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Il cardinale Zuppi chiede alla Chiesa in Italia fortezza e temperanza nel post pandemia

Il cardinale Matteo Zuppi  |  | CEI Il cardinale Matteo Zuppi | | CEI

La fortezza e la temperanza di san Giuseppe "sono virtù richieste anche oggi a tutta la nostra Chiesa, che sta reimpostando il suo essere comunità credente dopo la pandemia".

Lo ha detto il cardinale Matteo Zuppi presidente della Conferenza episcopale italiana aprendo i lavori della sessione primaverile del Consiglio Episcopale Permanente.

Il tema centrale è la preparazione all'Assemblea Generale in programma dal 22 al 25 maggio sul tema: “In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Passi verso il discernimento”. Ed è per questo che il cardinale nella sua introduzione ( un tempo si definiva prolusione) chiede di "riconoscere con sincerità le difficoltà ecclesiali e sociali, credendo, però, che oggi “Tantum aurora est”, che siamo vicini ad una nuova primavera della Chiesa, aprendo nuove e coraggiose prospettive di futuro".

In una epoca, si spera, di post pandemia che "ha fatto affiorare alcune debolezze ecclesiali più o meno latenti" è anche vero che "abbiamo capito con più vivezza che l’identità della comunità cristiana non si misura soltanto in base alla partecipazione alla liturgia domenicale". E quindi dice Zuppi "penserei, per esempio, opportuno terminare con tante trasmissioni informatiche che inducono a chiudersi".

Alla politica il cardinale ripete l'appello già fatto a Matera in occasione del Congresso Eucaristico : “Le povertà in aumento costante e preoccupante, l’inverno demografico, i divari tra i territori, la transizione ecologica e la crisi energetica, la difesa dei posti di lavoro, soprattutto per i giovani, i migranti, il superamento delle lungaggini burocratiche, le riforme dell’espressione democratica dello Stato e della legge elettorale”. È davvero per tutti tempo di scelte coraggiose e non di opportunismi".

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Ampio spazio al Cammino sinodale delle Chiese in Italia, "che vive il passaggio dalla fase dell’ascolto a quella del discernimento, volano di questa “riscrittura ecclesiale”. Nessuno si illude che vi sia la soluzione ad ogni difficoltà né che questo processo sia vissuto da tutti con il medesimo slancio". Per Zuppi "la Chiesa del post-pandemia e del Cammino sinodale si configura sempre più chiaramente come una Chiesa missionaria, della chiamata e dell’invio di ognuno, che si misura con le domande, le sfide, con la necessità di diffondere una cultura cristiana come chiave per capire e consolare la tanta sofferenza".

Infine un pensiero grato per i 10 anni di pontificato di Papa Francesco che "ha sempre invitato a non accontentarsi del “si è sempre fatto così” ed ha piuttosto spronato a realizzare una Chiesa in uscita, proiettata verso le periferie esistenziali".