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Il Meeting 2018 apre con la pastorale di Papa Francesco e la teologia di Romano Guardini

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Il Meeting 2018 si è aperto a Rimini, ma con gli occhi a Genova. Nella messa di apertura presieduta da monsignorFrancesco Lambiasi, vescovo di Rimini è stato letto il messaggio di Papa Francesco e sono state ricordate le vittime del tragico incidente di Genova. Nella omelia il vescovo ha detto: “È solo con Gesù che si può vivere una vita autenticamente umana, in quanto veramente sovrumana, pienamente divina”.

Conclusa la messa che è stata animata dal coro di "Comunione e Liberazione" di Rimini diretto da Anastasia Gemmani e il Coro Ecumenico San Nicola diretto da Guya Valmaggi, anche l’incontro di presentazione del Meeting è stato segnato dal minuto di silenzio, per le vittime  di Genova. “È un momento di silenzio, di amicizia, preghiera e vicinanza umana agli amici liguri, alle famiglie colpite, alle vittime e ai feriti” ha detto la presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Emilia Guarnieri che ha letto anche il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Manuel de Oliveira Guterres.

Relatore di apertura il nunzio negli Stati Uniti Christophe Pierre, che ha richiamato  Papa Francesco: “di fronte al cambiamento la gente comincia a disperarsi, dimenticando di essere protagonista della storia”.

Il nunzio ha riletto il brano evangelico della samaritana e ha messo l’episodio in parallelo con la pastorale di Papa Francesco che “chiama la Chiesa a prendersi la responsabilità di facilitare una esperienza personale di Gesù, che riempie la vita di gioia”.

Ripartendo dalla Conferenza dei vescovi dell’America latina ad Aparecida del 2007 Pierre ha detto che  “in quell’occasione problemi come l’insicurezza che domina il vivere dell’uomo moderno e i suoi effetti sull’evangelizzazione sono stati affrontati col metodo dell’ascoltare la realtà, dialogando con tutti i livelli della società. Analogamente il Santo Padre propone la visione di una chiesa che facilita l’incontro con Cristo”.

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Il nunzio ha concluso la sua riflessione con la sua idea di “rivoluzione”. “Non possiamo costringere nessuno a credere, come Gesù non ha costretto la samaritana; piuttosto, le ha dato, attraverso il dialogo, la possibilità di perseguire il vero desiderio del suo cuore”.

Tra le mostre del Meeting quella che più riguarda il “pensiero teologico” è quella inaugurata ieri pomeriggio e dedicata a Romano Guardini nel cinquantesimo anniversario della morte a cura dell’Associazione Rivela.  “Romano Guardini non ha mai censurato se stesso: è questa l’attualità e il contributo del maestro di discepoli quali Hans Urs von Balthasar, Joseph Ratzinger, Luigi Giussani”. È Monica Scholz-Zappa, della’Università Albert-Ludwig di Friburgo, che ha letto l’intervento di Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz,  vincitrice del Premio della Fondazione Ratzinger, non presente per motivi di salute ma collegata con il Meeting.  “A quale trasformazione sono veramente sfidati, e di quale trasformazione sono capaci la coscienza cristiana e l’agire cristiano?”.

L’idea è quella della chiamata perché “Guardini definisce il destino più profondo dell’uomo “essere chiamato”. E ciò che chiama è una enorme volontà che “mi crea chiamandomi, così come sono, beato di essere. In questa chiamata non sono una copia, uno schiavo, sostituibile da mille altri, bensì sono libero, unico, dato nel suo essere sè”.

La Redenzione, sviluppa una seconda creazione e “il credente, però, mette il suo essere vivente a disposizione di questo divenire perché non deve semplicemente accadergli: la salvezza può realizzarsi solo attraverso la libertà”.  E il Creatore mette la libertà in mano all’uomo per vederlo lottare e non per essere come una marionetta”.  E così Dio provoca l’uomo ad “accettare sè stesso”, ad accettare una crescita verso la grandezza, ad accettare la lotta con la propria origine. È la concezione di uomo che si dispiega attraverso la lotta di Giacobbe con Dio.

Hanna-Barbara Gerl-Falkovitz  riceverà  il Premio Internazionale Medaglia d’oro al merito della Cultura Cattolica, conferito dalla Scuola di Cultura Cattolica di Bassano del Grappa per indicare le personalità che abbiano saputo “fare della fede cultura”. Il motivo è proprio la sua acuta interpretazione di Romano Guardini al punto da poter essere considerata “non solo l’erede intellettuale del filosofo e teologo tedesco di origine italiana, ma quasi una sua figlia spirituale”. La cerimonia di consegna del Premio si terrà a Bassano, il venerdì 9 novembre  prossimo .