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Il Papa a Malta: “Siete un’isola piccola, ma dal cuore grande, un tesoro nella Chiesa”

Un incontro di preghiera nel luogo di pellegrinaggio più famoso di Malta

Il Papa in traghetto |  | VAMP Pool
Il Papa in traghetto | | VAMP Pool
Santuario di Ta' Pinu |  | Courtney Mares / CNA / EWTN News
Santuario di Ta' Pinu | | Courtney Mares / CNA / EWTN News
Santuario di Ta' Pinu |  | Courtney Mares / CNA / EWTN News
Santuario di Ta' Pinu | | Courtney Mares / CNA / EWTN News

E' l'ultimo appuntamento di oggi quello di Papa Francesco a Malta, precisamente al Santuario Nazionale di Ta’ Pinu. Un incontro di preghiera nel luogo di pellegrinaggio più famoso di Malta.  Chiesa di stile gotico a croce latina, il santuario a Gozo presenta un rosone sulla facciata e un campanile al lato dell’edificio che al suo interno conserva numerosi ex voto a testimonianza della devozione popolare. Il Pontefice nel primo pomeriggio lascia la Nunziatura Apostolica di Malta e si trasferisce in auto al Porto Grande de La Valletta dove si imbarca su un catamarano per raggiungere il Porto di Mgarr.

Al suo arrivo si reca in auto al Santuario Nazionale di Ta’ Pinu. Qui esisteva una piccola cappella già nel ‘500, di cui fu però ordinata la demolizione ad opera del messo apostolico Pietro Duzina, inviato di Papa Gregorio XIII a Malta nel 1575, che la trovò in grave stato di abbandono.

La storia del santuario è lunga. Quando la demolizione iniziò, un operaio si ruppe un braccio: l’episodio fu interpretato come un segno e i lavori furono interrotti. Per lungo tempo di proprietà della famiglia Gentili, la chiesetta venne infine acquistata da un certo Pino Gauci (da cui il nome Ta’ Pinu con cui è conosciuta ancora oggi) che la ingrandì e la restaurò sistemandovi anche un quadro della Vergine Assunta, opera commissionata appositamente al pittore italiano Amedeo Perugino, che ancora oggi vi è conservata. 

Chiusa, poi, al culto per un paio di secoli, la chiesa è tornata alla ribalta a causa di un evento prodigioso narrato nella tradizione: il 22 giugno 1883 una contadina che passava di lì, di nome Carmela Grima, si sentì chiamare da una voce che la invitava a recitare “tre Ave Maria, una per ogni giorno in cui il mio corpo è rimasto nella tomba”. 

La donna si confidò con un amico, Francesco Portelli, il quale rivelò di aver udito anche lui la stessa voce con la medesima richiesta nei pressi della chiesetta. La notizia dei due veggenti, che nel frattemp avevano ottenuto miracolose guarigioni, si sparse in breve tempo per tutta l’isola e Ta’ Pinu divenne, così, meta di pellegrinaggio, ottenendo anche l’autorizzazione del vescovo di praticare il culto mariano nel 1887, quando l’isola di Gozo restò miracolosamente immune a una drammatica epidemia di colera. 

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Per festeggiare il primo centenario dell’apparizione, si tenne a Malta nel settembre 1983 il IX Congresso mariologico internazionale e il XVI Congresso mariano internazionale. Il santuario di Ta’ Pinu ha già ricevuto la visita di un Papa: sul suo sagrato Giovanni Paolo II il 26 maggio 1990 celebrò l’Eucaristia.

Nel grande piazzale oggi sono riuniti circa 3.000 fedeli. Prima di recarsi nella cappella del Santuario insieme al Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, all’Arcivescovo di Malta e al Vescovo di Gozo, Papa Francesco viene accolto dal Rettore del Santuario che gli porge la croce.

Dopo aver deposto una rosa d’oro davanti al quadro della Vergine e dopo la recita delle tre Ave Maria, il Papa si dirige all’altare centrale e saluta e benedice gli ammalati presenti all’interno del Santuario. Quindi raggiunge il Sagrato. Dopo il canto d’inizio e il saluto introduttivo del Vescovo di Gozo, Monsignor Anthony Teuma, hanno luogo quattro testimonianze.

Dopo la proclamazione del Vangelo, il Papa pronuncia l’Omelia. “L’ora di Gesù – che nel Vangelo di Giovanni è l’ora della morte sulla croce – non rappresenta la conclusione della storia, ma segna l’inizio di una vita nuova. Presso la croce, infatti, contempliamo l’amore misericordioso di Cristo, che spalanca le braccia verso di noi e, attraverso la sua morte, ci apre alla gioia della vita eterna. Dall’ora della fine si dischiude una vita che comincia; da quell’ora della morte inizia un’altra ora piena di vita: è il tempo della Chiesa che nasce”, dice il Papa nell’omelia.

Il Pontefice poi parla del Santuario. “Fratelli e sorelle, da questo Santuario di Ta’ Pinu possiamo meditare insieme sul nuovo inizio che sgorga dall’ora di Gesù. Anche in questo luogo, prima dello splendido edificio che vediamo oggi, c’era solo una piccola cappella in stato di abbandono. Ne era stata disposta la demolizione: sembrava la fine. Ma una serie di eventi cambiarono il corso delle cose. Quella chiesetta è diventata il Santuario nazionale, meta di pellegrini e sorgente di vita nuova. Un posto che sembrava perduto, ora rigenera fede e speranza nel Popolo di Dio”, spiega Papa Francesco.

Che cosa significa ritornare a quell’inizio? Che cosa significa tornare alle origini? Risponde il Papa: “si tratta di riscoprire l’essenziale della fede. Tornare alla Chiesa delle origini non significa guardare all’indietro per copiare il modello ecclesiale della prima comunità cristiana. Non possiamo “saltare la storia”, come se il Signore non avesse parlato e operato grandi cose anche nella vita della Chiesa dei secoli successivi. Non significa nemmeno essere troppo idealisti, immaginando che in quella comunità non ci fossero difficoltà; al contrario, leggiamo che i discepoli discutono e arrivano persino a litigare tra di loro, e che non sempre comprendono gli insegnamenti del Signore. Piuttosto, tornare alle origini significa recuperare lo spirito della prima comunità cristiana, cioè ritornare al cuore e riscoprire il centro della fede: la relazione con Gesù e l’annuncio del suo Vangelo al mondo intero”.

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“La Chiesa maltese vanta una storia preziosa da cui attingere tante ricchezze spirituali e pastorali. Tuttavia, la vita della Chiesa – ricordiamocelo sempre – non è mai solo “una storia passata da ricordare”, ma un “grande futuro da costruire”, docile ai progetti di Dio. Non può bastarci una fede fatta di usanze tramandate, di solenni celebrazioni, belle occasioni popolari, momenti forti ed emozionanti; abbiamo bisogno di una fede che si fonda e si rinnova nell’incontro personale con Cristo, nell’ascolto quotidiano della sua Parola, nella partecipazione attiva alla vita della Chiesa, nell’anima della pietà popolare”, dice ancora Papa Francesco.

Conclude infine il Pontefice: “Vorrei dire un grazie speciale a loro: ai numerosi missionari maltesi che diffondono nel mondo intero la gioia del Vangelo, ai tanti sacerdoti, alle religiose e ai religiosi e a tutti voi. Come ha detto il vostro vescovo, Monsignor Teuma, siete un’isola piccola, ma dal cuore grande. Siete un tesoro nella Chiesa e per la Chiesa”.

Al termine, dopo la benedizione finale e la consegna del dono, Papa Francesco si trasferisce in auto al Porto di Mgarr, Gozo da dove – a bordo di un catamarano – si imbarca diretto al Porto di Cirkewwa da cui rientra successivamente in auto alla Nunziatura Apostolica di Malta. Domani ultimo giorno di permanenza.