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Il Papa ai Benedettini: la misericordia non è uno slogan, ma il respiro cristiano

Il Papa riceve i partecipanti al Congresso degli Abati Benedettini |  | Osservatore Romano
Il Papa riceve i partecipanti al Congresso degli Abati Benedettini | | Osservatore Romano
Il Papa riceve i partecipanti al Congresso degli Abati Benedettini |  | Osservatore Romano
Il Papa riceve i partecipanti al Congresso degli Abati Benedettini | | Osservatore Romano

Circa duecento abati e una cinquantina di abbadesse tutti figli di San Benedetto. Dal Papa in udienza questa mattina in occasione del Congresso Internazionale della Confederazione benedettini, un incontro che si celebra ogni 4 anni. 

A salutare il Papa l’Abate Primate Dom Notker Wolf che lascia l’incarico alla guida della Confederazione dopo sedici anni. 
La vita monastica, ha detto il Papa, è la via maestra per la misericordia: “Il mondo di oggi dimostra sempre più chiaramente di avere bisogno di misericordia; ma questa non è uno slogan o una ricetta: è il cuore della vita cristiana e al tempo stesso il suo stile concreto, il respiro che anima le relazioni interpersonali e rende attenti ai più bisognosi e solidali con loro”.

Il Papa ha ricordato il testo della Vultum Dei quaerere, nel quale ricorda che il motto della tradizione benedettina “ora et labora”, “educa a trovare un rapporto equilibrato tra la tensione verso l’Assoluto e l’impegno nelle responsabilità quotidiane, tra la quiete della contemplazione e l’alacrità del servizio”.

Il Papa mette l’accento sul silenzio per lasciare “parlare Dio nella vita assordante e distratta del mondo”. E poi la esperienza della “ospitalità, voi potete incontrare i cuori dei più smarriti e lontani, di quanti si trovano in una condizione di grave povertà umana e spirituale”.

Importante anche l’impegno educativo: “Gli studenti delle vostre scuole, attraverso lo studio e la vostra testimonianza di vita, possano diventare anch’essi esperti di quell’umanesimo che promana dalla Regola Benedettina”. Ed ecumenico “la vostra vita contemplativa è anche un canale privilegiato per alimentare la comunione con i fratelli delle Chiese Orientali”.

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Infine un incoraggiamento alla cooperazione tra monasteri: “non lasciatevi scoraggiare se i membri delle comunità monastiche diminuiscono di numero o invecchiano; al contrario, conservate lo zelo della vostra testimonianza, anche in quei Paesi oggi più difficili, con la fedeltà al carisma e il coraggio di fondare nuove comunità. Il vostro servizio alla Chiesa è molto prezioso. Anche nel nostro tempo c’è bisogno di uomini e donne che non antepongono nulla all’amore di Cristo (cfr Regola di San Benedetto, 4,21; 72,11), che si nutrono quotidianamente della Parola di Dio, che celebrano degnamente la santa liturgia, che lavorano lieti e operosi in armonia con il creato”.

Fu Papa Leone XIII che pensò di riunire le congregazioni di monasteri benedettini in una confederazione e incaricò il cardinale benedettino Dusmet di riunire nel palazzo di San Callisto a Roma tutti gli abati per deliberare l'unione: ottenuto l'assenso degli abati, con il breve Summum semper del 12 luglio 1893 Leone XIII approvò l'unione delle tredici congregazioni in una confederazione sotto la presidenza di un abate primate. La residenza dell'abate primate venne fissata nel collegio internazionale di Sant’Anselmo all’ Aventino, fondato da Leone XIII il 4 gennaio 1887  in previsione dell'unione per ricevere studenti da tutte le congregazioni benedettine. La confederazione venne ordinata più accuratamente con la Lex propria, approvata da Pio XII il 21 marzo 1952.

Non viviamo in un periodo forte, ha detto Wolfe, ma non siamo pessimisti. Ed ha ringraziato il Papa per il testo dedicato alla vita monastica femminile. L'abate ha ricordaro che molti monasteri hanno accolto profughi e rifugiati. Inoltre il dialogo interreligioso ha nello scambio monastico una forte spiritualità. Il nuovo primate sarà eletto tra due giorni. 

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