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Papa Francesco, una lettera per i vescovi di Nigeria

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Una lettera ai vescovi del “Gigante d’Africa”, perché non si facciano sopraffare dalle minoranze estremiste . Papa Francesco scrive ai vescovi della Nigeria, i quali in questa difficile situazione non cessano “testimoniare l’accoglienza, la misericordia e il perdono”.

Tormentata dagli attentati di Boko Haram, che da anni ormai mietono continuamente vittime tra i cristiani, e scossa dal fatto che recentemente sono stati sempre più utilizzati kamikaze bambini per perpetrare gli attentati, la Nigeria vive da anni un periodo difficilissimo. Il “gigante d’Africa,” destinata a giocare un ruolo chiave nelle sorti del continente con i suoi 160 milioni di abitanti, si avvia a vivere ancora una Quaresima difficilissima.

Scrive il Papa: “La vostra Nazione si è dovuta confrontare con gravi difficoltà, tra le quali, nuove e violente forme di estremismo e di fondamentalismo, su base etnica, sociale e religiosa.” Francesco lamenta che “molti nigeriani sono stati uccisi, feriti e mutilati, sequestrati e privati di ogni cosa: dei propri cari, della propria terra, dei mezzi di sussistenza, della loro dignità, dei loro diritti,” e ricorda la situazione drammatica dei “tanti non hanno più potuto fare ritorno alle loro case.”

“Credenti, sia cristiani che musulmani, sono stati accomunati da una tragica fine, per mano di persone che si proclamano religiose, ma che abusano della religione per farne una ideologia da piegare ai propri interessi di sopraffazione e di morte,” sottolinea il Papa.

Il quale poi ricorda che “la pace è un impegno quotidiano, coraggioso ed autentico, per favorire la riconciliazione, promuovere esperienze di condivisione, gettare ponti di dialogo, servire i più deboli e gli esclusi. In una parola, la pace consiste nel costruire una “cultura dell’incontro”.

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Il Papa sottolinea che “la Chiesa in Nigeria non cessa di testimoniare l’accoglienza, la misericordia e il perdono”.

Conclude il Papa, promettendo preghiere: “Come non ricordare i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i missionari e i catechisti che, pur tra indicibili sacrifici, non hanno abbandonato il proprio gregge, ma sono rimasti al suo servizio, buoni e fedeli annunciatori del Vangelo? Ad essi, in particolare, vorrei esprimere la mia prossimità e dire: non stancatevi di fare il bene!”