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Il Papa: "Don Primo Mazzolari precursore della Chiesa in uscita"

Papa Francesco prega davanti alla tomba di Don Mazzolari |  | CTV
Papa Francesco prega davanti alla tomba di Don Mazzolari | | CTV
Papa Francesco prega davanti alla tomba di Don Mazzolari |  | CTV
Papa Francesco prega davanti alla tomba di Don Mazzolari | | CTV
Papa Francesco prega davanti alla tomba di Don Mazzolari |  | CTV
Papa Francesco prega davanti alla tomba di Don Mazzolari | | CTV

Don Primo Mazzolari e Don Lorenzo Milani hanno lasciato nella Chiesa "una traccia luminosa, per quanto scomoda". Così il Papa ha esordito nella sua tappa a Bozzolo dove ha reso omaggio alla tomba di Don Primo Mazzolari.

Don Primo - ha osservato Francesco - non è stato un parroco clericale ma ha dato "vita ad un vero e proprio magistero", è stato il "parroco d’Italia, la tromba dello Spirito Santo nella Bassa padana".
La riflessione del Papa si è incentrata su "tre scenari che ogni giorno riempivano occhi e cuore" di Don Primo: "il fiume, la cascina e la pianura".

Il fiume simboleggia "il primato e la potenza della grazia di Dio che scorre incessantemente verso il mondo" . Don Primo predicava qui e "non si è tenuto al riparo dal fiume della vita, dalla sofferenza della sua gente, che lo ha plasmato come pastore schietto ed esigente, anzitutto con sé stesso. Lungo il fiume imparava a ricevere ogni giorno il dono della verità e dell’amore, per farsene portatore forte e generoso".

Don Primo - ricorda il Papa - diceva di essere un "ripetitore, però questo suo ripetere non deve essere senz’anima, passivo, senza cordialità. Accanto alla verità che ci deve essere, ci devo mettere qualcosa di mio, per far vedere che credo a ciò che dico; deve essere fatto in modo che il fratello senta un invito a ricevere la verità. Don Mazzolari non è stato uno che ha rimpianto la Chiesa del passato, ma ha cercato di cambiare la Chiesa e il mondo attraverso l’amore appassionato e la dedizione incondizionata".

Secondo Don Primo nell'attività di apostolato bisogna evitare - spiega ancora Francesco - "la strada del lasciar fare" che "è quella di chi sta alla finestra a guardare senza sporcarsi le mani. Ci si accontenta di criticare. Questo atteggiamento mette la coscienza a posto, ma non ha nulla di cristiano perché porta a tirarsi fuori, con spirito di giudizio, talvolta aspro. Manca una capacità propositiva, un approccio costruttivo alla soluzione dei problemi. Il secondo metodo sbagliato è quello dell’attivismo separatista. Ci si impegna a creare istituzioni cattoliche. Così la fede si fa più operosa, ma può generare una comunità cristiana elitaria. Si favoriscono interessi e clientele con un’etichetta cattolica. E’ un metodo che non facilita l’evangelizzazione, chiude porte e genera diffidenza. Il terzo errore è il soprannaturalismo disumanizzante. Ci si rifugia nel religioso per aggirare le difficoltà e le delusioni che si incontrano. Ci si estranea dal mondo, vero campo dell’apostolato, per preferire devozioni. E’ la tentazione dello spiritualismo. Ne deriva un apostolato fiacco, senza amore".

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La seconda immagine che il Papa propone riferendosi a Don Mazzolari è la cascina. Anche Don Primo "pensava a una Chiesa in uscita, quando meditava per i sacerdoti con queste parole: per camminare bisogna uscire di casa e di Chiesa, se il popolo di Dio non ci viene più. La parrocchia è il luogo dove ogni uomo si sente atteso. Don Mazzolari è stato un parroco convinto che i destini del mondo si maturano in periferia, e ha fatto della propria umanità uno strumento della misericordia di Dio. E' stato definito il parroco dei lontani, perché li ha sempre amati e cercati, si è preoccupato non di definire a tavolino un metodo di apostolato valido per tutti e per sempre, ma di proporre il discernimento come via per interpretare l’animo di ogni uomo. Il prete non è uno che esige la perfezione, ma che aiuta ciascuno a dare il meglio". Don Primo fu richiamato spesso per queste sue idee e viveva l'obbedienza da adulto e da uomo, amando il suo vescovo. Il Papa ha richiamato i preti al buon senso ripetendo che non si deve "massacrare le spalle della povera gente".

L'ultima scena riguarda la pianura. Il Papa- concludendo - si rivolge ai sacerdoti, facendo l'esempio di Don Mazzolari, chiedendo loro di "ascoltare il mondo, chi vive e opera in esso, per farvi carico di ogni domanda di senso e di speranza, senza temere di attraversare deserti e zone d’ombra. Così possiamo diventare Chiesa povera per e con i poveri, la Chiesa di Gesù. Quella dei poveri è definita da don Primo un’esistenza scomodante, e la Chiesa ha bisogno di convertirsi al riconoscimento della loro vita per amarli così come sono. La credibilità dell’annuncio passa attraverso la semplicità e la povertà della Chiesa". "Don Primo non faceva proselitismo perchè non è cristiano. Papa Benedetto XVI ci ha ricordato che la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione e testimonianza". Siate - ha concluso Francesco parlando ai sacerdoti - "orgogliosi di aver generato preti così, e non stancatevi di diventare anche voi preti e cristiani così".

Il Vescovo di Cremona, Mons. Antonio Napolioni, salutando il Papa ha annunciato che il prossimo 18 settembre si aprirà la fase diocesana del processo di beatificazione di Don Primo Mazzolari.