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Il no dei vescovi USA alla norma che impone ai datori di lavoro di finanziare aborti

Una norma della Commissione statunitense per le Pari Opportunità impone praticamente a tutti i datori di lavoro di garantire l’aborto. La protesta dei vescovi

USCCB | Una passata riunione della Conferenza Episcopale USA | USCCB USCCB | Una passata riunione della Conferenza Episcopale USA | USCCB

Dovrebbe entrare in vigore alla fine di giugno il regolamento approvato dalla Commissione USA per le Pari Opportunità sul Lavoro che di fatto impone a tutti i datori di lavoro di garantire l’aborto alle dipendenti donne. La norma è stata fortemente contestata dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti, che tra l’altro ha fortemente contestato l’interpretazione del regolamento dato dalla commissione delle Pari Opportunità.

La base giuridica del regolamento è infatti il Pregnant Workers Fairness Act (PWFA), che ha lo scopo di migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e gestanti, e richiede ai datori di lavoro di adottare “soluzioni ragionevoli” se una dipendente “è incinta o ha partorito in condizioni mediche associate alla gravidanza”.

La legge non definisce cosa costituisca “una soluzione ragionevole” o cosa siano le “condizioni mediche associate alla gravidanza”, e la Commissione per le Pari Opportunità ha interpretato la legge in modo da includere anche le disposizioni sull’aborto.

Una decisione piuttosto ideologica, considerando che la PWFA è una legge pro-vita approvata congiuntamente da Democratici e Repubblicani per proteggere la sicurezza e la salute delle donne incinte e dei loro bambini non nati sul posto di lavoro. L’interpretazione, tra l’altro, andrebbe a trascurare il diritto all’obiezione di coscienza.

Il vescovo Kevin Rhoades di South Bend, presidente della Commissione per la Dottrina della Conferenza Episcopale USA, ha protestato contro la norma, e ha chiesto al governo di non costringere un datore di lavoro a partecipare alla decisione di una sua lavoratrice di porre fine alla vita del suo bambino non ancora nato.  

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Lo scorso anno, la Conferenza Episcopale USA ha notato in una dichiarazione che la PWFA non prevede alcuna disposizione per l’aborto, e che piuttosto l’obiettivo della legge è di creare condizioni per le lavoratrici gestanti che consentano loro di lavorare senza che la loro gravidanza venga compromessa. L'aborto – sottolineano i vescovi - non è né gravidanza né parto e non è correlato ad esso, poiché pone fine a una gravidanza e impedisce un parto, hanno sottolineato i vescovi.

Secondo il regolamento, i datori di lavoro sarebbero obbligati a fornire un congedo retribuito ai dipendenti affinché possano abortire. Questa interpretazione della legge da parte della commissione contraddice l'intenzione del Congresso, sottolineano i vescovi.