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Il cappellano della bomba atomica. Che si pentì

Hiroshima, dopo la bomba | Hiroshima, carcassa di edificio dopo lo scoppio della bomba atomica | Wikimedia Commons Hiroshima, dopo la bomba | Hiroshima, carcassa di edificio dopo lo scoppio della bomba atomica | Wikimedia Commons

C’era un cappellano a benedire la “squadra della morte” che sganciò la bomba atomica su Hiroshima il 6 agosto del 1945 e poi quella su Nagasaki il 9 agosto 1945. Quel cappellano si chiamava George Zabelka, ed era semplicemente il cappellano del Gruppo Composito 509, quello della bomba. Per anni è stato rincorso dal rimorso per aver benedetto quella spedizione che causò la morte immediata di 80 mila persone ad Hiroshima e 40 mila a Nagasaki.

Del suo rimorso, raccontò in una intervista del 1980, ritirata fuori dagli archivi in questi giorni in cui ricorda il 70esimo della bomba. L’intervistatore era Charles McCharty, un professionista della pace, poi diventato sacerdote. A McCharty, Zabelka ricordò che la Chiesa proibiva l’uccisione di civili. Eppure dall’isola Tinian, nel Pacifico del Sud, dove era stabilito il gruppo della bomba atomica, c’era un aeroplano che prendeva il volo ogni tre minuti.

Nell’intervista, padre Zabelka racconta che “molti di questi aeroplani erano diretti in Giappone con il preciso scopo di uccidere non un solo bambino, o un civile, ma di massacrare centinaia e migliaia di bambini e civili. E non ho detto niente.”

“Come cappellano – continua padre Zabelska – ho spesso dovuto entrare nel mondo di ragazzi che perdevano la testa a causa di qualcosa che avevano fatto in guerra. Ricordo un giovane che era impegnato nel bombardare le città in Giappone. Era nell’ospedale di Tinian Island, in balia di un completo collasso mentale.”

Questo giovane aveva raccontato a Zabelska che “era stato in una missione di bombardamento a bassa altezza, volando proprio giù verso una delle strade principali della città, e davanti a lui è apparso un ragazzino, piccolo, nel mezzo della strada, che guardava con una meraviglia da bambino l’aereo. L’uomo sapeva che in pochi secondi il bambino sarebbe morto a causa del napalm che lui aveva già sganciato.”

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Padre Zabelska sottolinea nell’intervista che “sì, sapevo che dei civili venivano distrutti… eppure non ho mai tenuto una singola predica contro l’uccisione di civili agli uomini che lo stavano facendo. Ero stato sottoposto a ‘lavaggio del cervello’. Non mi era mai entrata in testa l’eventualità di protestare pubblicamente per le conseguenze di questi massivi raid aerei.”

Come gli avevano lavato il cervello? “Mi era stato detto che era necessario. Mi era stato detto apertamente dai militari e detto implicitamente dai capi della mia Chiesa. Per quanto ne so, nessun cardinale o vescovo americano si è opposto a questi raid aerei. Il silenzio in questi casi suona come una approvazione…”

E ancora, padre Zabelska afferma: “Senti, sono un prete cattolico. Ma nell’agosto del 1945, non ho detto ai ragazzi di Tinian: ‘Non potete seguire Cristo e lanciare queste bombe.’ Ma questa stessa mancanza, da parte di preti, pastori e vescovi negli ultimi 1700 anni, è particolarmente responsabile nei casi di Hiroshima e Nagasaki. (…) Mi sembra che i cristiani si sono massacrati l’uno con l’altro, ma anche i non cristiani, negli ultimi 1700 anni, anche perché i loro pastori semplicemente non hanno detto loro che la violenza e l’omicidio sono incompatibili con l’insegnamento di Gesù.”

Dopo anni di combattimento interiore, padre Zabelska ha annunciato la sua “conversione pacifista” in una lettera di Natale agli amici, spostandosi dalle sue posizioni che accettavano la guerra giusta. È morto nel 1992.