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Il Codex Purpureus Rossanensis commentato in una edizione della LEV

Una pagina del Codex Purpureus Rossanensis |  | Michele Abastante/ Wikipedia Una pagina del Codex Purpureus Rossanensis | | Michele Abastante/ Wikipedia

Il Codex Purpureus Rossanensis, il manoscritto greco del IV secolo conservato a Rossano, in Calabria detto purpureus per il colore rossastro della pergamena, è ora accessibile agli studiosi. Certo non si tratta di un originale, ma di una edizione commentata edita dalla Libreria Editrice Vaticana e curato da Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea.

Il codice, proprio per la sua storia di alone e mistero è stato inserito il 9 ottobre 2015 nel Registro della Memoria del mondo (Memory of the World) dell’UNESCO ed è considerato ancora oggi una sfida per numerosi studiosi che provano ad individuare nuovi approcci per approfondire sempre più gli studi già svolti in materia.

Si tratta di uno dei codici miniati più antichi contenenti il Nuovo Testamento: è composto da 400 fogli pergamenacei di cui sono arrivati a noi solo 188, contenenti il testo greco dei Vangeli di Matteo e Marco (Luca e Giovanni sono andati persi in un incendio) e una lettera di Eusebio di Cesarea a Carpiano.

Nella Presentazione al volume, il cardinale Gianfranco Ravasi, richiama alla bellezza delle pagine del codice la cui pergamena purpurea “reca la scrittura maiuscola (onciale) dei caratteri greci in argento, mentre le tre righe iniziali di ciascun Vangelo sono vergate in oro” ; e sottolinea, inoltre, come il vertice del suo splendore sia rappresentato dalla simbologia cromatica delle miniature che, unitamente al fondo della porpora, sono “segno della regalità e divinità di Cristo” .

Anche monsignor Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, sottolinea come ciò che rende prezioso il Codex sia proprio “la combinazione dei testi evangelici, vergati in oro e argento, con 14 miniature, che rappresentano alcuni dei momenti più significativi della vita e della predicazione di Gesù” . Lo studio di monsignor Renzo, approfondisce il collegamento esistente tra il Codex Purpureus Rossanensis e la Settimana Santa Bizantina attraverso un attento esame delle miniature presenti.

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Luigi Renzo è stato Direttore del Museo Diocesano di Rossano e Direttore dell’Ufficio Regionale Beni Culturali Ecclesiastici, oggi è Vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea. Ha al suo attivo innumerevoli pubblicazioni di storia e di antropologia religiosa.