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Ieri e oggi la vita dei Kawas a Gerusalemme, le "Guardie Svizzere" del Santo Sepolcro

Un ruolo speciale di assistenza ai pellegrini e alle Chiese cristiane

Shibly Abusada, decano dei Kawas |  | ©Nadim Asfour/CTS/  www.terresainte.net
Shibly Abusada, decano dei Kawas | | ©Nadim Asfour/CTS/ www.terresainte.net
I Kawas con Benedetto XVI |  | Patriarcato latino di Gerusalemme
I Kawas con Benedetto XVI | | Patriarcato latino di Gerusalemme

Qualcuno li paragona alle Guardie svizzere pontificie, altri immaginano che siano religiosi, altri ancora che siano figuranti per una processione. Ma chi sono i Kawas? A vederli non è facile capire. Chi è stato a Gerusalemme specialmente durante la Settimana Santa quando con un bastone in mano aprono le processioni dei riti dei francescani.

Il mensile Terra santa della Custodia francescana in edizione Francese qualche tempo fa ha intervistato i Kawas più anziani. Shibly Abusada è un kawas da 25 anni. Il suo abito a sbuffo blu e broccato d'oro, è solo una parte della sua memoria che è un archivio che risale all'Impero Ottomano. “Tra il XVII e il XX secolo, i kawas erano guardie del corpo incaricate della protezione di consoli, ambasciatori e altri diplomatici europei di passaggio in Palestina, ma anche in Egitto, Siria o Libano. Alla caduta dell'Impero, hanno continuato a lavorare con le Chiese”. Oggi sono dodici

Al servizio delle tre principali Chiese di Gerusalemme: la greco-ortodossa, la Latina e gli Armeni.

In arabo, il termine kawas significa “arciere” e l'impero ottomano li utilizzava al servizio dei dignitari. Gérard Pélissié du Rausas, direttore della scuola francese di diritto al Cairo, in un libro del 1911 intitolato Le régime des Capitulations dans l'Empire ottoman racconta un po' la loro storia.

Così riporta la rivista Terre Sainte: "Il rinnovo delle Capitolazioni, nel 1740, permise alla Francia di appropriarsi di un diritto precedentemente riservato alle autorità ottomane: il reclutamento dei suoi kawas. Fino ad allora erano imposti dalla Sublime Porta che li sceglieva tra i giannizzeri, soldati d'élite della fanteria turca appartenenti alla guardia del sultano. Il consolato francese preferisce reclutarli tra la popolazione locale. La funzione è quindi accompagnata da uno status particolare: la Francia offre ai suoi “protetti” esenzioni da imposte o dazi doganali".

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Essere un kawas è un privilegio ma anche una responsabilità della gente d'Oriente verso gli europei in Terra Santa.

Così - si legge nella rivista- "Un certo Isidore Picard, che si recò in Terra Santa alla fine del 1890, descrive il suo compagno di viaggio come un “ex soldato turco, di alta statura, con una carnagione scura, occhi neri e brillanti”. E aggiunge Picard: “Toccare le persone che il kawas di un console accompagna è toccare il console stesso".

A dare loro l'appellativo di Guardie Svizzere arabe è padre Marie-Alphonse Ratisbonne, cofondatore della Missione Notre-Dame de Sion durante il suo primo viaggio a Gerusalemme nel 1856. Scrive: “Il patriarca è sempre preceduto da due grandi kawas e dal suo drogman (traduttore, ndr)”.

Come nasce il rapporto con le Chiese cristiane? Athanasius Macora, francescano e responsabile dello Status quo per la Custodia di Terra Santa, ipotizza che "l'origine dell'uso dei kawas  sia probabilmente legata al fatto che erano necessari per mantenere l'ordine al Santo Sepolcro, cioè proprio lo Statu quo, la partizione dei luoghi, dei compiti e delle cerimonie al Santo Sepolcro fissata dagli ottomani nel 1852 e rimasta invariata da allora".

Shibly è kawas dei francescani, fervente cristiano di rito melkita, e spiega: “la nostra missione serve a uno scopo più grande del semplice rispetto di queste regole: la protezione della Croce, il mantenimento della presenza cristiana in Terra Santa”. Pazienza e diplomazia e in queste terre ne serve molta oltre che sacrificio perchè "bisogna anche accettare di non stare con la famiglia durante le feste di Natale e Pasqua”.  La ricompensa è anche che in 25 anni di servizio, Shibly ha visto passare capi di stato, teste coronate e tre Pontefici". Cosa lo rende orgoglioso? "Aiutare le persone a poter entrare nei Luoghi Santi quando non è possibile”. E poi ci vuole pazienza per le foto con lo splendido abito che i turisti vogliono fare. Una pazienza che però confessa Shibly, fende famosi ed è anche questa una soddisfazione.