L’ultima tappa della visita pastorale a Milano Papa Francesco la riserva ai ragazzi dell’Arcidiocesi, radunati allo Stadio Meazza. Qui il Pontefice risponde - come di consueto nelle sue visite in Italia e all’estero - ad alcune domande.  A fare le domande a Francesco sono un ragazzo cresimato, una coppia di sposi ed una catechista.

Un ragazzo chiede al Papa cosa lo abbia aiutato a crescere nell’amicizia con Gesù. “E’ facile rispondere - replica Francesco - devo solo fare memoria. Tre cose con un filo che le unisce: prima i nonni che mi hanno parlato normalmente della vita, uno era falegname e mi ha insegnato come con il lavoro Gesù ha imparato lo stesso mestiere. Io guardavo il nonno e pensavo a Gesù. L’altro nonno mi diceva di non andare a letto senza dire una parola a Gesù. La nonna mi ha insegnato a pregare, anche l’altra nonna. E’ importante, i nonni hanno saggezza della vita. Con quella saggezza ci insegnano come avvicinarci a Gesù. Parlate con loro, fate tutte le domande e ascoltateli. E’ importante in questo tempo. Sforzatevi. Dopo i nonni, anche giocare con gli amici. Perché giocare bene e sentire la gioia senza insulti, pensare che così giocava Gesù. A noi fa bene giocare con gli amici. Quando il gioco è pulito si impara a rispettare gli altri, a stare insieme e questo ci unisce a Gesù. Litigare invece non aiuta. E se uno litiga chieda scusa e finisce la storia. A me ha aiutato tanto. Una terza cosa è la parrocchia. Radunarmi con gli altri. Questo è un consiglio che vi do: vi faranno crescere nell’amicizia con Gesù. Così potrete pregare di più, la preghiera è il filo che unisce queste tre cose”. 

Alla domanda di due genitori su come trasmettere la fede ai figli, il Papa risponde così: “Vi invito a ricordare  - spiega - quali sono state le persone che hanno lasciato un’impronta nella vostra fede e che cosa di loro vi è rimasto più impresso. Invito voi genitori a diventare per qualche minuto nuovamente figli e a ricordare le persone che vi hanno aiutato a credere. Tutti portiamo nella memoria, ma specialmente nel cuore qualcuno che ci ha aiutato a credere. Io rispondo portando il ricordo in Lombardia, mi ha aiutato a credere un sacerdote lodigiano che mi ha battezzato e poi andavo da lui e mi ha accompagnato fino al noviziato, questo lo devo ai lombardi! Era un apostolo del confessionale, misericordioso, lavoratore”. Bisogna ricordare - aggiunge - che i bambini ci guardano e “pensiamo alla loro angoscia quando i genitori litigano, quando i genitori si separano il conto lo pagano loro. Quando nasce un figlio bisogna averne coscienza. Leggete Amoris Laetitia. Non dimenticate che quando litigate, i bambini soffrono e non crescono nella fede”. I bambini ci guardano e per questo “abbiate cura di loro, abbiate cura del loro cuore, della loro gioia e della loro speranza. Mostrare loro come la fede ci aiuta ad andare avanti, ad affrontare tanti drammi che abbiamo, non con un atteggiamento pessimista ma fiducioso, questa è la migliore testimonianza che possiamo dare loro”. Andate a Messa insieme e poi “se potete andare in un parco o in piazza, a giocare, a stare un po’ insieme. Tanti genitori per dare da mangiare, lavorano anche i giorni festivi e è brutto. Io chiedo sempre ai genitori: giocate con i figli? E non sanno cosa rispondere. I genitori oggi non giocano con i figli. Questa vita ci toglie l’umanità”. Infine - prosegue Francesco - educate alla solidarietà con le opere di misericordia perché “non c’è festa senza solidarietà”.

Una catechista chiede invece a Francesco consigli per l’apertura al dialogo e all’ascolto tra catechisti, allenatori, genitori e insegnanti.  Il Papa risponde proponendo la triade “pensare-fare-sentire. Mai educare solo con le nozioni, anche il cuore e il fare devono crescere. Un buon maestro sa stimolare le buone qualità dei suoi allievi e non trascurare le altre. I bambini hanno bisogno anche di giocare e di dormire. Oggi c’è un brutto fenomeno: il bullismo. State attenti. Non fate né permettete che si faccia questo!”.