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Il nuovo priore italiano degli agostiniani, fede ed intelligenza per superare la crisi

Padre Giustino Casciano era priore della basilica di san Nicola da Tolentino

Padre Giustino Casciano  |  | santuariosantarita.it Padre Giustino Casciano | | santuariosantarita.it

Con il canto di apertura del ‘Veni Creator’ e la celebrazione eucaristica dello ‘Spirito Santo’, presieduta dal priore generale dell’ordine agostiniano, p. Alejandro Moral Antón, si è aperto, nella basilica di santa Rita in Cascia, il VII Capitolo Ordinario della Provincia Agostiniana d’Italia, che doveva essere svolto a fine aprile.

Al termine della celebrazione eucaristica il Capitolo agostiniano si è riunito per gli atti ‘di rito’, previsti dalle Costituzioni: il messaggio di ringraziamento e congedo di p. Luciano De Michieli, con la consegna del sigillo della Provincia, a significare la conclusione del mandato di priore provinciale; la nomina degli Officiali del Capitolo; l’approvazione dell’Ordo Capituli e del programma dei lavori. Durante la preghiera dell’ora sesta, il priore generale ha confermato l’elezione di p. Giustino Casciano quale sesto priore provinciale d’Italia, che ponendo la sua mano destra sui Sacri Vangeli, ha pronunciato nell’assumere l’Ufficio che eserciterà a nome della Chiesa, secondo le disposizioni canoniche.

Padre Giustino Casciano, attuale priore della basilica di san Nicola da Tolentino, è nato in Molise 64 anni fa, ed appena eletto ha pronunciato il discorso programmatico: “Aprire il cuore e l’intelligenza a tutti gli agostiniani d’Italia, prendermi cura delle tante realtà che abbiamo su tutto il territorio nazionale, mettendomi al loro servizio, sarà la strada sulla quale intendo camminare in questo nuovo incarico a cui sono chiamato”.

Lo abbiamo incontrato nei giorni immediatamente precedenti al Capitolo nella basilica di san Nicola immerso nella preghiera ed il suo primo pensiero è quella di restare nella città accanto ai terremotati:

Quella di restare qui potrebbe essere una scelta da prendere in seria considerazione. Anche alla luce del sostegno necessario, in termini di ricostruzione, di cui ha bisogno non solo Tolentino, ma l’intero Centro Italia ferito dal terremoto. La decisione sarà comunque frutto di una attenta riflessione generale. Abbiamo vissuto ed in parte ancora stiamo vivendo il dolore e le prove della pandemia. Nelle terre già molto provate dal terremoto ora si aggiunge questo terribile virus e se per tutti è difficile, per molti, come ha detto Papa Francesco, è difficilissimo. La riapertura dopo il coronavirus sarà sicuramente graduale e i tempi della ricostruzione post sisma si dilatano, ma ce la metteremo tutta. Con l’aiuto di Dio e l’intercessione della Madonna, degli angeli e dei santi riusciremo a far rinascere la nostra bellissima patria”.

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E subito gli ho chiesto come si è vissuto al tempo del coronavirus: “Prego che questa grande crisi risvegli la parte migliore dell’umanità, ridia un senso al valore della vita. L’emergenza si supera seguendo le disposizioni decise dal Governo e fatte proprie dalla Chiesa, ma anche con la forza della preghiera e della fede. Nella preghiera siamo sicuri che Dio c’è veramente e ci aiuta e allora pregate il Signore Gesù, la Madonna, i santi, gli angeli. Nelle scorse settimane nella nostra basilica abbiamo fatto un atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di tutte le realtà agostiniane d’Italia”.

La Città di Dio quale lettura può offrire alla nostra società in questo tempo?

“Quest’opera ci ricorda che a fondamento di una città ci sono i valori ed il rapporto con Dio. La città significa convivenza umana; non per niente Agostino definisce queste due città, la città degli uomini, che mettono al centro se stessi e Dio è accantonato, e la città di Dio, dove al centro è Dio e gli uomini sono al servizio della ricerca di Dio. Questa città diventa quindi fondata sui valori che Dio incarna e sono condivisi anche da non credenti come la solidarietà e la fraternità e quindi diventa strumento importante di dialogo anche con chi non crede, perché ci si può incontrare su quei valori che il Vangelo annuncia. E viceversa ci aiuta a non costruire una società fondata sui disvalori che non sono la preoccupazione del bene comune.

‘La Città di Dio’ è stata scritta in un periodo storico di grande crisi tra la fine dell’Impero Romano e la nascita di una nuova realtà che però non si sapeva quale fosse; si sapeva cosa si stava perdendo e non si conosceva cosa stava nascendo. Quindi è un libro cerniera tanto utile, perché Agostino, con la forza della fede e l’aiuto del Vangelo, sapeva già vedere una società ancora migliore di quella dell’Impero Romano, che sembrava imbattibile, fondata su nuovi valori. E’ lo stesso messaggio che offre a noi: le crisi devono portarci ad una crescita più grande a partire dal bene che si è fatto, ma anche dal miglioramento di ciò che abbiamo visto come negativo”.

 

Un altro punto fondamentale affrontato da sant’Agostino riguarda il rapporto tra redenzione e libertà: quale significato avevano queste parole nel santo ipponense?

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“Alla dottrina della redenzione è legata quella del peccato originale e quella della giustificazione, della grazia adiuvante, della predestinazione: quattro argomenti fondamentali dell’antropologia soprannaturale che Agostino approfondì in polemica con i pelagiani, facendo fare al teologia cattolica, su questi argomenti, un progresso decisivo. Agostino non negò ciò che i pelagiani affermavano: la bontà delle cose, il libero arbitrio, l’utilità della legge, il merito delle buone opere, ma affermò ciò che essi negavano: la redenzione, la grazia, la libertà cristiana, il dono gratuito della salvezza. Ha ribadito con fermezza che la pienezza della giustificazione non è mai realizzabile qui in terra; inoltre ha insegnato la necessità della grazia e insieme la libera cooperazione dell’uomo, la gratuità dell’elezione divina alla vita eterna”.

 

Nel museo della Basilica una sezione è dedicata agli ex voto, in cui san Nicola era invocato per proteggere la popolazione da carestie, pesti e terremoti: perché è invocato?

“Credo che san Nicola sia invocato soprattutto per i terremoti spirituali soprattutto dalla gente che sente che le fondamenta della propria vita familiare e relazionale stanno vacillando, per cui come dice il salmo: ‘si scuotono le fondamenta, il giusto cosa può fare?’ San Nicola è il giusto che, quando si scuotono le fondamenta della vita, rimane stabile, perché ha fiducia in Dio. Quello che accorrono a san Nicola sentono che nella vita vacilla qualcosa. Possiamo leggere anche dal punto di vista spirituale questo terremoto e san Nicola, ancora una volta, è colui che dà la stabilità al cuore dell’uomo”.