"I cieli dell’Ucraina sono solcati da strumenti di distruzione, che colpiscono ovunque, persino i reparti pediatrici, e in ogni caso se non seminano direttamente la morte producono l’interruzione della corrente elettrica, dell’acqua, di quanto può scaldare le case e le famiglie, mentre il freddo attanaglia e l’inverno dilaga". Il Cardinale Leonardo Sandri  lo ha detto nella Divina Liturgia in commemorazione delle vittime dell’Holodomor sabato 26 novembre a Roma, nella Basilica di Santa Sofia. "Il comunismo sovietico - ha detto Sandri- con deportazioni, gulag, e, episodio meno noto sui libri di storia in Occidente, con l’Holodomor, attraverso la fame e il freddo, il cui triste inizio oggi commemoriamo".

Il cardinale ha portato la vicinanza di Papa Francesco che pochi giorni fa a scritto una commovente lettera al Popolo Ucraino. 

Poi il cardinale ha ripercorso le tappe del suo legame con l' Ucraina "cominciando dal 2001, quando accompagnai San Giovanni Paolo II in quel Viaggio Apostolico ove furono beatificati alcuni martiri della Chiese bizantina e latina, nel contesto ormai della ritrovata libertà dopo il tempo delle catacombe. Al 2017, quando la prima tappa della mia visita fu proprio, a Kyiv, in Piazza Maidan e al memoriale dell’Holodomor: i nostri passi si diressero poi a Kharkiv, Sloviansk, Kramatorsk, luoghi oggi tristi e noti come molti altri del Paese, e vedevo i colpi di armi che di fatto non si erano mai fermate dal conflitto in Donbass del 2014. Ultima tappa fu quella insieme alle migliaia di pellegrini a Zarvanyitsia: cercando lo sguardo di Maria, rifugiandoci sotto il suo manto". 

Il cardinale ha concluso la sua riflessione prendendo spunto dai mosaici di Santa Sofia: "ciascuno di questi frammenti viene e verrà ricomposto in un disegno di cui ora non possiamo intuire i contorni, ma che certo sarà costellato della luce del cielo, della presenza dei santi e dei martiri, dell’intercessione della Madre di Dio, e ci sarà svelata la Sapienza – Haghia Sophia – che tutto presiede e nulla lascia di dimenticato o perduto, aprendoci sempre alla speranza della pace e della fraternità".