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Il Meeting di Rimini 2021 si è chiuso e per il 2022 è pronta la "passione per l' uomo"

Il tema sarà una frase di don Luigi Giussani

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‘Una passione per l’uomo’: sarà una frase di don Luigi Giussani che descrive l’essenza del cristianesimo il tema del prossimo Meeting di Rimini. La 42^ edizione ha incoraggiato un’assunzione di responsabilità personale di fronte alle sfide del nostro tempo con ‘Il coraggio di dire io’ e la 43^ tornerà ad approfondire il senso religioso dal 20 al 25 agosto 2022.

Il titolo 2022 è tratto da un intervento di don Giussani al Meeting di Rimini il 28 agosto 1985: “Il cristianesimo non è nato per fondare una religione, è nato come passione per l’uomo. Allora si capisce che se Cristo parlava del Padre, se parlava del bambino, se tendeva con particolare cura lo sguardo all’ammalato, al povero, era perché povero, bambino o ammalato erano, fra tutti, i meno difesi, coloro che meno avrebbero, potuto imporre se stessi; proprio per questo ne sottolineava la presenza,, perché il loro valore era indipendente dalla loro capacità di potere o di servire al potere. L’uomo, il figlio di donna, l’uomo concreto, come sempre insiste Giovanni Paolo II, non l’uomo alla Feuerbach o alla Marx, io, tu, l’uomo figlio di sua madre e suo padre: e l’amore all’uomo, la venerazione per l’uomo, la tenerezza per l’uomo, la passione per l’uomo, la stima assoluta per l’uomo”.

Come di consueto, al termine della manifestazione, ecco qualche numero: oltre 250.000 persone hanno seguito gli incontri del Meeting in diretta e sui canali digitali. A questi numeri vanno aggiunte le 74.000 visualizzazioni giornaliere solo per il talk ‘Il lavoro che verrà’ e le 66 dirette relative a 36 eventi del meeting su tv nazionali e le web tv dei principali quotidiani italiani. Circa 80.000 persone sono entrate in fiera durante la manifestazione seguendo scrupolosamente il protocollo anticontagio, essendo in possesso del green pass o sottoponendosi al tampone rapido; 1700 i volontari più i 250 del pre-meeting hanno dato testimonianza del titolo ‘costruendo e mettendo in opera questo evento con una professionalità che è prima di tutto espressione di gratuità, di attenzione e di cura’. 

Ma anche nell’ultimo giorno il meeting ha riservato riflessioni interessanti, come l’ultimo incontro sull’educazione con Susanna Tamaro ed Eraldo Affinati sul tema ‘Educare alla libertà’ con una domanda fondamentale, riaperta da questo anno particolare: “Di quali relazioni hanno bisogno bambini e giovani per scoprire sé stessi e il mondo? Quali sono le attenzioni da seguire per favorire la loro libertà e la loro assunzione di responsabilità? Cosa cercano quando guardano noi adulti? E cosa ci sta veramente a cuore quando li abbracciamo?”

Susanna Tamaro ha detto che l’educazione dà un senso alla vita: “E’ dagli anni ‘90 che parlo di emergenza educativa, rischiando di finire nel ruolo della profetessa di sventura. Più passa il tempo e più i bambini ‘certificati’, con problemi, aumentano, anche cinque, sei per classe. Significa che i bambini sono fragili nei loro fondamenti educativi. Ci vorrebbero anche scuole per i genitori, oltre che per i piccoli, per far capire che un bambino non è un adulto: li trattiamo come adulti in miniatura, ignorando che lo sviluppo è graduale. Se il bambino detta legge a casa, prima o poi si sentirà smarrito, senza punti di riferimento. La distruzione della famiglia ha avuto un effetto devastante, i ragazzi sono costretti alla superficialità.

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Raccontando alcuni flash della propria vita la scrittrice triestina ha fatto un appello appassionante ai genitori ed agli adulti di essere educatore: “Troppo spesso gli adulti abdicano al loro ruolo, nascosti dietro la scorciatoia della scuola-azienda, o della scuola-centro commerciale. Senza figure di riferimento, i bambini e i ragazzi si caricano del peso dei genitori, non il contrario. E non diventano mai adulti... Per esistere, per ‘sentire’ di esistere, bisogna che l’altro ci illumini con il suo sguardo, altrimenti non si accenderà nessuna scintilla”.

Anche Eraldo Affinati, scrittore ed insegnante, fondatore della scuola Penny Wirton, ha incentrato il suo intervento sul lavoro educativo come ‘intensificazione della vita’, partendo dalla situazione scolastica di quest’anno: “Cerchiamo di ricavare quanto possiamo dalla condizione drammatica nella quale ci troviamo. Poniamo in evidenza, nello smarrimento di oggi, coi tanti problemi legati alla disuguaglianza tecnologica e alla dolorosa crescita della dispersione scolastica, la consapevolezza di coralità che sta maturando negli adolescenti e negli adulti: se, quando tutto sarà finito, non avremo dimenticato questo sentimento di unità nella tempesta, avremo messo a frutto la terribile esperienza della pandemia”.

Quindi il meeting si è chiuso con questa conversazione, che condensa il titolo della manifestazione, ma non si può chiudere veramente questo articolo senza una menzione particolare ai 2500 volontari, che come ogni anno, hanno permesso la sua realizzazione: 2.500, di cui 500 universitari di 26 atenei italiani e 200 studenti delle superiori, dall’Italia e dall’estero. A questi vanno aggiunti i 1.200 che hanno operano dall’estero in eventi paralleli in collegamento con Rimini, come disse anni fa l’allora presidente Emilia Guarnieri Smurro: ‘Questo motore immobile è l’anima del Meeting’.

Sempre solari, allegri, disponibili, vitali ed accoglienti dopo i loro ‘turni’ di lavoro, pronti alla sera ad intonare un canto di allegria, anche se quest’anno le norme anti covid 19 hanno impedito loro ‘assembramenti’, specialmente nei bus.

Per questo non resta che concludere con un’espressione della coordinatrice dei volontari, Donatella Magnani: “Contribuire economicamente pagandosi l’albergo o almeno una parte delle spese esprime il desiderio che un’opera come il Meeting possa continuare a esistere, una cosa assolutamente non scontata specie di questi tempi”.