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I vescovi del Kazakhstan da Papa Francesco, “la sfida di perseverare nella fede”

Papa Franceco e vescovo Mumbiella | Il vescovo Mumbiella consegna al Papa l'icona di Maria Regina della Pace al termine dell'incontro ad limina, Palazzo Apostolico Vaticano, 1 marzo 2019  | Vatican Media / ACI Group Papa Franceco e vescovo Mumbiella | Il vescovo Mumbiella consegna al Papa l'icona di Maria Regina della Pace al termine dell'incontro ad limina, Palazzo Apostolico Vaticano, 1 marzo 2019 | Vatican Media / ACI Group

La sfida per i Paesi dell’Asia Centrale è quella di “perseverare nella fede”. La vede così il vescovo José Luis Mumbiela Sierra, presidente della Conferenza Episcopale del Kazakhstan, dove è andato missionario nel 1998. A Roma insieme ai presuli della Conferenza Episcopale e quelli di Kirzighistan, Tadjistan, Uzbekistan e Turkemnistan. Al Papa hanno portato l’icona di Maria Regina della Pace e le sfide di una Chiesa periferica, ma vitale.

Quali sono le sfide per la Chiesa in Kazakhstan?

La nostra sfida è di perseverare nella fede. Grazie a Dio, possiamo dire che la Chiesa non ha grandi problemi. Abbiamo il nostro grande sogno di portare la buona notizia a tutti gli abitanti della terra, e la sfida è quella di fare ogni giorno di più, e fare meglio. E questo nonostante il cambiamento dei tempi, delle condizioni delle persone, che ci porta a rinnovare il nostro impegno pastorale e a innovarci nell’evangelizazione. Dobbiamo pensare, pregare ed agire.

Quali sono gli obiettivi di questa visita ad limina?

Questo pellegrinaggio spirituale alla tomba degli apostoli ci deve soprattutto impregnare del fuoco degli apostoli, mantenendo viva questa fiamma dello Spirito Santo che non si spegne né ora né mai in nessun posto. E Papa Francesco chiede a tutti noi di rinnovare la Chiesa universale, di essere missionari al cento per cento.

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Tra i temi spesso affrontati da Papa Francesco ci sono il fenomeno migratorio e la tratta degli esseri umani. Li affronterete durante questa visita?

Non si tratta di problemi segnalabili, perché ogni posto ha problemi diversi. La nostra sfida pastorale è affrontare l’emigrazione di tante persone. Le persone non vengono in Kazakhstan, vanno via, si allontanano anche da luoghi dove sono nati, ma cui non appartengono, perché sono di etnia europea. Queste sono sfide, perché portano ad una perdita di fedeli. Ma sempre la Chiesa si rinnova, sempre riceve nuovi fedeli. Non è un tema centrale.

Lunedì avrete un incontro in Segreteria di Stato. Di cosa parlerete?

Soprattutto, ringrazieremo per quello che la Segreteria di Stato fa per noi. E poi porteremo il suggerimento di rinnovare la Conferenza episcopale. Per ora, c’è la Conferenza Episcopale del Kazakhstan, cui sono legati anche l’amministratore apostolico di Atyrau e quello del Kyrgyzstam, il superiore della missione sui iuris del Tadijikistan e quello dell’Uzbekistan, il superiore della missione sui iuris del Tadjikistan e il delegato della Congregazione delle Chiese Orientali per i greco cattolici dell’Asia Centrale. Sarebbe bene invece una conferenza episcopale formata da rappresentati di tutti e quattro i Paesi C’è stata una richiesta parte nostra in questo senso.

Cosa avete portato a Papa Francesco?

Una immagine della Vergine di questa terra, quella del santuario mariano nazionale di Ozionronje, nel Nord del Paese, in cui Maria tiene in braccio Gesù, sopra un lago dove riversa i pesci che le porge il bambino.

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Il lago si riferisce a un episodio: tra il 1936 e il 1941, migliaia di polacchi vennero deportati in Kazakhstan, per morire di freddo e di fame, e durante un inverno con 50 gradi sotto zero, i polacchi chiesero l’intervento della Vergine, e il 25 marzo 1941 la neve si sciolse, catturando un lago, e i pesci catturati lì salvarono la vita degli abitanti del villaggio e dei villaggi vicini.