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I Vescovi tedeschi: si alla comunione al coniuge non cattolico, sostegno ai rifugiati

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Maggiore impegno economico a favore dei rifugiati, possibilità di ricevere l’eucaristia per coppie di diversa confessione cristiana e assoluta trasparenza nella gestione finanziaria delle diocesi. Sono alcuni dei temi affrontati la scorsa settimana dall’ultima assemblea dei vescovi tedeschi, ospitata per la prima volta dalla capitale dell’Audi, Ingolstadt.

Come risulta dal rapporto presentato dal delegato della Conferenza episcopale tedesca per le questioni dei rifugiati, l’arcivescovo di Amburgo, Stefan Heße, rispetto al 2016, nel 2017 la spesa delle 27 diocesi tedesche a favore dei rifugiati è cresciuta di 20 milioni di euro, attestandosi a quota 147 milioni. Di questi, 69,4 milioni sono stati investiti nella promozione di iniziative all’interno dei confini della Bundesrepublik; 77,6 per finanziare progetti in loco, nelle regioni di crisi.

Che i rifugiati rappresentino un tema caldo per le diocesi tedesche lo suggerisce soprattutto il crescente numero di richieste di battesimo da parte di rifugiati: ben 507 nell’anno appena trascorso, delle quali 262 concluse positivamente con la celebrazione del sacramento.

"Come accompagnare rifugiati musulmani al battesimo? Come configurare l’annuncio della fede a fronte del crescente numero di persone di diversa estrazione religioso-culturale? Come affrontare i timori e i pregiudizi delle comunità parrocchiali rispetto ai rifugiati?". Sono proprio alcune delle domande che certamente impegneranno i vescovi tedeschi nei prossimi mesi. Nel capitolo “integrazione dei rifugiati” grande incidenza ha la questione dei ricongiungimenti famigliari di cittadini siriani fuggiti dalla guerra civile. "Se un rifugiato vive nella costante preoccupazione per i suoi parenti stretti rimasti in Siria o soffre per la separazione famigliare ha ovviamente più difficoltà ad abituarsi al nuovo stile di vita. Di conseguenza i molti sforzi per integrarlo sono destinati ad andare a vuoto", ha commentato l’arcivescovo Heße.

Il motto adottato dalla Conferenza episcopale tedesca per i rifugiati - “accogliere, proteggere, promuovere, integrare” - si adatta bene anche all’approccio che i vescovi tedeschi intendono tenere nella cura delle anime di coppie di coniugi di diverse confessioni cristiane, tutt’altro che rare nella Germania riformata. Per loro, negli scorsi mesi la Commissione per la fede e la Commissione per l’ecumenismo hanno preparato un documento – che tiene conto di tutti i testi dottrinali relativi al tema degli scorsi decenni fino ad Amoris laetitia - allo scopo di fornire linee guida sull’argomento.

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Il coniuge evangelico può accedere al sacramento dell’Eucaristia insieme al partner cattolico se ne accetta i principi cattolici e dopo previo colloquio con il parroco o il curatore d’anima. Il documento sottolinea tuttavia che si tratta di casi particolari, allorquando "il bisogno di coniugi di diversa confessione di ricevere insieme la comunione potrebbe, se non soddisfatto, arrecare danno al matrimonio e alla fede dei coniugi".

Infine, qualche indicazione anche sulla trasparenza finanziaria delle diocesi tedesche. Il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza dei vescovi tedeschi, ha sottolineato il legittimo "desiderio delle persone di conoscere l’entità patrimoniale delle diocesi e gli scopi per i quali essa viene impiegata. Sono dolorosamente consapevole che la nostra Chiesa in questioni essenziali, come finanziamenti e patrimonio, deve migliorare il proprio approccio e eliminare ogni possibile ambiguità". Da parte dei vescovi è quindi emersa la comune intenzione di investire in maggiori controlli e in trasparenza, senza però penalizzare il capitolo “solidarietà”, che deve rimanere il tratto distintivo della Chiesa cattolica. "L’organizzazione finanziaria di una diocesi – ha concluso il porporato – non può essere paragonata a quella di un’impresa, ma deve individuare con efficacia e quindi compiere azioni di solidarietà".