.

Trentacinque anni dopo la sua morte, l’Ambasciata Polacca presso la Santa Sede ha organizzato una mostra alla Pontificia Università Urbaniana. Pannelli con fotografie, e didascalie molto dettagliate, che non raccontano solo la vita di padre Popieluszko, ma anche come si viveva in Polonia nei tempi del socialismo. Una vita difficile per i cattolici, e specialmente per i preti, costretti, come padre Popieluszko, ad andare militari, con l’impossibilità di pregare, con il divieto di avere oggetti religiosi, oggetto di scherno perché i comunisti non volevano abolire il sacerdozio, ma volevano sacerdoti fedeli. Ma padre Jerzy fu fedele solo a Cristo, e cercò di non far mai preoccupare la sua famiglia. Tanto che la sua morte fu sorprendente per la famiglia.

“Aspettavamo che tornasse. Non credevamo che fosse morto. Abbiamo scoperto delle angherie che subiva durante il periodo militare solo dopo la sua morte”, racconta ad ACI Stampa Marek Popieluszko.

Marek è il nipote di padre Jerzy, figlio di un fratello più grande. Dopo la morte dello zio, ad un certo punto, è emigrato a Chicago, perché la situazione per la famiglia non era più sicura. I tre assassini dello zio furono arrestati e condannati, ma poi rilasciati a seguito di una amnistia. Il partito ha sempre sostenuto che avevano agito da soli, senza alcun ordine dall’alto. Resta il fatto che padre Popieluszko era scomodo per tutti.

“Era un uomo giusto al posto giusto – racconta Marek Popieluszko – che si è battuto per il suo popolo e che il popolo ha riconosciuto”. Al suo funerale, c’erano 400 mila persone, una folla incredibile per quei tempi, considerando il controllo comunista, l’assenza di social network, la difficoltà a diffondere le notizie. L’impatto dell’assassinio fu però enorme, e fece muovere le persone, che non si curarono nemmeno del coprifuoco imposto dalla legge marziale allora in vigore.

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Marek Popieluszko ricorda la “sensazione straordinaria della giornata. Noi non ci eravamo resi conto, abbiamo potuto comprendere solo dopo quanta gente fosse venuta a salutare padre Jerzy. Dopo la sua morte, nessuno ha più avuto paura”.

Subito, si parlò di una possibile beatificazione per martirio, ma questa fu certificata solo dopo diverso tempo, e padre Popieluszko è stato beatificato il 6 giugno 2010.

Il nipote spiega che padre Jerzy potrebbe anche presto diventare santo, perché “il processo di canonizzazione è già oltre miracolo. Il miracolo è già successo, un 14 settembre, ovvero nel giorno in cui padre Jerzy è stato ucciso. È un miracolo successo in Francia e ora allo studio in Vatiicano”.

Marek Popieluszko aveva 14 anni alla morte di padre Jerzy. “Lo ricordo molto bene – dice – ma la maggior parte dei nostri incontri erano incontri famigliari, mentre non ci incontravamo molto spesso durante i tempi di Solidarnosc. Sono stato alcune volte a Varsavia, alle Messe per la patria da lui celebrate”.

Come detto, nessuno in famiglia si aspettava l’assassinio. “C’erano state minacce contro padre Jerzy, ma lui non lo aveva mai fatto sapere alla famiglia, non ha nemmeno mai detto che era malato quando tornò dal militare e che lo maltrattavamo. Abbiamo saputo tutto dopo la sua morte”.

Padre Popieluszko aveva un legame con il cardinale Stefan Wsyzinski, primate di Polonia, e per questo chiese di andare in seminario a Varsavia. D’altro canto, si dice anche che trasse ispirazione del modus operandi del giovane vescovo, e poi cardinale, Karol Wojtyla. Ma non è certo che Padre Popieluszko e il Cardinale Wojtyla si incontrarono mai.

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“Padre Jerzy è stato 4 volte negli Stati Uniti, l’ultima nel 1976 per il Congresso Eucaristico Internazionale a Phildelphia. C’erano moltissimi vescovi polacchi, tra cui Karol Wojtyla, ed è possibile, ma non è mai stato confermato, che si siano incontrati lì”.

Nel 1979, San Giovanni Paolo II torna per la prima volta in Polonia da Papa. “Il Papa parlava con forza, non diceva mai niente contro qualcuno, parlava sempre con forza, il popolo parlava prima con silenzio”, dice Marek Popieluszko. E per padre Jerzy quella fu una ispirazione.